Semplicemente Jimin

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E che diventai religioso forse soltanto dopo averlo visto. Aveva la bellezza ecclesiastica di un miracolo. La superficialità passava in secondo piano. Avevo sempre pensato che l'essere meramente bello avrebbe portato gli uomini alla vuotezza, ma non c'era vuoto nella sua meraviglia. Aveva l'aspetto di una madonna, la fierezza del paradiso e dei credi, una bellezza che derivava solo dalla più bella delle dee della mitologia. Solo un particolare stonava. Il suo essere inesorabilmente, tristemente, inevitabilmente un uomo. Una bellezza angelica paragonabile alla Beatrice di Dante era rinchiusa, imprigionata in un corpo spigoloso, privo di protuberanze femminili ma ricco di virilità maschili. Mi ritrovai a maledire quegli occhi di cielo, e quelle labbra di fuoco, mi ritrovai a bestemmiare qualsiasi Dio avesse imposto alla natura di partorire una simile bellezza, dai capelli biondissimi e dalla pelle diafana. Mi ritrovai a soffrire e a maledire ogni parte di quel corpo snello e longilineo. Mi ritrovai ad odiare ogni sua bellezza e ogni suo talento. Persino la sua essenza mi sembrava ostile. L'odio che provavo verso l'attrazione che inevitabilmente avevo nei suoi confronti mi faceva credere che mentre il suo aspetto trasudava paradiso, lui era inferno, era dolore, era umiliazione, era sofferenza, era vergogna.
Mi stava trascinando con se nel peccato di essere la cosa peggiore che un uomo potesse essere: un diverso.
Desiderare un corpo maschile con quella intensità era da pazzi. Lo diventai quasi senza accorgermene. Mentre lui viveva la sua vita tranquillo, sorridente, gioviale, con i suoi amici, io soffrivo di una malattia che aveva soltanto il suo nome. Lui ignaro viveva la sua vita, e io invece distruggevo la mia, ossessionato da tutta quella beltà. Non mi rimaneva molta scelta. Sarei diventato pazzo se non avessi fatto ciò che il mio cuore stava così ardentemente desiderando. Così escogitai un tranello per la mia stessa mente.
Lo avrei guardato nudo. Vedere la carne che penzolava tra le sue coscie mi avrebbe fatto capire che in realtà Quello era un uomo fatto e finito, il suo busto privo di seno mi avrebbe fatto ricredere sul mio desiderio. Avrei preso gioco la mia stessa lussuria urlando: vedi, ti piace ancora adesso? E avrei vinto ridendo, tornando dalla mia donna e possedendola brutalmente. Ma in fondo al cuore sapevo, ma non me ne rendevo ancora conto, che non era il suo corpo ad essere amato da me, ma il suo stesso essere. Non bastava capire cosa avesse tra le gambe. Non sarebbe bastato nulla per farlo uscire da me.

{Alcuni tra i pensieri che Min Yoongi aveva nascosti nella sua mente, nei confronti del suo collega Park Jimin}

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