Amore malato.

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Sembrava di esser in un film, in quei meravigliosi cortometraggi in bianco e nero. La finestra spalancata faceva entrare aria dalla finestra e insieme ad essa il fresco profumo dei petali di ciliegio. Sembrava quasi primavera, nonostante fosse inverno inoltrato. Fuori splendeva un sole non invasivo, piacevole sulla pelle, confortante e pudico. Il soffio di vento fece sventolare le pagine di un libro poggiato solo sulla scrivania incosciente del turbine di emozioni che lo circondava. Il rumore dello svolazzare delle sue pagine fu così forte che sembro un tuono al confronto del silenzio della stanza. Persino il battere incessante del mio cuore sembrava troppo rumoroso per quell 'ambiente. Nell'aria c'era ancora lo spettro della sua risata che mi risuonava nelle orecchie. Risata spenta dalla mia improvvisa vicinanza. Uno slancio di coraggio e d'ero ad un passo da lui, il soffio del mio respiro sulle sue labbra e la paura nei suoi occhi.
Non potevo farci nulla se non avevo potuto resistere. Avrei voluto ma qualcosa me lo ha impedito. La solitudine di vederlo lontano forse, o la semplice disperazione che mi coglieva ogni notte mentre ascoltavo i suoi gemiti mentre prendeva la sua ragazza, nel letto al fianco al mio. Le lacrime lasciate sulla federa del cuscino lavate via a mano ora mi ferivano come se stessero tornando nel mio corpo, come se bramassero quel dolore, invogliandolo a tornare. Il respiro mozzato, la paura di sbagliare e poi nessuna parola.

Il suo profumo invadeva le mie narici, ricordandomi che ero così vicino, mancava così poco.. il mio cervello mi sussurrava di prenderlo, anche se si fosse negato. Una sola volta, avrebbe sofferto si, l'avrei perso, ma almeno lo avrei avuto e avrei potuto vivere nel suo ricordo, nel suo profumo, nella sua essenza. Poi sarei morto, e mi sarei attaccato alla sua anima. Aspettando che mi raggiungesse. Odorava di erba e di fiori, un odore dolce, fresco e naturale. Pensai che fosse la sua essenza primordiale. Non sapeva di artificiale.
Era il mio migliore amico. E lo avevo sempre amato.

La sua manina arrivo al mio petto e gli occhi pieni di terrore mi fecero bruciare la gola.
"Yoongi, cosa..?"

Gli afferrai il polso e le sue parole morirono sulle sue labbra. Le invidiai. 

Avvicinai le mie mani alle sue spalle e lo feci poggiare a letto, steso, e io su di lui.

Prima che potesse dire qualsiasi cosa presi il suo polso e trascinai la sua mano esitante sul mio petto magrissimo.

Gli feci ascoltare la pazzia del mio cuore e i suoi occhi, così grandi e sinceri, provarono ancora paura. Il mio stomaco si accartoccio e le lacrime minacciavano di invadermi di nuovo.

"Sei la mia vita,Jimin"
Fu la prima cosa che dissi e pensai che fosse l'unica che valesse la pena di dire. Nulla poteva essere vero come quello. Era tutta la mia vita, confessare questo valeva una tacita promessa. O con te, o la mia vita non esiste. Una frase di tale crudeltà era esattamente nelle mie corde. Una minaccia così velata da sembrare innocente, era in realtà crudele. Se non mi accetti morirò. Che responsabilità che gli consegnavo tra le mani.

"Sei tutta la mia vita" ripetei con le lacrime agli occhi e il respiro mozzato.
Ripensai ai rumori proveniente dal suo letto, ripensai alle cene con lei, per presentarmela, ripensai al dolore venuto a conoscenza del loro primo bacio. Pensai al passato, al suo primo bacio in assoluto, alla sua prima volta avuta per gioco, al suo primo amore. Avevo le ferite di tutti quegli avvenimenti che bruciavano ancora sul petto.
Guardandolo in faccia notai il suo disgusto ad avermi così vicino. Mi maledissi mentalmente. Capii in quel momento che probabilmente appena lui fosse scappato via, avrei trovato il modo di farla finita. Eravamo cresciuti insieme, lui sempre un passo d'avanti a me. Io ero solo la sua ombra. Nel costante bisogno di vederlo felice, nel perenne sentimento al contempo della mia infelicita.
Lo amavo da quando avevo imparato a scrivere quella parola. Avevo avuto solo il bisogno di fare l'amore con qualcuno quando ero più giovane, e mi persi in quei rapporti occasionali che tanto avevo sperato che lo infastidissero.
Ma ora lui era lì sotto di me. Avrei potuto costringerlo, l'idea mi sembrava così semplice..

"Ti disgusto?"
Probabilmente sbagliai a chiederlo perché non nego.

Semplicemente distolse lo sguardo. Poi lo ripunto su di me.

"Da quanto sei così?"
Me lo chiese come se avessi una patologia venerea. Non potevo avercela con lui.. il nostro paese non accettava nulla che fosse simile a me eppure lo odiai

"Da quando ti conosco. Forse è colpa tua"
Parlavo con rabbia e non sapevo cosa dire per ferirlo almeno la metà di quanto quello sguardo stesse ferendo me.

"Dovresti temere Jimin, perché ho intenzione di farti molto male."

Le mie parole tremavano di rabbia e iniziai a piangere senza che la voce mi tradisse.

"Farai male solo a te stesso."
Liberata una mano la porto al mio viso. Strinse le mie guance in una morsa. Le mie labbra si strinsero, pensai volesse prendermi in giro.

"Non ti accorgi nemmeno di stare piangendo."
Mi lasciò la faccia con sdegno, mi accorsi del l'umidità delle mie guance.
La sua mano cadde sul mio collo e lo strinse.

"Sei un traditore, mi fidavo di te, eri il mio migliore amico."
Annuì incapace di rispondere altro.

Jimin capovolse la situazione facendomi stare sotto e sovrastandomi.

"Yoongi.. dopo tutto questo tempo, dopo tutto quello che ti ho fatto vedere.. hai assistito senza dire una parola a tutte le sofferenze che ti ho inflitto, hai resistito come un gladiatore a tutti i miei colpi di spada."

Gattonava su di me mentre io indietreggiavo, spaventato, perso per tutte quelle parole infami e maligne che non facevano parte del mio Jimin.

"Pensavi che io non me ne fossi accorto?"
Mi accarezzava il petto lascivo, fino a che le sue mani non sfiorarono il mio addome sotto la maglietta leggera.

"Avrei dovuto avere pena di te e dei tuoi occhi lucidi e tremolanti ogni volta che tornavo a casa con una diversa, avrei dovuto smettere di torturarti a quel modo lo so.."
e i suoi occhi trattennero una tristezza immane che spari subito falsata da un sorriso eccentrico e folle.

"Era così eccitante il tuo dolore. Mi faceva sentire.. vivo, come se potesse darmi la carica e più ti sentivo piangere e singhiozzare più spingevo in loro sadico, malato, pazzo.. Yoongi.. ti farebbe piacere sapere che mentre le prendevo pensavo di affondare in te?"
Il respiro mi si mozzo completamente spaventato come se davanti a me ci fosse un fantasma.

"Ora che sei arrivato al limite, ti seguirò, mi accorgo solo ora di quanto avessi voluto farlo"
Attacco Le mie labbra bramoso, come se avesse bisogno di respirare aria nuova e questa provenisse solo dalla mia gola, niente smog, niente inquinamento, solo aria pulita, solo io che mi donavo a lui.

"Non ti faccio paura?" Chiese e un briciolo di pentimento si fece largo nei suoi occhi.
Gli accarezzai una guancia.
"Terribilmente, ma non mi importa se posso averti. Pazzo, malato e sadico come sei. Voglio tutto di te. Prendimi se vuoi oppure no, solo.. solo fammi qualcosa."

"Yoongi... ci uccideranno.."
baciava il mio collo con fame e io non mi spostavo di un millimetro. Sentivo lui armeggiare con i nostri vestiti e di riflesso spalancai le gambe.

"Ti stai già aprendo a me.. Yoongi. Quanto ho voluto la tua pelle.."
Ci spogliammo, ero sotto di lui, umiliato e senza inibizione, crudo e vuoto. Mi offrivo a lui in tutta la povertà del mio scheletrico corpo, eppure Jimin sembrava ammirato perdendosi nel guardare il mio cazzo duro e lievemente curvo e la mia apertura bagnata e vogliosa e irrimediabilmente.. vergine.

Si sputò sulle mani inumidendosi e prese a spingere in me. Una pressione fastidiosa mi fece lacrimare ma mi rilassai, lo stavo avendo. Stavo avendo tutto ciò che desideravo.

"Scopami.."
Lo implorai quando si immobilizzo dentro di me.
Due minuti dopo affondava in me come se non avesse appiglio e seppi che probabilmente avrei sanguinato.

"Sei così stretto.. così perfetto. "

Il dolore mi fece piangere.

"Le tue lacrime.. sono il mio idillio.."
Le lecco una per una.
Eravamo entrambi partiti, pazzi senza ritegno.
Mi andava bene così.

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