Jimin

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Jimin mi piaceva perchè mi faceva ridere. Aveva sempre quell'area strana intorno a quel sorriso e ogni volta mi spingeva a ridere come un folle solo per una parolina detta un po' più dolcemente. Jimin sapeva rendermi felice solo parlando, e sapeva rendere le giornate migliori e più colorate. Jimin mi piaceva perchè quando usciva si scordava sempre le chiavi e Quando tornata bussava, e quando aprivo si scusava con gli occhi e poi mi sorrideva come se lo sapesse che non potevo mai arrabbarmi sul serio con lui. Jmin mi piaceva perchè quando in primavera ancora faceva un po' freddo, lui si ostinava a mettere le maniche corte, come se avesse fretta di spogliarsi dell'inverno e mettesse fretta anche alle stagioni. Ma puntualmente faceva ancora un po' fresco e mi costringeva a dargli il mio cappottino e io dovevo arraggiarmi con la felpa che tenevo sempre in macchina, anche se con il mio outfit della sera non c'entrava sul serio nulla, e io avevo sempre cura di me stesso e mi imponeva di sentirmi a disagio. Jimin mi piaceva perchè quando sbagliava metteva il broncio e non lo ammetteva mai. Era capace di rigirare la frittata mille volte pur di avere la situazioni a suo vantaggio, e a volte rasentava anche il ridicolo. Gridava di aver rgione senza articolare il discorso e io, per nervi, lo lasciavo fare, gli dicevo che aveva ragione, lo chiamavo infantile, e mi addossavo le colpe un altra volta ancora, per fare pace. Perchè sembrava che a lui la fine non toccasse. Io la vedevo sempre dietro l'angolo, quella famigerata fine, come un mostro che si affaccia dietro ad una parete e ti osserva mentre tu tenti di scappare. Hai un vantaggio, è vero, il mostro è lontano ma non sai in quanto tempo possa raggiungerti, se domani, tra un mese o forse mai. Ma Jimin i demoni non li vedeva mai. Era così sicuro di sè, o forse solo di me, e dell'amore che provavo.

Jimin mi piaceva perchè quando era estate sudava parecchio, come se non ci fosse un domani. La fronte si imperlava e i capelli erano umidi come se fosse appena usscito da doccia. Ma il suo odore era sempre buono. Jimin mi piaceva perchè amava l'estate e odiava il caldo, amava il mare ma odiava la sabbia, e gli piaceva l'inverno ma la neve gli metteva ansia. Jimin mi piaceva perchè piangeva per niente. Perchè bastava un film, il sorriso di un bambino, o un piccolo dispetto che un ragazzino fa ad un altro, o le fusa di un gattino, e scoppiava a piangere ma quando c'era da essere forte Jimin non emetteva una lacima. Quando suo padre si è ammalato ha combattuto con lui come un leone e non l'ho mai visto piangere, e mi chiedevo come fosse possibile siccome alla confessioni del Mastino in game of thrones ha pianto come un ragazzino.

Jimin mi piaceva perchè era testardo e non capiva mai i suoi errori, non chiedeva mai scusa, ma poi dopo aver fatto l'amore, dopo averci detto le porcate più basse che l'immaginazione ci suggeriva, mi sfiorava i capelli, con la punta delle dita e mi guardava come se fossi il suo tesoro. "Sei bellissimo" mi diceva e sembrava crederci veramente, lui che era forse l'uomo più bello che avessi mai visto. Quello sguardo, mi mancava come l'aria, ogni notte. Jimin mi piaceva perchè si arrabbiava se spendevamo troppi soldi, ma poi mi regalava una vacanza da sogno e pensava sempre a tutto. Jimin mi piaceva perchè aveva spirito di organizzazione e aveva una memoria formidabile, con un buon senso dell'orientamento, ma bastava il nulla e andava in tilt. Quando anche io perdevo la calma ritornava in se, come un robot e trovava la soluzione. Jimin mi piacva perchè nonostante gli avessi detto che ero forse l'unico al mondo che non provasse niente quando gli leccavano i capezzoli lui ci provava ancora a farmi eccitare così. Rimaneva ore a leccare, assaggiare, mordere quei bottoncini e non ci credeva quando dopo quelle carezze ancora non ero duro. Si arrabbiava, senza capire che non tutti eravamo uguali, così mi saliva addosso e muovendosi mi faceva vedere le stelle, solo così con ancora i pantaloni addosso. Una volta si leccò i polpastretti e strofinò il mio petto. Non si accorse che nel frattempo aveva iniziato a sospirare e gemere, e neanche a farlo apposta ero duro come il marmo. Pensava di avere vinto ma non aveva capito nulla.

Jimin mi piaceva perchè quando rideva si copriva sempre la bocca per non sembrare sgarbato, mentre quando sorrideva alla camera era più sicuro. "Perchè ti copri la bocca timido, se poi d'avanti alla video camera sembri di caprio?" gli chiedevo, ed era palese che fossi geloso. Lui mi rispondeva che era lavoro, quindi doveva essere così, ma "Lo sai che sono timido." E si, lo sapevo. Perchè lo era smepre stato, fino a soffrirne.

Jimin mi piaceva perchè nonostante fosse almeno 10 centimetri più basso di me, nonostante fosse più magro, con i lineamneti più doci, con le guance paffute e la bocca carnosa, come un ragazzino, diceva che ero io il più carino. "Il mio kookie." mi diceva. "Il mio biscottino" ma io con il tempo, tutto sembravo fuorchè un biscotto. Ma lui vedeva il mio lato tenero, come lo aveva sempre visto solo lui.

Jimin mi piaceva perchè quando gridava la sua voce sembrava per un attimo più stridula, poi tornava normale e mi spaventava ancora di più. Jimin mi piaceva perchè ogni volta che passava in strada c'era qualcuno che si voltava concedendogli un secondo sguardo e io ne morivo ogni volta. Ogni santo metro c'era una tizia che lo guardava, aveva quella faccia, come se volessero dirmi tutte, che me lo avrebbero portato via. Il mio Jimin vanitoso sorrideva, si toccava i capelli e sembrava in paradiso. Forse quelli erano i momenti in cui Jimin mi piaceva meno.

Jimin mi piaceva perchè ogni volta che litigavamo diceva che era finita, perchè voleva che io mi tirassi indietro, ormai l'ho detto era testardo. Ma quando all'ennesimo ammiratore Jimin sorrideva non ho avuto più forza. Mi sono arrabbiato, ho gridato elui mi ha guardato sconvolto. Come se non si fosse mai reso conto di quanto stessi soffrendo. Quegli occhi, così grandi, non mi avevano mai visto così.

Ci aveva provato stavolta, a far cadere la copa su di me, ma non ho ceduto e quando mi ha detto lasciamoci ho risposto ok. Pensavo davvero che sarebbe finita così, e mi aspettavo che lui mi lasciasse andare, volevo che mi lasciasse andare. Ma dopo un minuto di sgomento Jimin mi afferrò il cappotto.

"Non.. non volevo.. io non dicevo.."

"L'hai detto tu.." gli risposi anche se sapevo che non voleva. Voleva solo tenermi con se, e vincere ancora.

"Lo so, si. Ma io non.." e vidi per la prima volta quell'espressione. Quella che mi attaccava sempre ad ogni litigio. Quella che mi era familiare come l'espressione di una madre. quella che avevo sognato di vedergli dipinta sul viso solo per un minuto. o forse due. Il panico. Jimin era terrorizzato perché aveva paura di perdermi.

"Non vuoi più?" gli chiesi tremante

"Non ho mai voluto, tu.. non puoi lasciarmi. Io e te.." Gia io e lui. Lo baciai quella sera come altre mille sere e lui mi chiese scusa, solo quella volta, ma non si voltò più a sorridere agl ammiratori, Sorrideva solo a me.

Jimin mi piaceva perchè mi faceva sentire come a natale, come quando scarti un regalo. Prima la frenesia, l'adrenalina, la curiosità. Poi arriva la realizzazione e poi la contentezza e poi la quotidianetà. Jimin mi era familiare come un regalo rievuto da anni ma che rimane sempre il più bello nonostante siano passato sei altri natali. Jimin mi piace perchè anche se il mondo o la vita dovessero portarmelo via io so, per certo, che lui tornerà sempre dal suo biscotto preferito. In fondo è sempre stato così goloso...

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⏰ Last updated: Aug 02, 2019 ⏰

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