24. Jade e capogiri

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-Io sono al terzo mese- disse Jade accarezzando il suo gatto -e vomito tutto il giorno- affermò con una faccia inorridita. Bhe, il suo viso era pallido e i suoi capelli biondi che di solito erano ben arricciati e puliti si trovavano in cima alla sua testa in quello che sembrava un nido d'uccelli.

-Io sono ancora nel primo mese e, no, non vomito. Quando è iniziata la tua nausea?- le dissi sistemandomi meglio sul divano marrone di Zayn. Loro non avevano avuto alcun dubbio: non appena Jade aveva scoperto di essere incinta, lui le aveva detto che avrebbe potuto prendere le sue cose e andare ad abitare da lui. Per loro la vita era stata così semplice.

-Bhe, circa al secondo- rifletté meglio -si, decisamente al secondo. Lo so perché avevo appena guardato il calendario e poi ho avuto un senso di nausea così forte che ho vomitato sulle scarpe di Zayn, che si trovavano proprio sotto al calendario- spiegò e io annuii
-Parlando d'altro, tu che hai deciso?-

-Un bel cazzo di niente- canticchiai fingendo che l'intera situazione non mi stesse mandando al manicomio -però una cosa è certa, per ora non ci penso proprio a parlare con Harry. È così odioso!- dissi con tono stizzito aggiustando la matassa di capelli che avevo in cima alla testa. Sì, esattamente, proprio come quella di Jade.

-Tesoro, sono gli ormoni- mi confortò la mia migliore amica accarezzandomi la gamba coperta da una tuta di pile -non dovresti evitarlo, è pur sempre il padre del bambino e non è facile neanche per lui-

-E allora tutti i giorni che lui ha evitato me? Non mi sembra per niente giusto dargliela vinta così facilmente- ecco, l'avevo detto. La mia era pure una sorta di vendetta per la sofferenza che mi aveva fatto passare a dicembre. E un Natale e un capodanno da soli con la propria madre vedova non sono facili da sopportare.

-Mia, tu non sei così- scosse la testa -non diventare una stronza vendicativa, ti prego- si avvicinò a me e mi prese la mano -non essere quello che non sei solo perché qualcuno si comporta come non vorresti-

-Hai ragione, J, però a causa sua ho una mano piena di punti di sutura e una specie di agglomerato di cellule che cresce nel mio grembo e non siamo nemmeno sposati, anzi, direi che non stiamo nemmeno insieme- con la mano ancora infasciata indicai la mia pancia -e grazie a questo non ho neanche potuto fare l'intervento perché le medicine sono rischiose per il feto e non so neanche se potrò più utilizzare la mano come una volta-

-E perché non hai deciso di abortire seduta stante se ci tenevi così tanto a riavere la tua mano? Te lo spiego subito- appoggiò un dito sulla mia pancia -perché lo stai già mettendo al primo posto. Perché tu, anche se non lo sai, ami già questo "agglomerato di cellule" più di te stessa e questo non cambierà per tutta la tua vita- i suoi occhi si riempirono di lacrime e scoppiammo a ridere entrambe

-Cazzo, ecco cosa intendevi per "ormoni"-

*Due settimane dopo*

-Ecco il suo caffellatte, signor Dean- disse Ali al mio vecchio professore di biologia passandogli un caffellatte nauseabondo. Cioè, non nel vero senso, scommetto che fosse buonissimo. Solo che in quel momento avrei definito nauseabondo qualsiasi cosa iniziasse con c, continuasse con ib e finisse con o.

-Sei sicura di stare bene? Possiamo restare noi qui per il pomeriggio- sussurrò Alison -hai una pessima cera- sussurrò ancora più piano mentre io prendevo i biscotti per la signora Georgie dalla vetrina

Io scossi solo la testa perché non avevo neanche voglia di parlare e diedi i biscotti alla cliente facendo un mezzo e assolutamente finto sorriso.

Le cose andavano a gonfie vele alla caffetteria: avevamo nuovi clienti quasi tutti i giorni e stavo prendendo in considerazione il fatto di assumere qualcun altro alla cucina.

Non potevo dire lo stesso della mia vita sentimentale: Harry ed io non andavamo per niente d'accordo. Le poche volte in cui si azzardava a chiamare finivamo sempre per litigare e mi metteva molto sotto pressione per la decisione di abortire o tenere nostro... figlio.
Non mettevo l'anello di fidanzamento dal giorno del non-più matrimonio e da qualche sera avevo smesso di guardarlo con le lacrime agli occhi chiedendomi se l'avrei più re indossato. Erano progressi.

Non avevo raccontato a mia mamma della mia gravidanza, perché semplicemente mi avrebbe detto che se avessi ucciso suo nipote non mi avrebbe più guardata per il resto della sua vita, e sinceramente non avevo alcun bisogno di persone che esprimessero il loro parere.

-Deve averti fatto proprio male quel pollo di ieri sera- insistette Alison guardandomi

-Già- dissi solamente io. Per fortuna avremmo chiuso in venti minuti.

I venti minuti passarono molto lentamente e Diana e Jeff uscirono dalla cucina.

-Capo, credo che noi dovremmo parlare- disse Jeff. Diana e Alison annuirono

-Sì, ditemi- mi appoggiai al bancone sospirando

-Harry ce l'ha detto- disse Diana lentamente. Mi guardò dritta negli occhi ed io mi sentii avvampare

-Vi ha detto cosa?- avevo il fiato corto

-Senti, Mia, noi crediamo che sia meglio che tu per ora non venga qui. Se vuoi puoi mandare qualcuno a controllarci, ma non ci sembra il caso che tu lavori in questo stato- spiegò Jeff slegandosi il grembiule

-Ragazzi, davvero, fate finta di non sapere niente- mi tolsi anch'io il grembiule

-No, Mia, siamo seri. Abbiamo deciso che se tu continui a venire al lavoro, ci licenziamo- disse Alison

-Che cazzo? Ragazzi, state parlando con il vostro capo, non potete dire al vostro capo se andare a lavorare- sentii la testa diventare leggera e delle vampate di calore attraversare il mio corpo. Mi sorressi su Alison

-Mia, stai bene?- Jeff e Diana si avvicinarono quando tutto iniziò a sfuocarsi.

***

-I capogiri sono molto frequenti in gravidanza- sentii dire da una voce familiare. Aprii gli occhi lentamente e vidi me stessa di nuovo su un letto d'ospedale. Sulla sedia vicino a me si trovava mia mamma, mentre alla mia destra vidi l'inferimere Liam che stava parlando.

-Capisco- disse soltanto lei -Mia, ti senti bene?- mi guardò ed io annuii mettendomi seduta.

-Quando la smetterai di farci prendere questi tipi di spaventi?- disse l'infermiere con un sorriso dolce e scherzoso

-Spero al più presto- risposi io facendoli ridacchiare entrambi

-Bene, Mia, quando te la senti puoi andare. Le analisi vanno benissimo e la tua gravidanza procede bene- disse lui. Non ebbi il coraggio di guardare mia mamma e annuii soltanto.

Liam uscì dalla stanza e rimasi sola con mia madre che mi guardò dritta negli occhi

-Sei una stronza per non avermelo detto, lo sai, vero?-

Mia's Coffee - Harry StylesWhere stories live. Discover now