Puma moment

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Vmin..

Odiavo fare il modello. Da che ho memoria l'ho sempre odiato. Odiavo stare li a posare per qualcuno che non mi conosceva ed era pronto a criticare ogni mio tratto del viso e ogni particolare del mio corpo. Odiavo indossare abiti ridicoli e odiavo che tutti mi facessero i complimenti fingendo di essere sinceri. Odiavo avere a che fare con altri modelli prevalentemente prime donne che pensavano alla bellezza come la più grande virtù. Mio padre mi aveva instradato e mia madre aveva messo il carico da novanta convincendomi ad intraprendere quella carriera. In poche parole ero un raccomandato che faceva foto perchè aveva un bel viso. Nessun talento, nessuna qualità miracolosa nulla, solo un bel visetto da fotografare.

Quel giorno avevo da fare un servizio per la Puma. Nulla di particolare. Dovevo indossare una tuta completamente nera e già il pensiero mi faceva sentire a mio agio. Dovevo correre su una bici e girare intorno ad un altro modello che avrebbe dovuto ballare. Domandatemi perchè ballare poi.. Chissa. Non aveva senso ma lo feci. Non ero curioso di sapere come fosse fatto il mio collega, non mi importava. Erano tutti uguali ai miei occhi. Quando i preparativi terminarono mi diressi verso il set, una vecchia palestra. Presi la bici e feci alcuni giri aspettando che l'altro finisse il suo restauro. Stavo ancora girando come un bambino quando lo vidi. Fu come una doccia fredda in pieno inverno, come una macchina che attraversa la strada rapida e sfiora il tuo corpo già in pocinto di attraversare. Sentii una scarica dentro, come un fulmine. Mi sentii improvvisamente caldo, troppo caldo, e una sensazione di pace mi circondò.

Quando lo vidi pensai che fosse la cosa più bella che io avessi mai potuto vedere. Era totalmente vestito di bianco, le maniche della felpa coprivano le sue braccia e parte delle sue mani che sembravano piccole. I suoi capelli erano neri e acconciati elegantemente, le sue gote erano rosse come le sue labbra. Non mi ero accorto che stavo ancora circolando in bici così quasi mi scontrai con un operatore. Lo continuai a guardare finchè non si accorse di me. Il mio sguardo si fece duro, freddo, indifferente, sapevo che probabilmente nonostante la tempesta di emozioni che mi aveva provocato era uguale a tutti gli altri, quando sorrise però, tutte le mie certezze caddero come un piccolo castello di carte. Il sorriso più dolce che avessi mai visto. Mi ritornò alla mente un fraime de "Il piccolo principe". Sembrava veramente un nobile, così deletereo e dolce. Pensai che avrei voluto addentare quelle guancie che sembravano spaventosamente invitanti e morbide. Non ricambiai quel bel sorriso forse troppo preso dai miei pensieri.

Quando ci spiegarono cosa dovevamo fare lo feci. Gli giravo intorno con la bici mentre lo fissavo, lui aveva un libro tra le mani e sfogliava alcune pagine con un viso incuriosito, si vedeva che non aveva la minima idea di che cosa ci fosse scritto, era in inglese. Ed era un amore. Il mio viso impassibile rimase tale fino a che lui non alzò il suo sedere da terra e iniziò a seguirmi. Mi chiesero di ridere ma io non lo feci per loro, in quell'inseguimento infantile mi sentii davvero felice e libero. Io correvo avanti e lui mi rincorreva sorridente , la sua risata allegra risuonava tra le mura e nemmeno i rumori di studio potevano fermarla. La sentivo risuonarmi nelle orecchie come il rintocco di un vecchio orologio. Mi sentii al caldo e anche se il copione non lo prevedeva mi fermai e lo guardai.

"Sali" e lui mi assecondò senza esitazione. Lo portai in spalla finchè non ci fermarono.



"Perfetto anche il fuori copione bravo Tae." annui senza emozione e lo fissai.

"Tae?" chiese con le mani strette dietro la schiena e il corpo leggermente piegato in avanti. I suoi occhi erano grandi, più grandi del normale e scuri, scurissimi.

"Taehyoung, mi chiamo Kim Taehyoung" dissi come un robot.

"Mh Taehyoung? Mi piace. Ti dispiace se ti chiamo TaeTae?" avrei voluto dirgli che mi dispiaceva e che non mi conosceva nemmeno ma quei suoi occhi così dolci me lo impedirono.

"Va bene." annui continuando ad incastrare i miei occhi nei suoi. La sua voce era carina, divertente e acuta. Sembrava ancora quella di un ragazzino.

"Io sono Park Jimin." sorrise ancora.



"Jimin!Jimin cazzo sbrigati abbiamo altre foto da fare." urlò qualcuno da dietro le quinte. la sua voce era prepotente e per un attimo potei vedere in Jimin un briciolo di paura.

"Ora devo andare TaeTae" prima che potessi capire mi lasciò un bacio sulla guancia. Non era opportuno per due uomini, non lo era. Eppure non me ne risentii. Quando si era avvicinato avevo notato il suo pofumo di menta che mi solleticava le narici. Inolte le sue labbra avevano la consistenza delle nuvole, morbide e senza imperfezioni ne ferite.

Quando mi resi conto di ciò che era accaduto, Lui era già lontano e al suo posto era arrivato un altro modello. Non aveva nemmeno la metà della bellezza di Jimin. Ammisi a me stesso che avrei voluto rivederlo.

Image #btsWhere stories live. Discover now