27.

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SOPHIE'S POV

vedo gli attimi scorrere troppo velocemente davanti ai miei occhi.
sto correndo verso il retro della casa nella speranza di trovare una via di uscita che non ci porti entrambi al peggio.

entriamo in una piccola stanza e apriamo la finestra.
scavalca il davanzale ed esce prima di me,poi mi aiuta afferrando le mie mani fredde.
sento la sua voce in lontananza mentre parla con un altra persona, decisamente un uomo.

noah passa davanti a me per sporgersi e guardare meglio.
sta in silenzio per qualche minuto,poi fa cenno con la mano di avvicinarmi.
stanno entrando nell'edificio il che significa che presto si accorgeranno della mia assenza.

si gira verso di me mi tiene stretta sussurrando.
«è rischioso,lo so,ma dobbiamo aspettare la polizia che verrà a prenderci ok?»
annuisco.
dopo qualche minuto vengo distratta da delle voci provenienti dall'interno.
la voce si fa sempre più vicina e più forte.

«come è possibile,no,non è possibile,no!»
«io cerco da quella parte,tu dall'altra»
ho paura,mi tiene la mano mentre tremo e sono immersa nei miei pensieri.
ha ragione. non è un gioco.
capiamo che non c'è più tempo quando sentiamo la porta della stanza dalla quale siamo usciti sbattersi.
il mio istinto mi dice di correre,e non riesco a fermarlo.

noah mi segue mentre corro disperatamente sperando di poter scappare da questo incubo.
capisco che mio padre mi ha visto quando sento le sue urla e i suoi passi pesanti sugli scalini di legno.

è quando avvertiamo il pericolo che la mente rievoca i peggiori ricordi, quelli nascosti nel profondo.
e adesso,in questo preciso momento,la mia testa sta viaggiando lontano...persa nei ricordi,mentre tutto il mio mondo sembra fermarsi.

«mamma dove andiamo
«ce ne andiamo di qua tesoro,questo non è più un posto sicuro per noi»
mamma apre la porta ma fuori di essa c'è mio padre in piedi,con una pistola in mano.
«non credo che ve ne andrete».

momenti del passato si alternano al presente.
giro la testa di scatto e vedo lui e l'altro uomo rincorrerci con una pistola in mano.

noah dietro di me rallenta e cade a terra.
«NOAH CORRI»
«il mio piede...una storta»ansima respirando a fatica.
torno indietro mentre cerca di alzarsi, ma l'uomo lo raggiunge prima di me.

c'è qualcosa dentro di me che mi blocca,non posso lasciarlo qui,è come qualcosa che non riesco a controllare.
la rabbia sale in me e grido con tutta la mia voce.
«LASCIALO»
ma lui ride e lo stringe di più mentre noah si dimena.
gli vado in contro ma vengo fermata da mio padre che mi afferra I polsi da dietro e mi immobilizza.

«non ti avevo detto di non muoverti piccola?» sussurra nel mio orecchio.
«non smetteró mai di ribellarmi e non mi lascerò ancora toccare da lui» pronuncio le parole come convinzione per me stessa,con un filo di voce,non ho bisogno che lui mi senta.

«devo liberarmi di lui?»domanda l'uomo.
mi dimeno il più che posso ma lui mi mette una mano sulla bocca.
mio padre annuisce e le lacrime cominciano a scendere come mai.
noah tira calci,urla,e cerca di scappare senza successo.

la scena viene interrotta dalle sirene della polizia,che zittiscono le urla e provocano agitazione.
una squadra di agenti si avvicina puntando la pistola contro i due.
«mettete giù la pistola o sparo al ragazzo»dice uno dei due mentre traballa.

«se la metti giù non accadrà niente,se non lo fai saremo costretti a sparare» avverte un'agente.
l'uomo che tiene noah sembra deciso a farlo,punta la pistola alla sua tempia mentre io prego.
non riuscirei a vivere con il rimorso.


non ce la farei,serebbe troppo doloroso.
ed è tutta colpa mia.
dannata me che quella sera a mezzanotte sono uscita di casa.
dannata me che non potevo essere come tutte le altre ragazze.
dannata me che mi sono innamorata.

due spari.

continua;

midnight//noah schnapp;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora