18. Valeria

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Quando chiudo la porta dello spogliatoio ho la mia miglior espressione allucinata, sono talmente sotto shock che mi appoggio con la schiena e lascio cadere il borsone con un tonfo. A quel punto tutti si girano a guardarmi e tutti si spaventano: iniziano con le domande a raffica, alcune anche abbastanza improbabili, e alla fine faccio allontanare tutti dicendo che sto bene.
<<Dai, Paulo, sembra che tu abbia appena visto un fantasma>> mi fa notare Leonardo, appena tornato dalla sua breve avventura a Milano.
Sbuffo <<Ho “conosciuto” la madre stamattina>> borbotto, facendo le virgolette sul verbo.
Un coro di “uh” abbastanza maliziosi si fa largo per le quattro mura, ma Mario, come al solito, fa la domanda esatta al momento esatto <<Perché le virgolette?>> chiede infatti.
Tutto si blocca <<Sono praticamente fuggito con la scusa che dovevo risolvere delle cose con Mariano>> rivelo <<Sono entrato in panico e, detta sinceramente, fare la prima conversazione con mia suocera con un principio di erezione, visto che lei e Federico hanno interrotto me e Mida, non mi pareva il caso>> aggiungo.
Federico, quello grande, anche se dei dubbi a volte vengono un po’ a tutti qua non si lascia sfuggire l’occasione per fare battutine <<Interrotto cosa?>> chiede malizioso.
Roteo gli occhi <<Se proprio vuoi saperlo, sì, siamo stati la gran parte della notte svegli e no, non giocavamo a morra cinese>> sbotto <<E sì, dopo tipo tre ore di sonno volevamo riprendere la soddisfacente attività per passare assieme la mattinata prima che venissi qua e che lei andasse a lavoro. Federico, però, ha avuto la magnifica idea di assecondare l’idea della madre di salire con il treno della mattina invece che con quello con cui sarebbe dovuto tornare in origine>> concludo.
Emre mi guarda confuso <<A volte mi chiedo se tu abbia davvero quasi venticinque anni, da come stai con lei sembri più un quindicenne che ha appena avuto la sua prima volta e non riesce a fare a meno di avere un orgasmo ogni tre ore>> commenta.
Tutti si voltano a guardarlo, me compreso, stupiti per la quantità di parole che ha detto visto che fa ancora un po’ di fatica ad ambientarsi con noi, se non fosse per Mario, Sami e Mire che hanno la lingua dalla loro parte.
<<Io sto con lui>> dice infine Mario, quasi quasi mi stupirei, ma è così da lui che è praticamente impossibile.
Il bosniaco scuote la testa e si rivolge a me <<Non ho capito perché foste a casa sua, comunque>> dice confuso.
Sospiro <<In questi giorni che Federico era a Roma a cercare di capire quanto fosse coglione, è venuta quasi sempre da me, a parte un paio di volte. Visto che oggi ci alleniamo di pomeriggio e visto che comunque un cambio per tornare a casa a recuperare la borsa lo avevo, ieri dopo che abbiamo finito di cenare mi ha convinto a rimanere da lei>> gli spiego.
<<Ho idea di come abbia potuto convincerti>> mormora Doug malizioso, beccandosi una mia occhiataccia.
Leonardo riporta l’attenzione su di me <<E cosa avresti intenzione di fare, adesso?>> mi chiede serio.
Sgrano gli occhi terrorizzato <<Nascondermi>> deglutisco in difficoltà.
Giorgio mi molla uno scappellotto <<Non fare il cretino!>> mi riprende <<Ti rendo noto che le hai presentato tua madre di punto in bianco, lei è spuntata nel momento meno opportuno e lo capisco, ma non è tanto diverso da quando l’hai invitata alla premiazione>> commenta.
Apro bocca per ribattere, chiudendola subito perché non c’è risposta: ha ragione, sono solo spaventato a morte dal conoscere sua madre visto il rapporto che hanno. Alla fine annuisco e gli do ragione, infilando gli scarpini e andando verso il campo.
<<Guarda il lato positivo>> Cristiano mi fa gomito quando mi passa davanti <<Non è il padre>> mi fa l’occhiolino e corre verso il mister che ci ha chiamati attorno a lui.
Già, meno male che non hanno un buon rapporto o a quest’ora sarei seduto sugli spalti con uno o due ossa ingessate.
A fine seduta la raggiungo a lavoro, sperando di trovare un modo per fare presentazioni più serie senza morire giovane; mentre raggiungo il bar, noto in una panchina Federico e Carlotta che parlano tranquillamente e lui che la bacia dolcemente, con lei che prima ride imbarazzata. Fare il fratello maggiore, evidentemente, non mi riesce tanto male; entro nel piccolo locale e faccio segno ad Artemide che l’aspetto al bancone, intanto da Stefania mi faccio preparare un analcolico.
<<Fallo anche per il tuo ragazzo, stava parcheggiando>> l’avverto.
Lei sorride felice e si mette all’opera; poco dopo il mio amico si siede vicino a me <<Ciao amore!>> la saluta allegro, sporgendosi per baciarla.
Le braccia magre di Mida mi circondano il collo da dietro <<Ciao Dybi>> sussurra dandomi un bacio sulla guancia.
Sorrido e mi giro un poco per ricambiarlo, stampandole poi un veloce bacio a stampo <<Che palle! Volevo tipo una litigata in grande stile>> sbuffa Berna vicino a noi.
Roteo gli occhi e scuoto la testa <<Ho visto Fede e Carlotta qua fuori, sembrano abbiano chiarito>> le dico avvolgendo i suoi fianchi, facendola mettere tra le mie gambe.
Sospira <<Immaginavo che stamattina fosse andato da lei, è scappato poco dopo che l’hai fatto tu>> sorride ironica.
Ridacchio <<Me lo merito>> le stampo un altro bacio sulle labbra <<Che ne dici se stasera andiamo a cena? Facciamo delle presentazioni serie>> le propongo.
Artemide ci riflette un attimo <<Ci sto, ma niente di troppo sfarzoso>> mi avverte tornando a lavorare.
L’ho convinta a prepararsi da me, più che altro perché avevamo qualche ora prima della cena e abbiamo piacevolmente ripreso quello che avevamo interrotto la mattina; averla vicino a me, sopra di me, è la sensazione migliore che potessi privare. Sentire il suo profumo, le sue parole dolci mentre ci coccoliamo riprendendo fiato; vedere i suoi occhi nocciola scintillare emozionati quando la chiamo “bebè” mentre facciamo l’amore, mentre la venero, mentre tocchiamo il cielo con un dito tenendoci per mano.
È da dieci minuti che sono fermo sull’uscio della cabina armadio, cercando qualcosa da mettermi per la cena, ma sono terribilmente indeciso perché voglio fare bella figura con mia suocera.
Il profumo dolce di Artemide mi avvolge, poco prima che le sue braccia mi circondino la vita <<Non sei così indeciso nemmeno quando esci a cena con i ragazzi>> mi fa notare divertita.
Mi giro un poco per guardarla <<I ragazzi mi conoscono, stasera devo fare colpo su tua mamma>> dico ovvio <<Mamma mi dice sempre che una buona impressione la fa anche l’ordine con cui ci si presenta>> aggiungo corrucciato.
Mida ridacchia <<Se andiamo in quel ristorante in cui mi hai portato la prima volta che siamo usciti assieme, qualcosa di informale andrà bene Dybi>> mi dice tranquilla <<Quei jeans neri ti stanno benissimo, per esempio, potresti mettere una camicia e arrotolarne le maniche>> consiglia indicando i capi sempre abbracciata a me.
Li guardo scettico, ma alla fine convengo che non ha tutti i torti: sarò ordinato e informale, niente di troppo sfarzoso; le stampo un bacio sulle labbra, girandomi per abbracciarla <<Potevi anche metterti qualcosa, così istighi il mio controllo>> mormoro squadrandola dall’alto in basso, il completo intimo nude la avvolge perfettamente.
Mi guarda con un sorrisino malizioso che mi mette a dura prova <<Conviene che ti vesti o torniamo alla situazione di stamattina>> mi avverte indicando i miei boxer, improvvisamente stretti.
Sospiro e annuisco <<Vienimi in contro però, mettiti qualcosa addosso>> la supplico e lei, ridendo, torna verso la camera.
Quando torno da lei, si sta sistemando il vestitino a fantasia floreale che lascia in bella vista le sue gambe toniche; piega solo una parte dei capelli, lasciando che il resto le cada sulle spalle in onde leggere. Mi avvicino, mettendomi al suo fianco davanti allo specchio e sorridendo <<Sei bellissima, bebé>> le sussurro baciandole leggero il collo.
Arrossisce un poco <<Anche tu non sei male>> sussurra sistemandomi il colletto.
Mi siedo sul letto per infilarmi le scarpe, intanto che le finisce di mettere quel filo di trucco che la rende solo più bella; la osservo, mentre muove il bacino al tempo della musica che ha messo dal suo telefono e non resisto a farle un video e postarlo nelle mie storie. Non metto il suo nome, solo due emoji che ridono e la posizione; in poco tempo iniziano ad arrivarmi notifiche, molte delle quali sei ragazzi che mi augurano buona fortuna per la cena con mia suocera. Stronzi.
<<Se hai finito di sputtanarmi con tutti i tuoi follower, possiamo andare>> mi riprende divertita.
La guardo confuso <<Come fai a saperlo?>> le chiedo.
Scoppia a ridere, salendo sui tacchi <<Lo specchio, Dybi, lo specchio>> mi spiega, dandomi un buffetto sulla guancia.
Sospiro e la seguo <<Noi usciamo, non so quando torno>> avverto Mariano seduto sul divano.
Si gira a guardarci con un sopracciglio alzato <<Dove andate tutti agghindati?>> chiede curioso.
<<A cena>> risponde subito Artemide <<Presentazioni ufficiali>> sorride e sembra vagamente soddisfatta dal mio terrore.
Mio fratello, di grande aiuto, inizia a ridere di gusto <<Ecco perché stamattina ero in panico quando è tornato>> realizza <<Divertitevi!>> ci augura ironico e io ho solo voglia di soffocarlo con un cuscino.
Prendiamo la sua macchina per andare, prima passeremo a casa sua per recuperare il fratello e la madre e dire che sono agitato è poco; lei lo nota, così a un semaforo mi accarezza la coscia, sorridendo incoraggiante. Arrivati sotto il suo palazzo sospiro e scendo dalla macchina, pronto ad accogliere mia suocera: si va in scena.
<<Tu devi essere Paulo>> mi sorride gentile, stringendomi la mano <<E’ stato Federico a parlarmi molto di te, invece che mia figlia>> aggiunge, guardandola con un sorriso ironico e trattengo a stento una risata <<Valeria Bello, piacere di conoscerti>> conclude.
Annuisco <<Paulo Dybala, piacere mio signora>> rispondo cordiale <<Mi spiace essere scappato stamattina, ma mio fratello aveva delle cose importanti da farmi vedere>> mi scuso, mentendo palesemente.
Scuote la testa <<Dammi del tu, Paulo, e non preoccuparti>> mi rassicura.
Sorrido e mi sposto per farla sedere al posto del passeggero, a fianco alla figlia, andando poi a sedermi dietro assieme a Federico <<Grazie a te, niente Carlotta stasera>> sibila avvicinandosi.
Ridacchio e alzo le spalle <<Domani potrai stare con lei quanto vuoi>> gli faccio l’occhiolino.
Intanto le due donne davanti a noi parlano tranquillamente, principalmente degli studi di Artemide che, con calma quasi epocale, risponde alle domande insistenti di Valeria. Deve tenerci particolarmente all’istruzione dei figli, visto che poi passa a interrogare Federico sui suoi voti e sulle sue intenzioni dopo la maturità.
<<Sai, quasi mi aspettavo uno di quei ristoranti extra lusso>> dice Valeria, dopo che il cameriere ha preso i nostri ordini.
La guardo in difficoltà <<Non mi piacciono molto e tua figlia adora mangiare, me l’avrebbe rinfacciato a vita>> decido per la sincerità.
Artemide, al mio fianco, sbuffa <<Grazie Dybi, sempre gentile>> borbotta.
Sorrido e le schiocco un bacio sulla guancia <<Spero che sia comunque di tuo gradimento>> aggiungo verso la madre.
Lei annuisce <<Vado in quei ristoranti quando c’è qualche convegno, cene estremamente noiose>> sospira <<So molto poco di te, Paulo, perché non mi racconti qualcosa?>> mi chiede gentile.
Alzo le spalle e inizio a raccontare della mia famiglia a grandi linee, non mi sembra il caso di tirar fuori gli argomenti pesanti già dalla prima cena; mi perdo a parlare di mia mamma e mia nipote, credo noti quanto amore provi per loro visto il sorriso che le increspa le labbra.
Alla fine la serata passa tranquillamente, tra chiacchiere e piccoli battibecchi letterari tra Artemide e Valeria che mi fanno sorridere, mentre Federico sbuffa; probabilmente è una cosa all’ordine del giorno con loro, si intuisce anche dal “Ecco perché non farò mai lettere” borbottato proprio dal ragazzo.
A cena conclusa, Artemide prima accompagna sua madre e suo fratello a casa, visto il viaggio che hanno fatto stamattina presto; poi accompagna me, sospirando stanca quando rimonta in macchina. Ridacchio, mettendo una mano sulla sua gamba mentre guida sicura tra le vie di Torino; ci godiamo la presenza reciproca, parliamo poco e ascoltiamo la sua playlist andare avanti.
<<Sua maestà è arrivato alla reggia>> scherza, fermandosi sotto il mio portone.
Rido e mi allungo per baciarla <<Non vedevo l’ora di poterlo rifare>> mormoro staccandomi.
Sorride <<Mia madre è perfettamente a conoscenza dell’evoluzione del nostro rapporto>> mi fa notare.
Impallidisco <<Che intendi dire?>> chiedo terrorizzato.
Si avvicina al mio orecchio <<Ti impegni troppo con i succhiotti>> sussurra.
Un sospiro di sollievo lascia le mie labbra <<Pensavo peggio>> dico con la mia solita irriverenza.
Mi spinge per il petto, ma non riesce a trattenere una risata; la bacio di nuovo, perché davvero mi è mancato farlo in queste poche ore <<Ti va di rimanere?>> le propongo.
Mi guarda e vedo il conflitto nei suoi occhi, poi mi fa segno di aspettare un attimo e avvia una chiamata con il fratello <<Mamma?>> chiede subito.
<<Ha confiscato il tuo letto>> risponde subito <<Devo passartela?>> aggiunge confuso.
Ha messo il vivavoce <<No, guarda solo se è già addormentata>> gli dice.
<<Ami, nemmeno io faccio di queste cose>> le fa notare.
Artemide rotea gli occhi <<Perché se le facessi rimarresti chiuso in casa o ti rispedirei a casa da papà>> ribatte subito <<Non so quanto ti convenga>> aggiunge.
Lo sentiamo sibilare un insulto verso la sorella, che sorride soddisfatta <<Fede, le due camere non sono lontanissime>> sbuffa.
<<Sai com’è, almeno un paio di pantaloncini devo infilarli e stamattina tua madre si è data alle pulizie quando sei uscita>> borbotta stizzito <<Comunque, dorme>> ci informa <<Che hai intenzione di fare?>> le chiede sospirando.
Noi ci guardiamo maliziosi <<Queste sono cose che non saprai mai, Fede, tu copri tua sorella caso mai arrivasse tardi domattina>> gli consiglio e chiudo la chiamata <<Forza, prima che ti venga in mente di ripensarci>> le dico sbrigativo indicando il parcheggio.
Mi lancia un’occhiata d’intesa <<Non stanotte>> mormora e so che anche questa notte passerà in bianco, tra baci e carezze, tra sospiri e gemiti, tra passione e sentimento.

Imprevisto // Paulo DybalaWhere stories live. Discover now