23.

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mi risveglio da un sonno profondo, e mi rendo conto della realtà che mi circonda.
è mattina,lo capisco dal filo di luce che entra dalla piccola finestra sopra il letto a cui sono legata.

cerco un punto di riferimento,ma non vedo nulla.
mi accorgo del rumore delle onde.
sono ancora sulla costa,non dovrei essere poi così lontana.
perché non ho reagito prima?
perché ho lasciato che tutto accadesse senza fermarlo?

avrei dovuto rendermi conto della persona con cui vivevo.
il fatto è che avevo solo paura,paura del mio futuro,paura di me,paura della solitudine.
e non sono stata forte abbastanza per reagire.

sento la porta cigolare,mi giro di scatto.
«lasciami andare»urlo.
si avvicina con una bottiglia nelle mani tremanti.
ha gli occhi rossi,la barba è cresciuta dall'ultima volta che l'ho visto.
rimango pietrificata mentre avvicina la sua mano al mio viso pallido.
«non...toccarmi»
«shhh»
«sei un mostro! ho detto...non TOCCARMI» aumento il tono di voce ad ogni parola.

prende una ciocca dei miei capelli fra le sue dita e sospira.
lo odio,lo odio quando è ubriaco,lo odio quando mi sfiora,lo odio per quello che ha fatto alla mamma,lo odio con tutta me stessa,lo odio ora.
«finalmente ti ho trovata,mi sei mancata. è stato così facile capire dove eri diretta.»

«tu sapevi dov'era. l'hai sempre saputo! è colpa tua se è morta,È SOLO COLPA TUA» non riesco a contenermi.
assomiglio ad una bambina isterica in questo momento,ma non importa.
«possiamo dimenticare questa storia adesso,è passato. l'importante è che siamo insieme giusto?»
tira fuori del nastro dalla tasca e lo attacca sulle mie labbra fredde.
ora non riesco a muovermi né a parlare,sono come paralizzata.

decine di ricordi ritornano nella mia mente,ricordi di un passato pieno di dolore e violenza.
speravo di poter scappare da esso,ma ora che sono qui,mi rendo conto che non è possibile.

***

ha continuato a ferirmi finché non si è stufato,poi ha sbattuto la porta ed è uscito dalla stanza buia.
come un bambino stufo di giocare.
vomito,piango e respiro a fatica da un paio di ore.
dove sei noah?
deve trovarmi,devo fare in modo che mi trovi,perché non riesco a resistere un istante di più senza sentire la sua voce.

mi immagino le sue parole,mi immagino i suoi movimenti,ed è l'unica cosa che mi sta facendo andare avanti in questo momento.
forse se urlo più forte mi sentirà.
comincio a dimenarmi e a gridare.
la rabbia è troppa,è come un demone in me. 
riesco a strappare con i denti la corda che mi tiene legati I polsi al letto.

slego quella delle gambe e mi alzo in piedi sul materasso cercando di raggiungere la finestra di piccole dimensioni.
intravedo il mare,sono nel seminterrato di una casa.
sgrano gli occhi e mi rendo conto di essere su una scogliera,mentre ascolto la melodia delle onde che si infrangono contro di essa.

adesso capisco dove sono.
la casa di mamma è circa un chilomrtro da qui.
cerco con la vista l'edificio finchè non lo scorgo in lontananza.
è solo un puntino,e le mie urla sono inutili perché lui mi senta.

mi risiedo sul letto portando le ginocchia al petto e penso.
almeno so dove mi trovo,e adesso devo solo trovare un modo per uscire da questo incubo viva.

continua;

devo avvisarvi,questa settimana sarò in inghilterra con la scuola,e niente,spero di trovare il tempo per scrivere ma se mi vedete scomparire per qualche giorno sapete il perché.
anyway sta povera ragazza troverà mai pace?
work in progress.

midnight//noah schnapp;Where stories live. Discover now