3. Felice

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<<Federico muoviti, non te lo ripeto più>> riprendo mio fratello dal salotto.
Lo sento sbuffare <<Sto arrivando, Ami, un attimo>> mi risponde.
Alzo un sopracciglio, lui è scocciato?!
<<L’hai detto anche dieci minuti fa, microbo, o ti muovi o ti prendi i mezzi>> gli do l’ultimatum.
Finalmente esce dalla sua camera, prende al volo lo zaino e la merenda sul balcone della cucina <<Piove, devi accompagnarmi tu>> dice sorridendo beffardo.
Gli mollo uno schiaffo sulla nuca <<Fila in macchina, spilungone>> gli indico la porta.
Prendo la mia borsa con i libri, nei momenti morti al bar mi porto avanti con lo studio; chiudo le luci e la porta e inizio a scendere le scale.
<<Vai di fretta, Artemide?>> la voce di Guglielmo mi fa sorridere.
Mi fermo e aspetto che mi raggiunga <<Devo accompagnare Federico a scuola e poi andare a lavorare, siamo un po' in ritardo>> gli spiego dopo avergli stampato un bacio sulla guancia.
<<Allora ti lascio andare>> mi saluta <<Forse passo al bar, tesoro, ci sarai?>> mi chiede mentre continuo a scendere.
Ridacchio <<A costo di aspettarti>> gli rispondo.
Butto la borsa sui sedili posteriori e prendo posto nel sedile del guidatore <<Dai, Ami, siamo in ritardo>> mi fa notare mio fratello.
Lo fulmino con un'occhiataccia e lui in risposta ride; metto in moto e prendo la via per il suo liceo, prima che decida di lasciarlo alla prima fermata dell’autobus disponibile.
Freno dolcemente di fronte all’entrata della sua scuola <<In perfetto orario>> gli faccio la linguaccia.
Fa un gesto vago con la mano <<Tutto culo>> borbotta scendendo.
<<Io sono al bar sino al primo pomeriggio, mi raggiungi?>> gli chiedo allungandomi per vederlo.
Alza le spalle <<Va bene, pranziamo lì?>> rigira la domanda.
Sospiro <<Non lo so, vediamo>> gli rispondo <<Mi raccomando Fè>> lo riprendo seria.
<<Sì, sì, segui le spiegazioni e non fare cazzate>> borbotta chiudendo lo sportello ed entrando.
Scuoto la testa e rimetto in moto; so che sembro pesante sulla scuola con lui, ma ci tengo e poi è un ragazzo molto intelligente, voglio che sfrutti il suo potenziale al massimo. Voglio che sia in fascia alta per i crediti di fine anno, che possa poi uscire con un buon voto alla maturità, che scelga la facoltà che più gli piace e che la segua con passione, come sto facendo io -sorvolando sull’umanità di alcuni professori.
<<Sempre con calma tu, eh>> mi riprende Stefania appena entro.
Mi levo la cuffietta e sbuffo <<Ho accompagnato il microbo a scuola>> le dico a mo' di spiegazione <<Mi metto il grembiule e ti aiuto>> aggiungo andando nello stanzino a noi riservato.
Torno dietro al bancone, iniziando a dare una mano alla mia amica <<Porta quelli al dieci intanto>> mi dice indicando il vassoio.
Annuisco e lo prendo, avvicinandomi al tavolo indicatomi; lascio i due cappucci e cornetti e ritorno indietro <<Oggi il tuo spasimante non si è ancora visto>> mi fa notare maliziosa.
Ridacchio <<Non è il mio spasimante, te l’avrò detto mille volte>> la riprendo andando verso un altro tavolo e salutando i soliti coniugi Scozzese <<Signor Giovanni, signora Paola, due minuti a sono da voi>> sorrido, ricevendone un altro in risposta dalla signora.
<<Non lo sarà, eppure vi scrivete da almeno dieci giorni? Due settimane?>> chiede conferma <<Ti viene dietro>> sentenzia.
Le tiro, per l’ennesima volta in almeno tre anni, lo straccio con cui pulisco i tavoli <<Dammi l’ordine degli Scozzese, Cupido>> le dico ridacchiando.
Raggiungo i coniugi sorridendo <<Ecco a voi, due cappuccini uno chiaro con soia e due cornetti alla crema>> poso i piattini con cura.
La signora Paola mi accarezza la mano <<Sei un tesoro, Mida>> mi dice dolce.
<<È un piacere, signora Scozzese>> le assicuro <<Buon proseguimento>> auguro e ritorno da Stefania.
Poggio il vassoio e la trovo ad osservare l’anziana coppia con sguardo sognante: il signor Giovanni, come sempre, ha messo lo zucchero nel cappuccino della moglie, porgendole poi il suo cornetto. Sono una bellissima coppia, si vede che sono ancora molto innamorati l’uno dell’altra.
<<Ste!>> la richiamo <<L’ordine>> le dico divertita indicando il vassoio.
Sospira <<Chissà se anche il tuo spasimante farebbe una cosa del genere>> sorride maliziosa.
Alzo gli occhi al cielo <<Che ansia che sei>> borbotto e la lascio preparare gli altri ordini, andando verso i nuovi arrivati.
Prendo il blocchetto e la penna <<Buongiorno, cosa posso portarvi?>> chiedo distrattamente.
<<Ciao Mida>> alzo lo sguardo e sorrido.
<<Ciao Federico>> ricambio <<Che fai, tradisci Paulo?>> scherzo.
Lui ride, se lo vedesse Stefania sverrebbe all’istante <<No, non potrei mai>> sta alla piccola provocazione <<Mi serviva consiglio per una cosa e ho chiesto a Miralem, ci siamo trovati qua e abbiamo pensato di prenderci un caffè>> spiega divertito.
Annuisco <<Due caffè, quindi?>> chiedo conferma.
<<Per me macchiato, per favore>> aggiunge il bosniaco.
Annoto tutto, ripongo il blocchetto e pulisco al volo il tavolo <<Arrivano subito>> assicuro con un sorriso.
Ora mi diverto, di nuovo <<Oh Ste, li servi tu i due che sono appena arrivati?>> le chiedo disinteressata.
Posa lo sguardo sul tavolo e potrei giurare di aver visto i suoi occhi farsi a cuoricino <<Cazzo, sto andando subito>> borbotta mettendo i due caffè sul vassoio.
Ridacchio e vado a fare lo scontrino ai coniugi Scozzese <<Ecco a lei, signor Giovanni>> gli dico cordiale restituendogli il resto.
I due anziani sorridono <<Grazie a te, Mida>> mi dice la signora <<Ma dimmi, quel bel ragazzetto di Federico?>> mi chiede interessata.
<<A scuola, ha ottimi voti e si impegna>> rispondo orgogliosa.
Lei mi accarezza la guancia <<Sono così contenta>> dice sincera <<Buona giornata, Mida>> mi augurano uscendo.
Sistemo il bancone, assieme a Stefania che non fa altro che lanciare occhiate al tavolo con Berna e Miralem facendomi ridacchiare; è proprio presa da quel ragazzo, non c'è niente da fare.
Appena abbiamo un attimo di calma, decido di mettermi un po' a studiare; Stefania e Claudio possono cavarsela benissimo da soli per un po', tanto sino ad almeno l’ora di pranzo sarà abbastanza tranquillo qua. Prima però scatto una foto ai due calciatori, mandandola poi a Paulo “Ti hanno fregato il tavolo, io prenderei provvedimenti” gli scrivo.
Mi sistemo su un tavolo defilato, così da non dare fastidio ai clienti che arriveranno; riprendo in mano il libro di Mario Vargas Llosa, La guerra del fin del mundo, rigorosamente in lingua originale. Il quadernino dove ho scritto tutti gli appunti che mi serviranno di riferimento all’esame e la penna, concentrandomi nel trovare i giusti riferimenti alla situazione sociale del Sud America nel ventesimo secolo; dopotutto è su quello che si basa l’esame di letteratura ispano-americana.
Dieci minuti dopo il mio telefono mi avverte dell’arrivo di una notifica “Sai che hai ragione?! Appena arrivano mi sentono quei due” e chiude con la faccina che ride.
Un sorriso spontaneo mi cresce sulle labbra “Fatti rispettare, sei arrivato per primo” gli consiglio e lui subito visualizza “Giusto!” risponde “Oddio, tu stai lavorando ed io ti disturbo, scusa!” aggiunge subito dopo.
Mi scappa una leggera risata “Sono in pausa Paulo, tranquillo. E poi ti ho scritto io per prima” lo rassicuro.
Blocco lo schermo e riprendo la lettura, segnando alcuni passaggi a matita sul libro e scrivendo un appunto sul quaderno; riesco a leggere altri due capitoli, prima che una notifica mi distragga “Forse hai ragione” scrive “Posso proporti una cosa?” chiede poi.
Alzo un sopracciglio “Certo” rispondo subito, curiosa lo ammetto.
Passano due minuti buoni del fastidiosissimo “sta scrivendo” e poi finalmente appare il suo messaggio “Ecco… mi chiedevo se un giorno di questi, se non hai niente da fare, ti va di prendere un caffè assieme”.
Tiro su lo sguardo su Stefania, indecisa se informarla della cosa e chiedere il suo consiglio oppure seguire l’istinto e tenere la cosa per me; sono sicura al cento per cento che diventerebbe come una ragazzina di fronte al suo idolo, meglio evitare.
Prendo un respiro profondo e mi sbrigo a digitare una risposta “Per me non c’è problema, dimmi tu quando. Il turno posso scambiarlo con il mio collega, mi deve ancora qualche favore” e premo invio col fiato sospeso.
Non passa nemmeno un minuto che arriva la sua notifica “Che ne dici di domani pomeriggio? Il mister ci fa allenare solo di mattina perché poi ha una riunione in dirigenza” propone.
Mi mordo il labbro e ripasso il calendario delle lezioni; esco da Instagram e apro Whatsapp “Ceci, mi passerai gli appunti di filologia di domani? Giuro che ti spiego perché” scrivo alla mia collega, fedele compagna nelle interminabili ore di letteratura latina.
Nemmeno due secondi e arriva la sua risposta “Voglio tutti i dettagli del tuo appuntamento e spero sia un figaccione, altrimenti ti arrangi”.
Le riempio la chat di cuori gialli, i miei preferiti e ritorno ai direct con Paulo “Andata! Ci sentiamo stasera per luogo e ora? Sta per iniziare l’ora di punta qua e devo andare” accetto.
Mi risponde affermativamente e mi augura buon lavoro, che carino.
Mando un veloce messaggio vocale a Federico <<Domani ti arrangi con la palestra, esco per un caffè con Paulo. Ti adoro>> lo ascolterà a ricreazione e vorrà uccidermi come minimo.

Imprevisto // Paulo DybalaTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang