2. Che giornata

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Il giorno dell’allenamento a porte aperte è arrivato ed io mi sento carico come non mai in questo ultimo periodo; saluto tutti felice in spogliatoio, beccandomi un’occhiata confusa da Gonzalo. Ah, il mio gigante buono: mi è stato molto vicino in questi mesi, un vero amico, nonostante abbia il suo bel da fare con la gravidanza di Lara. Onestamente non vedo l’ora di vederlo nelle vesti di papà iper-protettivo verso la sua piccolina, ho l’impressione che sarà fantastico anche in quello.
<<Cos’è tutta questa allegria, Paulì?>> mi chiede proprio il mio connazionale.
Alzo le spalle <<Mi sono alzato felice stamattina>> rispondo vago.
Non gli ho raccontato, più per mancanza di tempo che per altro, dell’avventura con Artemide della settimana scorsa; come avevo predetto, Mariano quella sera non mi ha creduto. Così una mattina che non avevamo allenamento, l’ho portato al bar e ho chiesto la testimonianza della ragazza e si è dovuto ricredere. Lo sguardo di approvazione che mi ha lanciato dopo mi ha confuso un po’, ma dubito che seguirò il suo consiglio implicito; ci manca solo quello e gli articoli si sprecheranno. Non per Artemide, sia ben chiaro, ma per il periodo in cui sono finito e dal quale vorrei uscire. Sto tornando dall’infortunio, da mesi neri a dir poco, voglio essere al meglio.
Mi guarda corrucciato <<Davvero? Anche solo il pensiero di uscire di casa, negli ultimi mesi, ti faceva inorridire e oggi, tutto d’un colpo, ti sei alzato felice?>> osserva sarcastico.
Ok, forse non è stata la persona giusta con cui essere vago <<Sono successe delle cose la settimana scorsa, magari te ne parlo stasera davanti ad un mate>> propongo, optando per la sincerità, che con Gonzalo è sempre la scelta migliore.
Annuisce <<Andata>> mi batte il cinque <<Ma voglio i dettagli>> mi avvisa allontanandosi verso Mario e iniziando ad infastidirlo, come sempre.
Do un’occhiata veloce agli spalti, ma di Artemide nemmeno l’ombra; quando sono andato al bar, ieri mattina, le ho chiesto di mettersi nelle prime file, così che potessi vederla. Ma non sembra esserci; magari è in ritardo o ha avuto qualche problema.
Scuoto la testa e mi concentro sull’allenamento, vogliamo far divertire i tifosi ma allo stesso tempo impegnarci e prepararci per bene alla partita di ritorno con il Tottenham. Verso la fine della seduta il mister ci da il via per far divertire il pubblico; lancio un’altra occhiata agli spalti cercando di scorgere Artemide, ma niente, non la vedo.
Sospiro e raggiungo Miralem <<Gara di punizioni?>> mi propone con un ghigno.
Lo imito <<Preparati a perdere>> lo avviso mettendomi in posizione.
Scoppia a ridere <<Mi offri una cena>> decreta prendendo un altro pallone.
<<Vedremo>> mormoro concentrato.
Tiriamo dieci palloni a testa, a me ne entrano otto di cui uno di rimbalzo sul palo -una botta di culo discutibile- e lui rimane indietro di uno; vinco e, al solito, glielo faccio notare varie volte.
Sbuffa <<Saremo stati pari se l’ultima non ti fosse entrata>> mi fa notare.
Mi stringo nelle spalle <<La fortuna oggi gira dalla mia parte>> è il mio commento.
Mi guarda e praticamente mi manda a quel paese, raggiungendo gli spalti e sorridendo ai tifosi che si congratulano per la piccola sfida che abbiamo messo su. Ridiamo quando molti ci fanno notare che la mia vittoria è questione di fortuna, che probabilmente avrebbe vinto lui se la seconda che ha tirato avesse preso meglio il palo.
<<Ehi, vince sempre lui, toccherà a me ogni tanto?>> chiedo divertito.
Il mio compagno bosniaco mi indica <<Io vinco onestamente, tu bari>> mi fa notare.
Metto su la mia migliore espressione innocente <<Io?! Non è assolutamente vero, eres mentiroso*>> dico con voce da bambino.
Lui scuote la testa <<Sei il solito>> borbotta.
Abbiamo accontentato tutti così decidiamo di andare a darci una lavata: il tempo non è dei migliori a febbraio e il fango regna sovrano nel campo, siamo decisamente sporchi.
Sono un po' triste che Artemide non ci sia, mi sarebbe piaciuto rivederla per più di dieci minuti e far felice suo fratello; sto quasi per rassegnarmi, che mi sento chiamare. Mi giro e un sorriso enorme si fa spazio sul mio viso; mi riavvicino agli spalti salutandola felice <<Pensavo non fossi venuta>> le dico sorpreso.
Sospira <<Siamo arrivati tipo a metà allenamento, la macchina non partiva e abbiamo dovuto prendere i mezzi>> spiega <<Spero non sia troppo tardi per quella cosa>> mi dice preoccupata.
<<No no no, anzi>> nego subito <<Vai all’entrata, ti vengo a prendere e il tempo di darmi una ripulita e vi raggiungo>> la rassicuro.
Le spiego come arrivare all’entrata e che se dovessero dirle qualcosa di mandarli da me; poi corro in spogliatoio, iniziando a levarmi felpa e cappellino già dal corridoio. Quasi scardina la porta e nemmeno so spiegarmi questa euforia, sono felice di rivederla e passare più del tempo di un’ordinazione e del conto assieme a lei.
<<Sei impazzito tutto d’un colpo?>> mi chiede Douglas osservandomi confuso.
Tossicchio imbarazzato <<No, perché?>> rigiro la domanda.
Alza le spalle <<Sei strano oggi>> risponde soltanto.
Lo ignoro e vado in doccia, uscendo dopo la metà del tempo che ci metto di solito; mi asciugo velocemente e altrettanto rapidamente mi vesto, chiudo l’armadietto e prendo il borsone, urlando un saluto generale.
Arrivo all’entrata più lentamente, cercando di dissimulare il mio entusiasmo; apro la porta e sorridendo li faccio entrare, con il fratello che non crede ai suoi occhi.
<<Ehi, ho fatto più in fretta che ho potuto>> li accolgo.
Artemide sorride <<Grazie davvero>> dice imbarazzata <<Lui è mio fratello Federico>> lo fa avanzare spingendolo un po'.
Lui guarda me e poi la sorella <<A-ami?>> chiede confuso.
<<Piccolo regalo per i tuoi bei voti. Ti stai impegnando e volevo premiarti, basta che non me ne fai pentire>> gli spiega dolce.
Federico sorride felice e l'abbraccia forte <<Sei la sorella migliore del mondo>> lo sento mormorare.
Lei ride e lo stringe, anche se le ruba almeno quindici centimetri in altezza; devono essere molto legati, non sono molti i fratelli maggiori che, al giorno d’oggi, fanno delle sorprese del genere per i minori.
<<Artemide mi ha detto che sei un mio fan>> dico appena si staccano.
Lui arrossisce un po' <<Ti ammiro molto, ecco>> chiarisce impacciato.
Mi viene da sorridere <<Mi fa piacere>> annuisco <<Vi va un caffè?>> chiedo ad entrambi.
Loro due si guardano e annuiscono <<Ma tra un po' dobbiamo andare, perderemo l’autobus altrimenti>> mi avvisa Artemide.
Scuoto la testa <<Vi accompagno io>> dico sicuro.
Lei sospira <<Non è necessario>> mi fa notare ed io ridacchio all’espressione del fratello.
<<Sì sì, certo, ma vi accompagno lo stesso>> le faccio l’occhiolino.
Io e Artemide prendiamo un caffè, mentre Federico, proprio come il suo omonimo, preferisce il succo d’ace <<Non capisco cosa ci trovate nell’ace>> borbotto.
Lui si stringe nelle spalle <<Mi piacciono le cose aspre>> dice a mo' di spiegazione.
Annuisco <<Fai sport, Fede?>> gli chiedo, sinceramente interessato.
Manda giù il succo <<Pallavolo, da una decina d’anni più o meno>> risponde.
Lo guardo confuso <<Nostro nonno era un tifoso sin da giovane, non ha perso una partita, ci siamo appassionati per quello alla Juve. Ma la pallavolo mi ha affascinato sin da bambino, è un controsenso lo so, ma non mi ci vedo a fare il giocatore>> spiega sincero.
Ho appena deciso che approfondirò la conoscenza con questi due fratelli, mi piacciono molto e sembrano a posto <<Diciamo che la Juve è la passione e la pallavolo la vocazione>> riassumo.
Loro annuiscono <<Hai centrato il punto>> sorride Artemide.
<<Che ruolo hai?>> indago, mi ha sempre incuriosito come sport.
Sorride imbarazzato <<Attaccante ricevitore, opposto all’occorrenza>> risponde chiaro.
<<Sei tipo quello che fa un sacco di punti no?>> continuo divertito.
La sorella trattiene una risata <<Sempre simpatica sorella>> borbotta <<Sì, comunque, almeno quando sono in giornata>> alza le spalle.
Mi rivolgo poi proprio alla ragazza <<E tu? Pratichi sport?>> chiedo sorridendo.
Scuote la testa <<Non più, qualche volta vado in palestra o a correre>> risponde semplicemente <<Ho poco tempo>> aggiunge come spiegazione.
Guardo l’ora e decido di andare se voglio arrivare in tempo per pranzare con Mariano e i miei due fidati amici di sempre; chiedo ai miei due ospiti, che concordano, anche perché Federico deve riprendere a studiare e Artemide ha il turno al bar.

Imprevisto // Paulo DybalaWhere stories live. Discover now