Solo un sogno II

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Mi chiedo spesso se esista davvero un fato o una sorte, o se semplicemente qualcuno lassù si prende gioco di noi tirando le fila del nostro destino come se noi fossimo degli stupidi burattini senza vita, e ogni volta, come oggi, mi dico di sì, deve esserci qualcuno che si diverte alle nostre spalle. Non è possibile che non sia così. Non ci credo. Una semplice coincidenza... no, non può essere.

-Okay, dimmi. - Mi volto e spezzò in due la frase. -Che ci fai qui?

Chiedo sorpreso. Non è possibile, era davvero lei lì fuori.

-Prendo informazioni sui corsi di studio. - Mi risponde. Mi ha riconosciuto, è arrossita e si sfrega le mani passando da un braccio all'altro il manico della borsetta.

"Cazzo però se è bella..." Almeno questo posso ammetterlo a me stesso.

-In una università pubblica? -Rido di gusto. Questa è la cosa più stupida che ho sentito dire a un ricco, dopo la frase " la crisi per noi è stata un duro colpo".

- Quindi? Non posso frequentare una università pubblica?- Si tira le ciocche bionde dietro l'orecchio e poi incrocia le braccia al petto come tacito avvertimento. E' sempre sul piede di guerra questa tipa?

-No. Voi andate alla Bocconi o alla Cattolica o magari in qualche campus all'estero.

-I-io spero di venire qui.

Le scoppio letteralmente a ridere in faccia.

-Perché? Vuoi vedere come è la vita dei comuni mortali?- Non posso fare a meno di dirglielo. Il solo fatto che sia qui dentro è ridicolo e sono già troppo agitato per non prenderla come una provocazione da parte del suo mondo.

-N-no. - Si colora di rosso vivo sulle guance, ha letteralmente cambiato tonalità. -Non sono affari tuoi. In ogni caso non ti devo spiegazioni. - Sbotta.

Alle sue spalle una tipa strana tirata a lucido tanto quanto lei sbuca da dietro l'angolo. Ha i capelli scuri che le pendono oltre gli avambracci e si guarda intorno come fosse allo zoo.

-No, hai ragione. Ti cercano. -le dico e la supero, lasciando quelle due al loro personale documentario sulle persone comuni. False come il jack Daniel's con la G. Cosa mi ha incuriosito di quella tizia quel giorno in treno? Non ne ho la più pallida idea. Cosa mi ha spinto ad impicciarmi qualche giorno fa dei fatti suoi? Non lo so nemmeno io. Lei non è più utile della scatola vuota dei cereali di domenica mattina. Un involucro senza contenuto. Ricchi, l'unica cosa piena che hanno è il portafogli. Me la lascio alle spalle e me ne torno a casa. Sono stanco già alle due del pomeriggio e quelle due possono solo peggiorare la mia giornata.

*

Torno a casa e, appena dentro, butto le mie cose per terra. Lo zaino rotola sulle mattonelle rigate e si accascia nell'angolo.

-Dani, sei tu?

La voce di Alessio arriva dalla cucina e io lo raggiungo.

-Ciao! Bella nottata? - Lo stuzzico e lui mi sorride complice.

Ha solo un pantaloncino da basket giallo addosso e non sembra avere voglia di vestirsi presto, forse nemmeno lui ha lezione come Monia o forse ha semplicemente deciso di non andarci.

-Già, Denise è stata qui.- Dice, mettendosi comodo sul minuscolo sgabello della cucina.

La stanza in cui mangiamo è così piccola da non poterci mettere nemmeno un vero tavolo da pranzo con le sedie, ma a noi piace così. Casa nostra è piccola e malridotta, ma è in centro e da dove siamo possiamo arrivare ovunque senza bisogno di prendere la macchina per spostarci. In fondo abbiamo deciso di affittare quel buco solo per questo.

-Capisco... Quindi è una cosa seria? - Chiedo scrutandolo con attenzione.

-Non dire cazzate! Con Denise ci divertiamo e basta!

-E lei lo sa?

Il mio coinquilino è un eterno indeciso e da quando è all'università le sue incertezze sono aumentate. Incontrando Denise ha preso una bella sbandata e ancora non ha il coraggio di prendere una decisione definitiva.

-Bé non ne abbiamo mai parlato, ma del resto non crede neanche che stiamo insieme, quindi immagino che tutto sia apposto, giusto?

Solita domanda retorica per sentirsi meno colpevole, certo che non è giusto e lo sa bene.

Resto in silenzio. Questi non sono affari miei, ma nonostante tutto sembra che la mia non risposta lo faccia sentire colpevole. Sospira guardando il pavimento, perdendosi fra una crepa e una fuga che si incrociano casualmente.

-So come la pensi, e hai ragione, ma io credo di aver bisogno di tutto questo. Credo che mi servirà per capire cosa voglio davvero.

Sembra davvero convinto di quello che dice. Afferro la bottiglia dell'acqua sul ripiano ciliegio e ne bevo un sorso.

-E lo hai capito?

Lo osservo scettico con un sopracciglio sollevato.

-Ci sto ancora provando!

Annuisco e lo lascio in pace. E' inutile continuare questa conversazione, lui è ancora troppo confuso e in fondo lo capisco. Ho una teoria a riguardo e non credo di sbagliarmi. Ci sono poche cose che un uomo può fare per un lungo periodo di tempo... e tra queste non c'è l'essere fedele alla propria donna.

Quei due si sono incontrati grazie a Monia a una festa a casa di amici di amici. Si conoscevano già di vista, lui aveva notato gli sguardi che la mora dai capelli corti gli lanciava mentre aspettavano l'autobus che li avrebbe portati all'università.

Le due ragazze praticavano lo stesso corso di pedagogia, così quando Alex e io arrivammo alla festa, eravamo divertiti dalla coincidenza che si era venuta a creare. Alessio non pensava di incontrare lì la ragazza dagli occhi nocciola con la quale si scambiava fugaci sguardi alla fermata dell'autobus e prese quella combinazione come un segno del destino, anche se al destino non credeva e ora si ritrovava persino il suo spazzolino da denti in bagno. In un certo senso, si era lasciato incastrare.

Se Respiro Troppo, mi accorgo di essere vivoWo Geschichten leben. Entdecke jetzt