10. Vino e sesso

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Non avevo la patente, quindi non avrei potuto percorrere chissà quanti chilometri per arrivare a questo posto. E poi, chi mi diceva che quello dei fiori, per quanto avesse fatto un gesto premuroso, non fosse un maniaco o un serial killer pronto a fare chissà cosa di me una volta arrivata nel luogo?

Ebbi un'idea: avrei guardato sulle mappe del cellulare quanto questo posto distava da me e se avessi potuto raggiungerlo a piedi o se ci fosse stato qualche mezzo che mi ci portasse quanto più vicina possibile.

Così feci, e scoprii che ci avrei messo soltanto quindici minuti a piedi; nessun autobus, treno o metropolitana avrebbe potuto portarmi lì. Ricontrollai il foglio e mi accorsi che nel retro c'era scritto qualcos'altro

"Ti aspetto per una cena. Spero che tu possa venire, o dovrò buttare tutto."

Cosa avrei dovuto fare? La curiosità era troppa, ma anche il rischio.

Poi pensai che avevo venticinque anni. E a venticinque anni si può correre qualche rischio, no?

***

Arrivai nel luogo, ci avevo messo dieci minuti a passo abbastanza svelto. Stavo praticamente tremando dall'ansia, mentre camminavo verso la casetta. Sembrava un posto tranquillo, ed era abbastanza illuminato nonostante fosse sera. Il quartiere era abitato e la casetta sembrava quasi quella di mia nonna.

Suonai leggermente il campanello, stringendo tra le mani il mio cellulare. Avevo già digitato il numero della polizia giusto nel caso, e dopo alcuni minuti la porta fu spalancata.

«Ci hai messo meno di quanto mi aspettassi» disse Harry, sorridendo. Non seppi se ricambiare quel sorriso o meno, sapevo solo che se non mi fossi seduta a breve le mie gambe tremanti avrebbero ceduto.

Si scostò leggermente dalla porta ed entrai

«Perché tutto questo mistero della lettera e tutto? Tipo, non potevi semplicemente parlarmi invece di suonare il campanello e scappare?» dissi, sospirando. Mi aveva fatta prendere un bello spavento.

«Non lo so, lo avevo visto in un film e ho pensato che fosse divertente» sorrise ancora camminando nel corridoio. Lo seguii, e arrivammo nella sala da pranzo. Aveva preparato delle cosce di pollo al forno con patate, e si allungò per prendere una bottiglia di vino rosso. Armeggiò con l'apribottiglie e in breve tempo aprì la bottiglia

Mi guardò mentre la stappava, per poi quasi ridacchiare

«Sei troppo nervosa! Senti, scusa se ti ho messo paura, è stata una stupida idea, lo so» prese un calice e lo riempì per più della metà «credo che questo ti aiuterà a rilassarti» non parlai, ma accettai il bicchiere cominciando a bere ancora prima che riempisse il suo. Lo finii in un paio di sorsi e lui mi guardò con occhi spalancati, quando presi la bottiglia e me lo riempii di nuovo da sola.

Lui bevve il suo tenendo i suoi magnetici e luminosi occhi verdi fissi sui miei mentre mi scolavo il secondo bicchiere. Quando lo poggiai sul tavolo, sentii il peso sul mio petto affievolirsi e mi rilassai mentre Harry si sedeva su un lato del suo tavolo di vetro. Anch'io lo raggiusi e mi sedetti sulla sedia di pelle, rammentandomi che avevo venticinque anni e che avrei dovuto iniziare a vivere un po' di più, oltre Jade, la caffetteria, i miei genitori e le discoteche. Ero stanca della mia noiosa vita.

«Bene, hai fame?» dissi, cominciando a sentire l'effetto del vino che riscaldava le mie guance. Sorrise e, senza dire una parola, cominciò a riempire i nostri piatti

«Non sei vegana, giusto? Oh, no, non lo sei» disse mentre divoravo letteralmente il pollo. Non molto femminile, ma avevo fame.

«Certo che non lo sono. Non ricordi a casa dei miei, quel polpettone di mia madre?»

Mia's Coffee - Harry StylesWhere stories live. Discover now