1. Portafogli

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Questo caffè mi è piaciuto sin da subito: moderno al punto giusto, con quel tocco leggermente vintage che piace e la clientela è discreta, che non guasta mai. Specialmente se ci vengo la mattina per un caffè prima di andare a Vinovo; ci sono entrato una sera che diluviava, ero senza ombrello e mancava ancora un po' a piedi a casa, così mi sono riparato. Pensavo di venire assalito, ma non è successo: mi sono seduto al primo tavolo libero che ho trovato, essendo pieno, ma nessuno è venuto a chiedermi foto o autografi. La sola persona che si è avvicinata è stata la cameriera che mi ha servito, molto gentile e simpatica; la vedo spesso la mattina, tranne alcuni giorni, probabilmente hanno deciso così i turni, non so.
Stamattina non c'è molto movimento, strano di solito le ragazze impazziscono dietro gli ordini e i clienti esigenti; giusto per curiosità do un’occhiata all'ora, prendendo un colpo.
Lascio i soldi del caffè sul tavolo e scappo, salutando al volo la cameriera che mi è passata vicino; salgo in macchina e sgommo via, in ritardo abominevole per l’allenamento.
Parcheggio anche abbastanza storto, ma devo arrivare in spogliatoio prima che mi veda il mister <<Sei in ritardo>> appunto.
Mi blocco, colto con le mani nella marmellata <<Buongiorno mister>> sorrido, magari lo rabbonisco.
Scuote la testa <<Vai a cambiarti, va>> borbotta.
Esulto silenziosamente, ma la gioia dura poco <<Farai dieci minuti di corsa in più a fine allenamento>> dice andando verso i campi.
Perfetto e io che pensavo di tornare a casa ad oziare tranquillo, magari chiamando mamma e chiacchierando un po' con lei e con Gustavo. Ho promesso a Mariano che avremo passato del tempo assieme da fratelli, non come giocatore e procuratore, perciò usciamo a cena e facciamo un giro al centro come farebbero due consanguinei normali. Mi toccherà fare tutto di fretta.
Sbuffo e vado a cambiarmi <<Qualcuno è in ritardo>> cantilena Federico.
Gli mostro il medio mentre tolgo pantaloncini e maglietta dal borsone <<Ho perso la cognizione del tempo e credo anche di essere uscito più tardi del solito di casa>> borbotto.
<<Sì, sì, certo>> mi sfotte.
Alzo gli occhi al cielo <<Simpatico come sempre Fede>> dico ironico.
Lui si avvicina e mi abbraccia per le spalle <<Come va?>> mi chiede amichevole.
Alzo le spalle <<Come sempre>> rispondo <<Vorrei tornare seriamente>> dico sincero.
<<Lo farai>> mi da una pacca e mi precede in campo.
In cinque minuti lo raggiungo anch’io e subito arriva il mister per iniziare l’allenamento; cerco di fare le cose al meglio, di andare oltre il mio solito cento per cento e mi impegno per riconquistare la fiducia di Allegri.
A fine sessione rimango a fare i miei dieci minuti in più di corsa, pegno per essere arrivato in ritardo; poi vado a darmi una rinfrescata e a mangiare assieme agli altri. Il pranzo prosegue tranquillo, ridiamo e scherziamo come al solito, ma io penso solo alla prossima seduta e a migliorare ancora di più.
<<Che fai stasera, Paulì?>> mi chiede Douglas.
<<Esco a cena con Mariano, serata tra fratelli>> gli rispondo <<Perché?>> rigiro la domanda.
Alza le spalle <<Pensavamo di vederci da Gonza per un paio d’ore, ma se stai con Mariano fa niente>> mi sorride.
Annuisco <<Va bene>> ricambio il sorriso.
Quando sto tornando alla macchina, vedo una delle guardie al cancello discutere con una ragazza; di solito, in questo periodo soprattutto, scapperei a gambe levate. Ma oggi mi avvicino, per curiosità <<Domenico, tutto ok?>> gli chiedo gentile.
Lui sospira, come se fosse felice di vedermi <<Signor Dybala, grazie al cielo!>> la sua esclamazione mi fa sorridere <<La signorina dice che ha una cosa da darle, ma non le crederei e non volevo la disturbasse>> mi spiega.
Ridacchio <<Non preoccuparti, Domenico, va bene>> gli sorrido e mi avvicino alla ragazza.
A guardarla bene, mi sembra di conoscerla <<Ciao>> la saluto.
<<Ciao a te>> mi sorride.
Non so perché, mi viene da mantenere un sorriso rilassato mentre cerco di capire cosa la porti qua <<Domenico dice che hai una cosa da darmi>> inizio, sentendomi anche un po' in imbarazzo.
Annuisce e cerca una cosa nella borsa che ha con sé <<L’hai dimenticato al bar stamani, sono riuscita a passare solo ora>> si scusa, porgendomi il portafoglio.
Lo guardo sorpreso: com'è che non mi sono accorto di averlo dimenticato? Forse perché ero in ritardo e sono praticamente fuggito dal bar.
Lo prendo <<Oddio, grazie>> dico sincero <<Non mi ero nemmeno accorto di averlo dimenticato>> aggiungo ancora stupito.
Lei ridacchia <<Ho notato, sei praticamente fuggito stamattina>> osserva divertita.
Mi sento arrossire <<Sì, mi sono accorto di essere in ritardo e sono volato via>> mormoro.
Sembra ricordarsi una cosa <<A questo proposito>> dice e apre una delle mille taschine che popolano le borse delle donne <<Questo è sempre tuo>> mi porge due monete da cinquanta.
La guardo confuso <<Hai lasciato due euro sul tavolino, il caffè viene uno e questo è il resto>> mi spiega alzando le spalle.
Le chiudo la mano <<Non fa niente, davvero, non era necessario>> la rassicuro.
In fondo, però, sono sorpreso: credo che altri ci sarebbero passati sopra, prendendola come mancia; lei si è preoccupata di portarmi, oltre al portafogli anche il resto del mio caffè stamattina. Credo anche che molte si sarebbero vantate di aver trovato il mio portafogli, lei invece non appena ha potuto è venuta sino a Vinovo per restituirmelo.
Poi mi accorgo di avere la mia mano ancora sulla sua, così la ritiro <<Davvero, potevi… ecco…>> mi blocco insicuro su come continuare senza offenderla.
<<Evitare?>> chiede divertita.
Annuisco <<Non volevo offenderti, scusa>> le spiego.
Lei alza le spalle <<Mi sembrava giusto riportatelo, come lo ricordiamo a tutti i clienti mi sembrava corretto ricordarlo anche a te>> dice semplicemente.
“Come lo ricordiamo a tutti i clienti”. È una frase semplice, ma al momento è la cosa più bella che mi abbiano mai detto; trattato come qualsiasi altro torinese.
<<Grazie, lo dico sinceramente, ma non era necessario>> le sorrido <<E grazie per essere venuta sin qui per restituirmi il portafogli>> aggiungo.
Arrossisce un po’ <<Mi sarebbe servito a poco, non credi?>> domanda ironica.
Ridacchio <<Non hai tutti i torti>> annuisco alla sua osservazione <<Posso fare qualcosa per sdebitarmi?>> le chiedo gentile e sincero.
Insomma: mi ha riportato il portafogli e anche il resto della colazione, qualcosa dovrò pur fare per ricambiare.
Lei scuote la testa <<Non ce ne bisogno, l’ho fatto con piacere>> mi sorride.
Rimango stupito, sarò onesto, mi sarei aspettato di tutto ma non una risposta del genere <<Posso almeno riaccompagnarti a casa?>> le chiedo, sentendomi inspiegabilmente in imbarazzo.
Alza la mano con un mazzo di chiavi e un simpatico draghetto come portachiavi <<No, ho la macchina>> scherza <<Davvero, Paulo, non fa niente>> mi sorride e mi saluta.
Guardo l’ora e corro verso la macchina, sono in ritardo per la serata con Mariano e ho l’impressione che non crederà mai a quello che mi è appena successo.
In effetti, nessuno ci crederebbe.

Imprevisto // Paulo DybalaOnde histórias criam vida. Descubra agora