Quel giorno al bar.. Yoonmin

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Era seduto tranquillamente al suo tavolo, da solo, mentre il suo caffè rigorosamente amaro scendeva giù per la sua gola. Erano giorni, mesi, che veniva sempre alla stessa ora, si sedeva sempre allo stesso tavolo e quando lo trovava occupato aspettava che si liberasse. Era il tavolo di fronte alla finestra. Passava un' ora e mezza a guardare fuori dal locale mentre il vento trasportava via foglie secche e petali di fiori strappati alla terra. La sua pelle veniva illuminata dai raggi del sole autunnali deboli e morenti, stanchi un po' come me. La sua pelle diafana contrastava con i riflessi della luce. Aveva un cappellino di lana che lasciava vedere solo poche ciocche di capelli biondissimi. Aveva i tratti orientali ma le pupille blu cobalto. Pensai fosse l'effetto di lentine a contatto. Era davvero ammaliante. Il suo corpo era infinitamente piccolo, snello. Le braccia coperte dalle maniche lunghe e larghe consentivano di vedere solo i polsi bianco latte e le venature blu.
Spesso poggiava una gamba sull'altra per stare comodo e poggiava una mano sotto il mento per reggere il suo viso. Sbuffava e qualche volta emetteva un sospiro annoiato.

Mi sono chiesto mille volte chi fosse, e volevo dannatamente andare a chiederglielo, ma quel ragazzo candido sembrava inavvicinabile in quando allontanava tutti con un solo sguardo. Alcune ragazze tentarono di avvicinarlo ma lui non rispondeva alle loro avance e non sorrideva.
Le allontanava educato e tornava a guardare fuori.

Il mio capo mi rimproverava di continuo. Dovevo smettere di distrarmi.
Un pomeriggio accadde l'impossibile.

"Scusi." Sentii una voce bassa, molto maschile chiamarmi.

Mi voltai e vidi quei piccoli occhi che mi fissavano ma avevano qualcosa di diverso, ora erano scuri, color pece. Intensi e profondi. Mi sentii perso a quel contatto e le mie gambe si fecero molli.

"Mi dica." Sussurrai e feci un largo sorriso. Continuando a guardarlo.

"Vorrei.. " e poi si fermò guardando il contenuto della sua tazza vuota, rimanendo fermo a pensare per qualche minuto. Non mi dispiaceva che avesse spesso di parlare perché così aspettando che continuasse potevo guardarlo. Notai un orecchino a forma di piuma, e un anello.

"Vorrei un dolce al cioccolato, e della panna. Tanta panna. "
Rimasi incantato dal modo in cui aveva fatto quella richiesta. Imbarazzato le sue gote si colorarono di rosso tenue come le fragole mature. Il suo tono si abbassò di qualche decibel e i gli occhi guardavamo tutto tranne che me. Un immagine quasi infantile che mi rese ancora più curioso.

"Certo." Risposi allegro. Così tornai in cucina e presi quel dolce e lo farcii con tantissimo gioccolato e presi l'intera bomboletta di panna spray e gli portai tutto su un vassoio. Cercai di far notare che su quel piatto avevo messo anche me stesso. Insieme alla panna e al dolce volevo notasse anche me, me e il modo in cui lo guardavo. Volevo fargli notare che nessuno, uomo o donna che fosse, lo avrebbe guardato con la stessa ammiraazione e la stessa adorazione con cui lo facevo io.

Quando gli servii il piatto sembrava felice, ma non lo dava particolarmente a vedere. Iniziò a mangiare e io rimasi li impalato. Non lo avevo mai visto mangiare. Dava piccoli morsi e schioccava le labbra, se le leccava quando la cioccolata gli finiva sul viso, e soprattutto si spruzzava la panna direttamente in bocca sporcandosi completamente e leccava affamato anche le dita.

Nn mi ero accorto che ero rimasto forse troppo tempo a fissarlo.

"Devo pagare da subito?" chiese confuso.

"No, no asolutamente." mi affrettai a rispondere.

"Solo, è un piacere guardarla mentre mangia" probabilemnte arross ma non potei farne a meno.

Abbassò lo sguardo e annuì senza rispondermi. Era la stessa cosa che faceva con ogni corteggiatore. Quindi avevo capito che lo stavo disturbando, tornai al lavoro e cercai di nn guardarlo più.



Per i giorni successivi non tornò e quel posto sembrava così vuoto. Mi sentivo strano perchè in qualche modo ne sentiv la mancanza. Distratto è capitato anche che abbia detto ad una coppia di clienti che quel tavolo era occupato quand era palesemnte libero. Mi sentii un idita, ma non potevo farne a meno.

Tornò dopo dieci giorni e quando lo vidi il cappello di lana era sparito lasciando spazio a quei meravigliosi capelli che stavolta erano acquamarina, le lentine erano andate e quegli occhi penetranti ora si guardavano intorno. I vestiti non erano più così anonimi, ma indossava un jeans attillato con una bella maglia a righe che gli metteva in mostra la corporatura minuta ed elegante.

Si sedette allo stesso tavolo ma stavolta non era solo. Al suo fianco aveva una donna, forse della sua stessa età, bella con un bocciolo fiorente in primavera e delicata come i suoi petali.

Lui ordinò il suo solito caffè amaro e lei un the verde. Parlarono e lui sembrava più loquace ma comunque non sorrise nemmeno una volta.

Quando la donna se ne fu andata, lui si alzò per salutarla, poi tornò a sedersi. Approfittai di quella opportunità. Corsi in cucina e presi lo stesso dolce e la panna e gliela servii. Mi guardava stupito.

"Per lei, prima che vada via di nuovo." mi guardò stranito, poi come un fulmne a ciel sereno sulle sue labbra rosate comparve un sorriso.

"Mi chiamo Park Jimin, e credo che tu sia la cosa più bella che io abbia mai visto. " confessai con urgenza. Sapevo che era la mia unica possibilità.

Lui mi guardò ancora confuso.

"Mi chiamo Min Yoongi e sei carino anche tu." poi scoppiò in un largo sorriso e potei sentire il mio cuore spezzarsi e ricomporsi al contrario nel giro di due secondi.

Mi sedetti con lui e parlammo per tutto il giorno. Non è importante dire che venni licenziato, e quando di ritorno lo dissi al ragazzo dalla pelle diafana mi rispose con un alzata di spalle.

"Vorrà dire che cambieremo bar" 'cambieremo'. Voleva dire un noi, e un noi voleva dire che l'avrei rivisto.

"Vorrà dire che ne è valsa la pena." allungai la mia mano e strinsi la sua. non si tirò indietro.

Il giorno dopo tornammo insieme a quel bar, solo che stavolta mi accomodai e potei osservarlo da vicino per l'intera ora e mezza, mentre sorseggiava il suo caffe amaro e guardava i petali fuori. Potei guardarlo a lungo e intensamente e potei parlargli.

"Sei bellissimo" gli dissi.

"Lo so" sorrise.

Image #btsWhere stories live. Discover now