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Inutile dire che io non abbia dormito stanotte, la mia faccia parla da sé. A lezione non perdo tempo a cercare nessuno, prendo posto e porto subito una mano sulla fronte. Il maglioncino verde che indosso oggi è davvero terribile, ma sono stanca, imbottita di caffè e pillole per il mal di testa e al momento l'unica cosa che vorrei fare è addormentarmi per almeno due anni. Per mia fortuna questo è l'ultimo anno, poi sarò libera di dormire giorni e giorni sul mio divano o nel retro di qualche locale, considerando che non avrò un lavoro, non lo so...

Alle dodici esatte finisce la mia giornata, visto che le lezioni pomeridiane sono tutte state rimandate. Cammino per il corridoio sospirando stanca, poi arrivo al mio armadietto e inserisco il codice. Quando lo apro urlo talmente forte da far fermare i passi di chiunque. Nel mio armadietto vi è attaccato il cervello di un animale con un grande coltello da cucina.

Sento alcuni ragazzi bisbigliare alle mie spalle, poi alcuni passi

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Sento alcuni ragazzi bisbigliare alle mie spalle, poi alcuni passi.

"Cosa diamine sta succedendo qui?!" non riesco a spiccicare parola. Non riesco a guardare nessuno in faccia. Semplicemente, non riesco.

Ignoro qualsiasi altro tipo di commento e mi faccio forza, recupero attentamente la mia borsa trattenendo le lacrime e poi, come se non fosse successo nulla, mi avvio in fretta verso l'uscita. "Rae!" "Rae!" le voci di Austin e Melody mi arrivano lontane, le ignoro del tutto. Non voglio più sapere niente di nessuno, voglio solo sparire.

*

"Mamma?" "Amore, ehi!" "Se ti dicessi che sono in stazione e sto per arrivare?" "Oh mio Dio! Non ci credo!!" strilla euforica facendomi sorridere leggermente. "Arriverò nel tardo pomeriggio. Ci vediamo più tardi." la saluto.

Non mi va di guidare fino a Londra, preferisco di gran lunga il treno. Prendo posto, sistemandomi meglio sul divanetto e aspetto che il treno parta.

Non posso far a meno di pensare a quello che è accaduto oggi. Immagini di quel cervello animale mi compaiono in mente facendomi singhiozzare silenziosamente. Per fortuna oggi non c'è molto movimento e questo mi permette di liberarmi un po'.

 Per fortuna oggi non c'è molto movimento e questo mi permette di liberarmi un po'

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Il treno parte e con esso i miei pensieri.

Arrivo a Londra due ore e mezzo dopo; le strade sono piene di persone e macchine e questo mi fa sorridere leggermente. Londra non è Manchester. Londra è vita pura. Londra è il posto in cui sono cresciuta. Londra è un posto sicuro per me.

Suono il campanello di casa mia rivelando la figura di Rosalinda, la domestica di casa. "Rae, hermosa!" mi accoglie sorpresa tra le sue braccia. "Hola, Rosa." ridacchio felice di rivederla. "E tu che ci fai qui, chica?" mi fa accomodare. "Faccio visita a quei vecchietti di mamma e papà." spiego. "Tuo padre è nel suo ufficio, lavora siempre y tua madre-" "Rae, amore mio!" ecco, appunto. Mia madre si precipita nella mia direzione avvolgendomi tra le sue braccia, il suo profumo di marca mi inonda le narici facendomi allontanare infastidita. "Ciao, mami." sorrido. "Ernest! Ernest, Rae è qui!" esclama mia madre a gran voce. "Ah, la mia bambina adorata!" mi stringe ancora una volta. "Cindy, posso sapere cosa- Rae, tesoro!" esclama sorpreso mio padre non appena mi vede. Non perdo tempo a precipitarmi tra le sue braccia, dove mi sento a casa.

Mamma e papà sono seduti al tavolo con me mentre Rosalinda ci serve la cena. "Sicuro che tu possa prendere anche il venerdì, giusto? Non vorrei perdessi lezioni importanti." dice mia madre. "Mamma, tranquilla." la rassicuro. "Allora, bimba, come vanno le cose a Manchester? È il tuo ultimo anno." sorride orgoglioso mio padre. "Va tutto benissimo – mento – le lezioni sono un po' pesanti, ma belle." "Mangi abbastanza? Dormi? Sei così pallida. Sembri prosciugata." mia madre mi guarda preoccupata posando il bicchiere di vino sul tavolo. "Ultimamente un po' di meno, studio anche la sera per dare al più presto letteratura e filologia." sospiro. "Beh, non voglio che tu debba stare male solo per passare i tuoi esami, Rae. Sai che è importante riposare e che il corpo ne risente." dice mio padre, anche lui preoccupato. "Ed è proprio per questo che ho deciso di farvi visita. Riposo totale, studio il pomeriggio e tempo con i miei vecchietti preferiti." sbuffo una risatina. "Sicura quindi che sia solo questo?" domanda ancora una volta mia madre. "Sì, mamma." alzo gli occhi al cielo. "La cena è servita." sorride Rosalinda. "Rosa, perché non ti fermi anche tu. Mi farebbe piacere che restassi a cena." le sorrido. "Oh, Rae, non credo che-" "Ma sì, Rosa, resta pure." sorride mio padre. "Infondo potrebbe mangiarci un esercito intero. Riempi il tuo piatto e unisciti a noi." sorride anche mia madre. "Se la mettete così allora non penso proprio di poter rifiutare." ridacchia la signora dai lunghi capelli rossi. 

Strange || H.S. || A.U.Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum