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Solo 3 minuti - Negramaro

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Sono le sette di sera quando metto piede al solito parco, questa volta non ci sono scoiattoli o persone in generale. C'è parecchio silenzio, gli unici rumori udibili sono il soffio del vento e dei piccoli grilli.

Osservo il laghetto dalla ringhiera su cui sono poggiata stringendomi un po' di più al mio cappotto. Fa freddo, parecchio, ma non mi va ancora di andare a casa. Oggi è stata una di quelle giornate lunghe e da dimenticare, una di quelle che prima finiscono meglio è.

"Questa cosa comincia ad essere strana." mi volto, sorpresa di risentire questa voce. "Jogging?" lo guardo. "No, sono uscito poco fa dalla palestra." risponde. "Oh, okay. Come va lo zigomo?" "Meglio, non fa più male." si avvicina un po' di più. "Mi dispiace davvero tanto per Austin." sospiro. Non risponde, mi osserva e basta. Abbasso lo sguardo sempre più in crisi, non so più cosa pensare su di lui, non so chi sia, perché sia qui, se è lui il mio stalker e soprattutto che significato ha attribuito a quei baci perché io... io non ne ho la minima idea.

"Rae." mi richiama. "Sì?" "Ti ho chiesto se avessi già cenato." ripete. "No, non ho molta fame in realtà." rispondo. "Ti senti poco bene? Sei pallida." commenta. "Mal di testa, non vuole proprio saperne nulla di sparire." "Dovresti provare con una tisana ai fiori d'arancio. Solitamente si usa la camomilla, ma non serve a molto." "E dove la trovo una cosa del genere?" "In realtà qui non ne vendono, ho controllato. Ecco perché ci pensa Tyler a portarmela. Posso darti alcune bustine, almeno la provi." spiega. "Davvero Tyler te la porta da Leicester?" "Hm-hm." "Sono tre giorni che continua, sarei grata di provare." ammetto. "Ti spiace venire a casa mia? Sarebbe losco scambiarci bustine al buio, in un parco." dice facendomi ridere. "In effetti. Sei con la macchina?" "No, a piedi." "Okay, allora prendiamo la mia. Non ritorno a piedi poi."

Casa di Harry è davvero una sorpresa: l'ordine regna sovrano, i vestiti non sono sparpagliati per il pavimento e non c'è cibo putrido sul bancone della cucina. "Wow. Che ordine." mormoro. "Strano, ma vero." dice filando dritto in cucina. Lo seguo, prendendo posto su una delle sedie libere attorno al tavolo. "C'è più ordine qui che in casa mia." ammetto. "Quando si è artisti è difficile che gli ambienti siano sistemati." "Stai dicendo che sono un'artista e tu no?" incrocio le braccia al petto. "Questo non lo saprai così tanto in fretta." ed eccolo che se ne esce con un'altra delle sue tante frasette enigmatiche.

"Non metterci lo zucchero nella tisana, se vuoi un consiglio." parla con nonchalance mentre versa dell'acqua bollente dentro una tazza, poi osserva l'ora sul suo cellulare posto sul bancone. "Lo so già, odio lo zucchero." lo osservo attentamente. "Ecco, aspetta cinque minuti e poi puoi cominciare a berlo." dice poggiando la tazza davanti a me. "Grazie." "Vado a fare una doccia, puzzo." sospira. "Uh, okay." annuisco afferrando il cellulare. Harry esce dalla stanza mentre io apro le notifiche di Whatsapp. Leggo alcuni messaggi e rispondo, poi – nel momento esatto in cui Harry rientra in cucina – il mio cellulare vibra segnando l'arrivo di un messaggio normale. Osservo Harry intento ad aprire il frigo e poi apro il messaggio.

Da Sconosciuto: Mi deludi sempre di più, paladina della giustizia.

Oh mio Dio.

Non è Harry. Non è lui che mi manda i messaggi. Oh, porca merda.

Un'improvvisa onda di panico mi assale, così mi alzo in fretta dalla sedia e mi avvio alla porta.

"Rae?!" mi richiama Harry seguendomi. "Che ti prende?" "I-io devo.... Oddio, devo andarmene. Ci- ci vediamo." trattengo a fatica i singhiozzi per poi aprire la porta di casa sua e richiudermela alle spalle con un sonoro tonfo.

Arrivata in macchina mi affretto a digitare il numero di Austin per poi portare il cellulare all'orecchio. "Pronto, Rae?" risponde il biondo dopo alcuni squilli. "Non è Harry, Austin. Oh mio Dio, lo stalker non è Harry." singhiozzo disperata. "Aspetta, aspetta, che cosa?" chiede sull'attenti. "Ero con lui, il suo cellulare era in cucina, lui era davanti al frigo e mi è arrivato il messaggio. Era fottutamente con me, non c'era modo che mi potesse scrivere." spiego tremante. Per qualche assurdo motivo l'idea di averlo sotto controllo mi rassicurava, ma adesso che ho avuto la conferma che non si tratti di lui... mi spaventa a morte. Mi terrorizza. "Okay, d'accordo. Mantieni la calma per il momento, se ti trovi in macchina non guidare." istruisce. "Adesso respira." faccio come mi dice, cercando di prendere respiri profondi, ma sembra tutto inutile. "Oddio, non ce la faccio – singhiozzo più forte – non riesco a calmarmi. Ho paura!" strillo coprendomi il volto con una mano. "Rae, ti prego." mi richiama. "Ho paura, ho paura." piango, facendo uscire fuori tutto il mio terrore. "Ti vengo a prendere, solo- cerca di respirare, per favore." mormora. "Ehi, bellissima, ci sei?" "S-sì." singhiozzo. "Sto arrivando. Dimmi dove sei." "Qualche isolato più avanti di casa mia." piango. "Okay, okay, ci sono. Corro." "Va bene..." sussurro. "Chiudo, tu continua a respirare."

Quando Austin arriva, io sono ancora ferma nella mia auto, non ci metto molto a crollare tra le braccia del biondo. "Ho così tanta paura." singhiozzo tremante. "Tranquilla, ci sono io adesso. Ti riaccompagno a casa." sospira. 

me: dan dan daannn! Ormai molte di voi c'erano arrivate, e devo dire che mi stupite ogni giorno di più! Le vostre teorie sono il top, giuro! Alla prossima! 

Strange || H.S. || A.U.Where stories live. Discover now