5. Cena

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Camera mia è appena diventata un campo di battaglia: vestiti ovunque, qualche completino intimo –che poi, perché io mi sia preoccupata pure di quello non si sa- e la borsettina con tutti i miei trucchi mezza svuotata sulla scrivania. L’unica cosa in ordine, al momento, sono i libri vicino a quel casino, tutti sistemati in un angolino con sopra l’astuccio e al capo opposto la pila di quaderni, compreso il romanzo che sto leggendo per l’esame.
<<Ma è scoppiata una bomba qua?>> chiede mio fratello confuso.
Mi metto le mani dei capelli <<Fede…>> mormoro spaventata.
Lui viene da me e mi abbraccia <<Calma, Ami, ora sistemiamo velocemente e troveremo sicuramente qualcosa da renderti più figa di quanto tu non sia già>> mi incoraggia <<Ma quelli li metti a posto tu>> aggiunge indicando i completini schifato.
Ridacchio <<Grazie>> gli bacio la guancia ruvida di barba, poi gliela carezzo <<Dovresti tagliarla>> gli dico corrucciata.
<<Alle ragazze piace>> si pavoneggia.
Scuoto la testa e intanto sistemo l’intimo che ho buttato all’aria; metto su un po’ di musica, mentre Federico si occupa degli scaffali in alto, io rimetto in ordine i cassetti. Dopo un po’ mi da un colpetto, alzo lo sguardo e lo trovo con in mano una gonna grigio scuro <<Che ne dici di questa?>> mi chiede con un sorriso.
Guardo l’indumento dubbiosa <<Non saprei cosa abbinarci>> mormoro.
Lui subito indica una maglia che ho in mano e che dovevo piegare per rimetterla nel cassetto <<Ti starebbero bene e se proprio vogliamo essere ancora più boni, le parigine che ti ha regalato Stefania qualche tempo fa sarebbero perfette>> mi fa notare.
Sospiro e acconsento <<Tu che ti intendi di moda mi spaventi però>> borbotto e recupero le calze che mi ha consigliato.
Si stringe nelle spalle <<Vedo solo quello che ti sta bene o meno e cerco di aiutarti>> dice soltanto poi mi bacia sulla tempia <<Forza o farai tardi>> mi consiglia.
Prendo alla lettera il suo consiglio e mi chiudo in bagno per darmi una rinfrescata; metto una meravigliosa crema alla mirra, così evito di mettermi un profumo e infilo l’intimo color carne, visto che ho il terrore che il reggiseno nero si veda sotto la maglia chiara.
<<Fefe, se arriva Paulo fallo salire>> gli dico passando nel corridoio per andare in camera a vestirmi.
Annuisce <<Preoccupati solo di farti figa>> mi dice, probabilmente rispondendo ad un messaggio.
Metto le parigine, la gonna e la maglia, infilandola dentro la gonna; mi guardo allo specchio e sospiro, non mi sento per niente bella. Prendo gli ombretti, il pennellino e inizio con le sfumature; finito e abbastanza soddisfatta del risultato, rifletto se mettere una sottile linea di eyeliner, ma decido di no, preferendo dare un po’ di volume alle ciglia con il mascara. Federico appare in camera, avvertendomi che Paulo sta salendo: annuisco e gli mostro due tinte per labbra, chiedendogli implicitamente quale fosse meglio. Lui alza le spalle <<Quella più chiara ti sta meglio>> indica quella che tenevo nella mano sinistra.
<<Grazie, cinque minuti e arrivo>> gli dico e lui, stampatomi un bacio sulla guancia, esce e accoglie l’argentino appena arrivato alla porta.
Ai capelli ho pensato stamattina, visto che sono lunghi e tanti e anche perché stasera non avrei avuto tempo: ho finito poco prima di far esplodere la bomba nell’armadio il turno al bar. Prima di uscire, stamani, ho dedicato tempo allo shampoo e ai boccoli; adesso devo solo mettermi a testa in giù per riavviarli un po’ e infilare la cuffietta che ho deciso di abbinarci, per avere qualcosa di sbarazzino e non rendere il tutto troppo piatto.
Guardo indecisa il mio paio di anfibi neri e delle francesine con un po’ di tacco; mi sembra di sentir urlare Stefania, per il solo fatto di aver preso in considerazione di mettere gli anfibi. Sospiro e infilo i tacchi, prendendo la sciarpa solita enorme e un cappottino nero, caldo abbastanza e adatto al resto.
Esco dalla camera, recupero il telefono in carica e raggiungo i due uomini in salotto <<Eccomi, sono pronta>> sorrido, facendo un’entrata trionfale.
Paulo alza lo sguardo e mi guarda affascinato, sento le guance andare a fuoco <<Ehm… ciao>> mormora avvicinandosi e dandomi un bacio, di nuovo esageratamente vicino alle labbra <<Sei… meravigliosa>> aggiunge facendomi fare un giro su me stessa.
<<E ci credo, ho scelto io>> si vanta Federico dal divano.
Gli mollo uno scappellotto <<Finiscila, ci sarei riuscita anche da sola>> gli faccio notare, ma non riesco a nascondere un leggero imbarazzo.
Il numero dieci ridacchia <<Ha buon gusto, stai benissimo>> mi guarda e, al solito, la sincerità nei suoi occhi mi sconvolge <<Forza o faremo tardi e Gonzalo mi metterà il muso per giorni>> mi sorride e mi aiuta ad infilare il cappotto.
Prendo le chiavi e la borsa <<Mi raccomando, Fe, mangia e se non sono tornata vai a letto. Se non vuoi stare solo, Guglielmo ha detto che sarebbe felice di scendere a stare un po’ con te, che siamo giorni che non ci vediamo>> gli ricordo.
Lui annuisce <<Lo chiamerò sicuramente, ho voglia di batterlo a scacchi>> si frega le mani.
<<Sai giocare a scacchi?>> gli chiede sorpreso Paulo.
Federico annuisce <<Mi ha insegnato nonno e Guglielmo è un degno avversario>> spiega <<Giochi?>> rigira la domanda.
Alza le spalle <<Era una delle passioni di mio padre, i miei fratelli non l’hanno mai amato molto come hobby. Un giorno ti sfido, voglio proprio vedere come te la cavi>> gli batte il cinque <<Ci vediamo>> lo saluta e mi prende per mano.
Bacio sulla guancia il mio fratellino <<Buona notte, Fefe>> gli lascio un buffetto dove gli ho stampato il bacio e seguo Paulo, che non ha mai lasciato la mia mano.
La tiene stretta anche mentre scendiamo le scale, aiutandomi e aspettando pazientemente <<Normalmente mi lamenterei, ma ti stanno troppo bene per farlo>> asserisce.
Ancora, le guance vanno a fuoco <<Se avessi messo gli anfibi, credo che Stefania sarebbe venuta a cercarmi armata di mazza da baseball>> rivelo.
Riflette un attimo <<Direi che avrebbe avuto ragione, non ti avrebbero dato quel più che ti rende così bella stasera>> mi lancia una veloce occhiata mentre esce dal parcheggio.
Decido autonomamente di collegare il mio telefono alla radio, avendo gusti totalmente opposti ai suoi; sfoglio un po’ sulle tracce che ho, optando per New York State Of Mind di Billy Joel e canticchiandola, seguendo il tempo con la mano sulla coscia.
Dopo un po’, il numero dieci prende la parola <<Mi piace, anche se sembra di stare in macchina di Berna>> ridacchia <<Come si chiama?>> mi chiede curioso.
<<New york state of mind, lui è Billy Joel>> rispondo <<Adoro anche la cover di Lea Michele di Glee>> aggiungo.
Mi guarda un attimo, poi torna con gli occhi sulla strada <<Hai guardato Glee?>> indaga sorpreso.
Annuisco <<Una delle poche serie che mi ha fatto piangere più volte>> ammetto senza vergogna <<E ogni tanto riguardo qualche puntata, presa dalla malinconia>> confesso.
<<Mia nipote ne è innamorata>> mi dice <<Non ho mai capito cosa ci trovasse>> borbotta.
Sospiro <<Glee ti fa credere nei tuoi mezzi, ti insegna ad accettare la diversità, la vera amicizia, che i sogni si possono avverare, ma anche no, ma che comunque ci sono altre strade che si possono intraprendere. Ci sono dei momenti molto toccanti, coronati da performance bellissime>> gli spiego <<Per capire dovresti guardarla dalla prima puntata all’ultima, amare e odiare i personaggi, seguire le coppie e i drammi, devi viverla>> concludo.
Fermo al semaforo mi guarda stupito <<Sembra che tu ci sia legata>> osserva e poi mi sistema giocosamente la cuffietta.
Mi stringo nelle spalle <<E’ la prima serie che ho veramente seguito e che mi ha insegnato tanto e fatto capire tanto in un periodo in cui volevo solo mollare tutto>> sussurro, fissando lo sguardo sulla città che sfreccia al nostro fianco.
Parcheggiata la macchina, si slaccia la cintura e si allunga per baciarmi la guancia <<Un giorno mi racconterai, perché voglio conoscere tutto di te, bello e brutto>> sussurra accarezzandomi dolcemente la mandibola <<Ora andiamo, ho fame e non vedo l’ora di presentarti Gonzalo>> aggiunge divertito.
Ridacchio <<L’ho già conosciuto, quando ritornavate da Londra>> gli ricordo.
Mi prende la mano, aiutandomi a scendere dalla macchina <<Ufficialmente lo conoscerai oggi>> mi fa l’occhiolino e poi fa strada verso il ristorante.
Il Pipita e compagna sono già al tavolo, che chiacchierano tranquilli e ciò che rende tutto bellissimo, è la mano sua sul pancione della ragazza.
<<Ehi piccioncini>> li richiama Paulo divertito.
Gonzalo si gira e sorride <<Sei in ritardo e nemmeno mi stupisco>> lo accoglie alzandosi e abbracciandolo.
<<Ho trovato traffico>> si stringe nelle spalle <<Ciao Lara>> sorride alla bionda rimasta al tavolo.
Si avvicina e le bacia le guance <<Come sta la principessa?>> le chiede dolce.
Lei si accarezza il ventre <<Alla grande, adora le coccole del papà, come sua madre>> risponde allegra.
Torna da me e mi prende la mano <<Gonza l’ha già conosciuta, mentre ritornavamo da Londra, lei è Artemide>> mi presenta.
Il numero nove si avvicina e mi abbraccia, sorprendendomi <<Piacere di conoscerti, Artemide>> mi dice gentile.
Sorrido imbarazzata <<Mida, Mida va benissimo>> chiarisco <<E’ un piacere anche per me Gonzalo>> annuisco.
Mi blocca con la mano <<Gonza, come mi chiama quel nanetto lì, oppure Pipa come tutti>> mi corregge <<Vieni, ti presento le mie donne>> mi sorride facendomi strada.
La bionda mi accoglie sorridente <<Paulo ci ha parlato tanto di te>> dice facendomi spazio sul divanetto <<Io sono Lara, la ragazza dell’orso che confabula col nano>> mi allunga la mano.
La stringo ridacchiando <<Artemide, Mida per gli amici>> gliela stringo.
<<Un nome particolare>> osserva curiosa.
Sistemo la cuffietta <<Mia madre è appassionata di cultura greca>> spiego <<La mitologia è la cosa che ha studiato di più in tutti questi anni>> aggiungo.
I due uomini ci raggiungono, sedendosi al nostro fianco e decidendo di ordinare; Paulo si siede vicino a me, guardandomi come a chiedere se fosse tutto a posto, gli sorrido tranquilla per assicurarlo.
Durante la cena parliamo molto: i ragazzi ci raccontano qualche aneddoto dello spogliatoio e degli allenamenti, poi io e il numero dieci spieghiamo ai due come ci siamo conosciuti.
A fine pasto il cameriere ci chiede se desideriamo altro, sto per rifiutare ma Lara mi lancia un’occhiata supplichevole e ridacchiando acconsento a farle compagnia con il dolce.
Poco dopo siamo fuori dal ristorante, salutandoci; il Pipita mi abbraccia di nuovo <<Mi sono divertito un sacco, Mida, spero ci rivedremo presto>> mi dice gentile.
Annuisco <<Certo, mi piacerebbe tanto>> gli sorrido e ricambio l’abbraccio <<Qualunque cosa tu gli stia facendo, continua, non l’ho mai visto così felice>> mi sussurra quando lo stringo.
Arrossisco, ma lo farò molto volentieri.
Anche Lara mi abbraccia <<Un giorno di questi passo al tuo bar, mettimi da parte un pezzo di torta al cioccolato>> mi dice cospiratoria.
Ridacchio <<Sarà il nostro piccolo segreto>> le faccio l’occhiolino <<Mi ha fatto piacere conoscerti>> le dico sincera.
È una ragazza stupenda: intelligente, simpatica e bellissima, non sarà difficile stringere amicizia con lei, viene quasi naturale.
Di nuovo, Paulo mi aiuta a salire in macchina e parte verso il mio quartiere <<Mi spiace farti fare tutta questa strada>> mormoro dispiaciuta.
Mi lancia una veloce occhiata <<Mi fa piacere e non ti farei mai venire da sola o in taxi. Domani poi ci alleniamo tardi, posso recuperare un po’ di sonno tranquillamente>> mi assicura <<E capiterà altre volte, perciò non pensarci>> aggiunge.
Sgrano gli occhi <<Che intendi dire?>> chiedo sorpresa.
<<Che oggi siamo usciti in gruppo, appena posso ti porto fuori soltanto noi due. Mi sembrava di essere stato chiaro a Vinovo l’ultima volta, voglio conoscerti e voglio farlo seriamente>> risponde semplicemente.
Mi mordo il labbro <<E’ reciproca la cosa>> sussurro imbarazzata <<Mi piace passare del tempo con te>> confesso poi in un mormorio.
Il resto del viaggio prosegue in silenzio, con il sottofondo della chitarra di Mark Knopfler che ci tiene compagnia; quando si ferma ad un semaforo, accarezza dolce la mia coscia e poi mi prende la mano, tenendola stretta sino al mio palazzo.
Mi accompagna sino al portone <<Ci sentiamo domani, ok?>> mi chiede dolce tenendomi le mani e osservandole.
Annuisco <<Se non rispondo subito, sto studiando>> lo avverto <<Ho il giorno libero, domani, se volessi passare dopo gli allenamenti>> aggiungo timida.
Sorride <<Vedo che ora facciamo, ti avviso però>> acconsente <<Anche Miralem vuole conoscerti, sai?>> mi dice imbarazzato.
<<Parli proprio tanto di me, eh>> scherzo, ma nascondo un imbarazzo terribile.
Ridacchia e arrossisce un po’ <<Sei la cosa più bella che mi sia capitata negli ultimi mesi, tutti vogliono sapere come mai sia felice ed io sono orgoglioso di fare il tuo nome>> spiega con la sua solita sincerità disarmante.
Abbasso lo sguardo per nascondere il rossore sulle mie gote, poi gli sorrido e gli accarezzo la guancia <<Torna a casa, ora, non voglio che fai troppo tardi>> gli dico apprensiva.
Lui annuisce <<Ti mando un messaggio appena entro a casa, promesso>> mi bacia la guancia e questa volta, volutamente sfiora l’angolo delle mie labbra <<Buonanotte piccola>> sussurra a pochi centimetri dal mio viso.
Non riesco a staccarmi dai suoi occhi verdi <<Buonanotte Dybi>> sussurro anch’io, mi lascia le mani e ritorna in macchina, aspettando che io entri nel portone.
Cosa è appena successo?!

Imprevisto // Paulo DybalaNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ