19. Luce

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Queste settimane sono state piene: io e Paulo abbiamo passato molto tempo assieme, tanto che a un certo punto mi sono sentita in colpa verso Federico e ho deciso di passare una giornata con lui e farci una maratona di film che ci ha tenuti alzati sino alle quattro del mattino.
Il campionato è iniziato, i ragazzi sono tornati vittoriosi da Verona, anche se con qualche peripezia; ora preparano la sfida con la Lazio in casa e Max sembra più pazzo del solito a sentire i resoconti di Paulo. In questo momento sono con lui in macchina, diretti verso la palestra dove sono solita fare un po’ di esercizio di tanto in tanto; finito il turno al bar, è passato a prendermi e mi ha accompagnato. Con le mani intrecciate ci avviciniamo all’entrata, trovandola chiusa e con il cartello “Affittasi” per il locale appeso <<Come affittasi?!>>  chiedo retorica.
Paulo ridacchia e io gli riservo un’occhiataccia, visto che è giorni che fa presente la sua opinione riguardo la mia voglia di andare in palestra <<E’ destino, bebé>> sorride soddisfatto.
Sbuffo e incrocio le braccia al petto <<Non mi intrufolerò alla Continassa solo perché non approvi che io vada in palestra>> chiarisco.
Lui si avvicina, sciogliendo le mie braccia <<Ma la palestra è chiusa, bebé, come la mettiamo?>> chiede sempre con quel sorrisino soddisfatto <<E, inoltre, ti farò da personal trainer>> aggiunge con voce roca, tanto che sembra più una proposta indecente che un vantaggio.
Sospiro <<No>> dico categorica <<Poi, tu personal trainer, ricordo una serie di lamenti e imprecazioni quando Max vi chiude a fare esercizio in palestra>> ribatto con malcelato sarcasmo.
Assottiglia lo sguardo <<Ho imparato a palleggiare ancor prima che a camminare, dovresti saperlo che senza un pallone non so stare>> controbatte, ma sento chiaramente lo stridio delle mani che tentano disperatamente di tenersi allo specchio, ergo le sue convinzioni stanno cadendo miseramente.
Faccio un gesto della mano, come a scacciare una mosca <<Poco importa, saresti poco credibile come personal trainer>> continuo il mio attacco, continuando a mal celare la soddisfazione.
Sorprendendomi, sorride a mezza bocca e incrocia le braccia al petto portando il mio sguardo ai bicipiti che si gonfiano e risaltano dalla maglia a maniche corte <<Farò palestra assieme a te>> sentenzia.
Alzo lo sguardo sul suo viso, stupita <<Cosa?!>> quasi urlo.
In tutto questo noi siamo ancora davanti alla palestra, in mezzo strada e discutiamo sugli esercizi fisici che lui fa solo sotto tortura: dieci a uno che domani il web impazzirà, ipotizzando una lite aspra che metterà fine alla nostra relazione.
<<Faremo gli esercizi assieme, ti aiuterò con i tuoi e farò i miei. Io adempio al mio dovere, tu ti tieni in forma e io non mi corrodo il fegato pensando a quanti possano guardarti il culo mentre fai squat>> elenca sicuro <<E’ un compromesso onesto>> mi fa notare, sciogliendo l’intreccio delle sue braccia e sorridendo sfacciato come suo solito.
Alzo un sopracciglio <<E oltre al tenermi in forma, cosa ci guadagno io?>> gli chiedo scettica.
Il sorriso diventa malizioso <<Il sogno di tutte le mie tifose, vedermi fare esercizi in palestra>> risponde candido.
Mi massaggio una tempia <<Il sogno delle tue tifose è vederti come mamma ti ha fatto, privilegio di cui mi vanto l’esclusiva>> chiarisco <<Ma la risposta rimane comunque no, non farò palestra alla Continassa solo per salvaguardare il tuo fegato perché non c’è nemmeno motivo per corroderselo>> rimango ferma nella mia posizione.
Anche se, diciamoci la verità, vederlo in certe posizioni non sarebbe totalmente un peccato…
Riflette un attimo e poi tira fuori una moneta dalla tasca, probabilmente il resto del caffè che abbiamo preso prima di venire qua <<Testa o croce>> sentenzia <<Testa niente Continassa, croce sarò ben felice di mostrarti la meravigliosa palestra di cui siamo forniti>> spiega.
Incrocio le braccia, molto più scettica di prima, votandomi a qualsiasi santo che esca testa; lancia la moneta, riprendendola e mostrandomi il lato fiero come se avesse appena segnato una tripletta al Real Madrid: croce. La infila di nuovo in tasca e prende la mia mano, tornando a grandi passi verso la macchina <<Quanto sollevi di solito?>> chiede ironico, beccandosi un colpo al petto mentre mette in moto.
Teoricamente non doveva esserci nessuno, perché il mister ha dato il pomeriggio libero, quindi avevamo la privacy necessaria per infrangere le regole; peccato che il caro Paulino non abbia tenuto conto della dedizione al lavoro del suo nuovo compagno. Quindi, al momento, ci troviamo –si trova, perché io non volevo venirci qua- a chiedere silenzio assoluto a Cristiano, che ci guarda divertito.
<<Ehi, calmi, sarò un pesce>> ci assicura <<Ma dovrete evitare di fare i piccioncini, perché sono arrivato nemmeno dieci minuti fa, stavo giusto iniziando>> continua.
Perfetto! Segnerò questa giornata come quella delle figure di merda.
Paulo si stringe nelle spalle <<Nessun problema, in realtà non riuscirei nemmeno perché l’ho portata qui con l’inganno>> ridacchia nervoso.
<<La vendetta è un piatto che va servito freddo>> commento, cominciando a riscaldare i muscoli come Dario mi ha insegnato anni fa.
Tempo due settimane e potrò tornare a fare pesi nella mia vecchia palestra, intanto che Federico semina polmoni in campo per la preparazione; un po’ mi dispiace, ma non dimentico le sue battutine quando ero io a farla e stavo anche un’intera settimana senza potermi nemmeno sedere. Gli rendo solo pan per focaccia, da brava sorella maggiore e sono sicura di riuscire a guadagnarmi anche l’appoggio di Carlotta.
Cristiano ride alla mia battuta e consiglia a Paulo di dormire con un occhio aperto; lui, di tutta risposta, mi guarda malizioso <<Se sono con lei, difficilmente dormo>> dice e io vorrei solo sotterrarmi all’istante.
Alla fine non è stato così male: Paulo, per quanto sorprendente, si è rivelato un ottimo personal trainer e ha mantenuto fede alla sua promessa, facendo gli esercizi che gli da Max nel programma. Dopo un’ora sono stremata: per quanto mi tenga allenata lui, in modi assai più piacevoli, era da un po’ che non facevo un giretto in palestra e i muscoli stanno urlando pietà.
Allietandomi con la visione dei suoi addominali, mentre con la maglia si toglie un po’ di sudore dal viso, mi sorride <<Forza, l’ultima serie di addominali e torniamo a casa>> mi incoraggia.
Sospirando mi siedo, pronta a cominciare <<Sbaglio o mancano pure a te?>> chiedo confusa.
Annuisce <<Facciamo così, chi finisce prima, senza ovviamente ammazzarci, riceverà un premio>> propongo.
Al solito, come ogni volta che gli si sottopone una sfida, si fa curioso <<Posta per chi vince?>> chiede subito, sedendosi vicino a me.
Do una veloce occhiata, nel caso Cristiano fosse tornato, poi decido di lanciare la bomba <<Potrai dirmi ti amo>> dico in modo scherzoso, giusto per mascherare un po’ la cosa.
Sorride e da il via; dopo varie peripezie siamo riusciti a dividere le serie così che potessimo farle assieme che avessimo lo stesso numero, lui ha dovuto farne due serie in più perché ne aveva un numero maggiore, ma sono riuscita a raggiungere lo scopo di finire assieme.
È un po’ che penso al nostro rapporto, soprattutto nell’ultimo periodo: siamo diventati molto più intimi, al di là del rapporto fisico in sé; abbiamo preso a confidarci, raccontarci eventi del nostro passato, a parlare del nostro futuro assieme. Mi piace come le nostre abitudini si siano intrecciate, come lui si preoccupi per me, come parlare con lui risulti così facile; parlare del nostro futuro mi ha fatto capire che io uno con lui voglio averlo, che questa relazione può arrivare lontano, che voglio farla arrivare lontano. Anche se in un modo un po’ contorto, voglio capire se per lui sia lo stesso: ho accennato al discorso un paio di volte, ma lui si è sempre chiuso a riccio; suppongo che la relazione con Antonella l’abbia segnato più di quanto non dia a vedere.
Lo vedo alzarsi trionfante quando a me ne mancano quindici, così si siede di fronte a me e mi tiene i piedi mentre finisco; respirando profondamente mi siedo, baciandolo a stampo, perdendomi poi nel verde luccicante dei suoi occhi.
<<Devo proporre al mister di farti fare esercizi qua, è molto più divertente con te>> sorride, distendendo le mia gambe ai lati delle sue.
Ridacchio e lo bacio di nuovo, leggermente <<Hai vinto, sai che significa?>> gli chiedo, tenendo sempre il tono canzonatorio.
Mi prende il viso tra le mani, osservando i miei occhi e baciandomi di nuovo le labbra <<Un’altra notte svegli, nel buio della nostra camera>> risponde con voce roca, quella carica di aspettative.
Sento crollare tutte le mie convinzioni, ma cerco di dissimularlo, sorridendo maliziosa e ricambiando il suo bacio <<Forza, Mire mi ha detto che Fede sta da lui stanotte, a Edin mancava tanto. Stai da me?>> chiede alzandosi e aiutando me, prendendomi le mani.
Annuisco <<Devo prendere il cambio per domani>> lo avverto.
Intreccia le nostre dita <<Non ce n’è bisogno, hai delle cose da me>> mi sorride.
Cerco di ricambiarlo, ma non sono più sicura di niente; sarà stata pure una scommessa, ma ci tenevo, perché avrei potuto scorgere una falla nella sua invalicabile corazza. Ma lui sembra aver dimenticato tutto, come se il suo unico scopo fosse vincere perché era una sfida e lui non ne perde una.
La notte con lui è stata, come sempre, fantastica: lo sentivo e non solo fisicamente, perché insomma, al contrario mi farei qualche domanda. Ma lo sentivo proprio nel senso più intimo dell’atto: non era solo sesso quello che per la maggior parte della notte ci ha tenuti svegli, era molto di più. Per me era amore, perché è l’unica parola, per quanto riduttiva, che può riassumere le sensazioni che ho provato; per lui non lo so, i suoi occhi erano diversi, perché amo perdermici dentro mentre doniamo noi stessi reciprocamente, so che l’ha notato anche lui che qualcosa era diverso. Ma non so se abbia capito o se abbia deciso volontariamente di ignorare quel calore che ci ha avvolti; non ha parlato molto, mentre si dedicava al suo passatempo preferito, sfiorare la mia schiena con la punta delle dita, ogni tanto mi osservava, ma praticamente non ha spiccicato parola.
La mattina, dopo aver passato la notte a ripensare a tutta la serata, decido che devo capire bene cosa voglio: seguire nella relazione, sapendo che probabilmente lui non riuscirà mai a ricambiare, o chiuderla e rimanere con il bel ricordo di questi mesi? Devo stare sola, questo sicuramente, ed evitare il più possibile contatti con lui; per quanto sia difficile ammetterlo, il suo glissare sulla scommessa, mi ha ferito più di quanto mi aspettassi.

Imprevisto // Paulo DybalaWhere stories live. Discover now