3. Giocoliere del lime

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Per tutta la settimana, e intendo da quando lo stronzo uscì dalla mia caffetteria, rimuginai su cosa avrei potuto dirgli, su cosa avrei dovuto rispondere alle cazzate di Harry.

Era un nome che suonava strano nella mia lingua, come quando qualcuno ti dice una parola di cui non sapevi l'esistenza prima di quel momento e continui a ripeterla finché non si adatta alla tua bocca.

Tuttavia lui, come mi aspettavo, non tornò più alla caffetteria. Bhe, se doveva commentare qualsiasi cosa tanto vale che andasse da qualche altra parte invece di rompere le scatole.

«Ti ricordo che hai delle persone attorno,» la mia impertinente amica, Jade mi diede un pizzicotto sul braccio «perché sei così pensierosa?» la guardai, i suoi capelli biondi diventavano di ogni colore delle luci della discoteca

«Non sono pensierosa,» mentii spudoratamente guardandomi intorno. Lei era la mia unica amica, ed era sempre lei che veniva con me in discoteca il sabato sera e beveva con me di domenica guardando qualche film e facendo pettegolezzi. Mi conosceva così bene che riusciva a capire sempre i miei pensieri, anche quando cercavo di mettere un muro tra i miei sentimenti e le persone.

«Non è vero,» indovinò «ma farò finta di crederti perché passerà tutto non appena andremo al bar a prenderci da bere» fece un grande sorriso contagioso e mi tirò verso il bar. Camminammo in mezzo alla folla e potei sentire il mio sedere venire palpato a volte, ma quando mi giravo non c'era modo di scoprire chi fosse il maiale che faceva queste cose. In ogni caso, ero quasi abituata.

«Un Mojito e un Margarita,» urlò Jade al Barman e lui annuì cominciando a preparare i nostri cocktail. Lo osservai fare delle acrobazie con le bottiglie e mi ritrovai affascinata da con quanta facilità facesse il giocoliere con il lime. Mi chiedevo se avessi potuto fare lo stesso quando preparavo il cappuccino.

Risi dei miei stessi pensieri quando i miei occhi ne incontrarono un altro paio, verdi.

Harry era il fottuto giocoliere dei lime. E lui che cavolo ci fa qui? Pensai.

Continuava a guardarmi finché la bottiglia di vodka che aveva in mano non cadde a terra e si ruppe. Cazzo, il suo capo lo avrebbe scorticato vivo.

Ma lui scoppiò solo a ridere facendo spallucce e si allungò per prenderne un'altra. Come faceva ad essere così tranquillo? Chissà quanto valeva quella bottiglia.

Notai anche che tutti i Barman avevano l'uniforme, tranne lui. Era vestito semplicemente con una camicia bianca e un paio di jeans blu scuro. Sicuramente il capo era un suo amico o parente, altrimenti non mi spiegavo i suoi atteggiamenti.

«Ecco a te, Signorina» Harry mi passò il Margarita con un sorriso ed io lo presi

«Come hai fatto a sapere che fosse il mio?» gli chiesi. Non mi sentì così si avvicinò a me. Sentii il suo profumo muschiato e un forte odore di Sambuca nel suo fiato mentre gli ripetevo la mia curiosità

«Ho pensato subito fossi una tipa da tequila quando ti ho conosciuta» disse ad alta voce. Io annuii semplicemente e presi il borsellino per pagare, ma insistì che non lo facessi.

«Fai come se fosse un appuntamento e io ti stessi offrendo da bere,» farfugliò. Avevo capito bene, era ubriaco.

«Forse per stasera non dovresti più bere, però» gli consigliai e lui annuì semplicemente ballando un po' al ritmo della musica. Mi trattenni dal ridere e scolai il mio bicchiere in pochi minuti, stessa cosa fece Jade con il suo Mojito. Salutai Harry e mi allontanai dal bar sentendo la testa incredibilmente leggera. Sicuramente era una tequila molto stagionata, pensai, ma non sapevo nemmeno se la tequila si stagionasse.

Io e Jade ci lasciammo andare ballando proprio al centro della pista, alcuni ragazzi si avvicinarono a noi, ma succedeva tutti i sabati. Solitamente li lasciavamo ballare intorno a noi, ma li allontanavamo se si avvicinavano troppo.

«Posso parlarti?» urlò una voce al mio orecchio. Mi girai, trovando Harry dietro di me. Ma non stava lavorando?

«Sì,» urlai, così mi girai verso Jade per dirle che mi allontanavo un attimo ma la vidi parlare con una ragazza, così mi lasciai semplicemente trascinare in un angolo della discoteca da Harry. Avevamo le mani intrecciate e quando me ne resi conto, le sciolsi. Non sapevo cosa pensare, Harry era stato così scontroso con me martedì e non si era più fatto vedere per il resto della settimana mentre al bar sembrava proprio un'altra persona e ora voleva parlarmi.

«Mi dispiace per quello che ho fatto l'altro giorno,» parlò al mio orecchio «Io.. a volte sono un coglione.» mi guardò dritto negli occhi e qualcosa continuava a bussare in pensieri miei che non conosco, così lontani da non riuscirli a decifrare. Perché non riuscivo a capire l'effetto che mi faceva ogni volta che mi guardava?

«Già,» concordai «ma non preoccuparti, non è niente» mentii. La sua cazzata aveva rovinato la mia settimana, altro che non è niente. Ma non ero una persona che portava rancore, nemmeno se mi facevano perdere veramente le staffe.

«Va bene,» disse «Allora amici?»

«Certo» gli sorrisi «Adesso torno dalla mia amica»

«Certo,» ripeté sorridendo come un ebete mentre io tornavo da Jade.

La nostra serata trascorse in discoteca fino a quando io e Jade non decidemmo di andarcene. Il nostro sabato consisteva esattamente in questo: niente più, niente meno.

Jade dormì nel mio appartamento quella notte, come tutti i sabati.

Mia's Coffee - Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora