16. Confía en mi

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ATTENZIONE: BOLLINO ROSSO!

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<<Pronto per tornare da papà?>> chiedo al piccolo seduto dietro.
Annuisce contento <<Sì, mi manca tanto>> mormora triste.
Sorrido intenerita, il rapporto che ha con Miralem è veramente bello; lascio che Federico intrattenga la conversazione con lui ed io cerco di rilassarmi, evitando di pensare che rivedrò Paulo dopo quasi una settimana che non ci sentiamo, se non qualche piccolo messaggio a cui ogni tanto rispondevo e ogni tanto no.
Hanno ancora una settimana, forse dieci giorni prima di partire per la tournée americana e non devono stare in ritiro, quindi ho l’impressione che lui inizi a inventarsi qualcosa per farsi perdonare e rimediare al danno che ha fatto.
Freno dolcemente davanti al centro sportivo e spengo il motore; Fede mi guarda e mi mette una mano sulla gamba <<Se vuoi vado io>> mi dice comprensivo.
In questi giorni è stato la mia ombra praticamente, si assicurava che stessi bene e che non stessi sprofondando nella malinconia scatenata dalla sua mancanza.
Scuoto la testa <<No, vengo con te, non ha senso rimandare all’infinito questa cosa>> dico sicura.
Levo la chiave dal quadro e scendo, andando ad aprire lo sportello a Edin e prendendolo per mano per tornare dal padre; mio fratello prende la sua borsa e poi ci dirigiamo verso l’entrata.
Come il piccolo vede il padre lascia la mia mano e corre verso di lui, che felice lo stringe nel suo abbraccio e poi gli stampa un bel bacio sulla guancia; sentiamo chiaramente il “mi sei mancato” dolcissimo pronunciato in francese mentre nasconde il viso nell’incavo del suo collo.
<<Mida, grazie, non so cos’avrei fatto senza te>> mi dice il centrocampista sorridente <<Dimmi se devo darti qualcosa, non ci sono problemi>> lo blocco subito.
<<Non è necessario, lo abbiamo fatto con piacere, Edin è un bambino fantastico e siamo riusciti ad insegnargli un paio di fondamentali della pallavolo>> io e Federico ci guardiamo soddisfatti.
Lui scoppia a ridere e guarda il figlio <<Ti hanno fatto vedere la pallavolo, eh, amore>> scherza.
Edin annuisce <<E’ bello e voglio vedere Fefe giocare>> dice sicuro, annuendo.
Ridiamo a poi gli stampo un rumoroso bacio sulla guancia <<Quando vuoi, piccolo, Mida ti porta dove vuoi>> gli sorrido <<Meglio che vada ora, qualcuno qua ha un appuntamento>> dico scherzosamente verso mio fratello.
Lui sbuffa e si avvicina a salutare padre e figlio, vedo con la coda dell’occhio che dice qualcosa all’orecchio del numero cinque, ma sono troppo occupata a osservare Paulo che entra nella sala relax chiacchierando con Cristiano. È proprio il portoghese a notarmi, mi sorride e poi fa cenno all’argentino, che alza i suoi occhi chiari sulla mia figura; mi guarda come se non aspettasse altro, passando dalle gambe lasciate scoperte dal vestitino di cotone che ho messo stamattina alla scollatura che mette in risalto il mio decolté, per poi fermarsi ai miei occhi. Si avvicina cauto, mordendosi il labbro in difficoltà, poi si decide e mi abbraccia rapidamente <<Come stai?>> mi chiede con il suo solito tono premuroso.
Alzo le spalle <<Non mi lamento, tu?>> lo guardo e vedo la stanchezza dovuta alla preparazione, ma anche una luce più allegra dalle ultime foto che postava.
Che sia merito mio?
Mi accarezza la guancia <<Ora meglio ed è solo merito tuo>> lo guardo confusa <<Mi rende felice il solo vederti, anche se abbiamo ancora da chiarire e io devo rimediare a tutte le stronzate che ti ho detto>> mi spiega subito.
Sospiro e gli poso le mani sui polsi, abbassandoli dolcemente <<Non possiamo risolvere tutto così, Paulo, lo sai>> gli faccio notare.
Lui annuisce energico <<Lo so, lo so bebé, per questo voglio invitarti a cena da me stasera. Sono solo, così possiamo parlare tranquillamente e senza interruzioni. Potresti preparare la cena, adoro quando cucini e potresti stare da me>> propone veloce.
Mordo il mio labbro inferiore combattuta, poi da dietro Paulo vedo annuire sia i Federico, che Miralem, così accetto <<Va bene, ma domani ho il turno di mattina, dovrò alzarmi presto>> lo avverto.
Sorride <<Vorrà dire che ti accompagnerò e farò colazione prima di venire qua>> risolve subito.
Ridacchio <<A che ora vengo stasera?>> gli chiedo poi.
Si stringe nelle spalle <<Sono a casa dal pomeriggio, puoi accompagnare Fede dove deve andare e poi venire direttamente da me. Se hai da studiare, ti lascio stare e poi ci mettiamo a preparare la cena, non è un problema>> dice accorato.
Gli metto le mani sulle spalle <<Calmo, ok? Fede lo accompagno per le cinque, cinque e mezza, poi vengo da te, d’accordo?>> quasi sillabo per fargli capire.
Annuisce <<D’accordo>> mormora <<Ci vediamo dopo, allora>> sorride e mi lascia un dolce bacio sulla guancia.
Sento le mie guance scaldarsi <<A dopo>> sussurro imbarazzata come le prime volte che lo faceva.
Tornati a casa lascio che Federico si prepari per la serata con Carlotta; nel frattempo preparo il piccolo borsone con il cambio che porterò da Paulo e poi mi metto a studiare un po’, anche se alla fine non concludo molto.
Chiudo il libro e decido di vestirmi per andare da lui: dopo essere andati via dalla Continassa, io e Fede, abbiamo dovuto fare delle commissioni e il vestito, appena rientrati, è finito nella cesta dei panni sporchi. Guardo l’armadio aperto per almeno dieci minuti, sentendomi trasportata in dietro nel tempo alla sera della cena con Gonzalo e Lara; sbuffo e prendo un paio di shorts neri, una camicetta smanicata bianca e le All Star basse bianche, per una cena con lui andrà più che bene.
Infilo le ultime cose nel borsone e raggiungo Fede in salotto <<Pronto?>> gli chiedo.
Lui annuisce, prende il suo zaino e inizia a scendere alla macchina; mi assicuro che sia tutto a posto e poi chiudo la porta a chiave, seguendo poi mio fratello.
Mi fermo davanti al Parco del Valentino, dove Carlotta sta già aspettando Federico <<Fefe, mi raccomando>> gli dico seria.
Lui sorride <<Stai tranquilla, credo che per questa sera non mi toccherà niente>> e dallo sguardo eloquente che mi fa capisco a cosa si riferisce.
Scoppio a ridere <<Ben venuto nel mondo delle coppie, Fede!>> scherzo <<Fate attenzione>> gli ricordo <<Passi al bar domani mattina?>> mi informo.
Mi stampa un bacio sulla guancia <<Non preoccuparti, tutto sotto controllo. Credo di sì, facciamo un giro quando finisci? Pranzo veloce e un bel giretto solo noi due?>> propone scendendo dalla macchina.
Annuisco <<Andata!>> esclamo.
Chiude lo sportello e si affaccia dal finestrino abbassato <<Guarda che un nipotino non mi farebbe schifo, sai?>> dice malizioso.
Sbuffo e ingrano la marcia, lasciandolo lì con Carlotta che ridacchia e mi saluta con la mano; metto su la mia playlist preferita e vado verso casa di Paulo. Quando arrivo gli mando un messaggio, così che mi apra il portone e poi lo trovo ad aspettarmi sull’uscio sorridente, ma con un po’ di imbarazzo negli occhi chiari.
<<Ciao bebé>> mi saluta e poi mi abbraccia <<Mi piace la camicetta>> sorride quando ci stacchiamo.
Mi fa spazio per entrare e prende la mia borsa, che porta in camera sua <<Hai da fare?>> mi chiede.
Scuoto la testa <<Ho provato a studiare mentre Fede si preparava, ma ci ho rinunciato>> gli rispondo sedendomi sul divano.
Lui torna due secondi dopo dalla cucina con un bicchiere del mio succo preferito; sorrido divertita e lo prendo, bevendone un sorso generoso visto il caldo che ha attaccato il capoluogo piemontese <<Ti sei ricordato>> commento.
Paulo si stringe nelle spalle e si siede vicino a me <<Devo recuperare e a te non piacciono le cose in grande, bastano i piccoli gesti. Ricordarmi il gusto del tuo succo preferito, il tuo piatto preferito è solo l’inizio>> spiega leggermene imbarazzato.
Gli schiocco un bacio sulla guancia <<E’ già un inizio>> dico e il suo sguardo si illumina.
Riporta il bicchiere ormai vuoto in cucina e poi torna vicino a me <<Ti va di guardare un film? Poi dopo cena parliamo tranquillamente>> propone.
Annuisco e vedo che seleziona il mio preferito “Dallas Buyers Club”, sicuramente guadagna punti di minuto in minuto; lo avvia e si siede vicino a me, leggermente a distanza. Decido che tanto vale farlo rilassare, così mi appoggio a lui con il braccio e circa a metà film mi sistemo con la testa sulla sua spalla; all’inizio rimane rigido, poi si rilassa e passa il suo attorno alle mie spalle, facendomi mettere più comoda.
<<Ora capisco perché è il tuo film preferito>> commenta durante i titoli di coda.
Lo guardo confusa <<Perché?>> gli chiedo.
Lui sorride <<Non è banale, racconta realtà veramente accadute e c’è Jared>> risponde semplicemente.
Ridacchio e lo seguo in cucina per iniziare a preparare la cena; mi dice che ha preso del tonno, se ho idea di come farlo, così mi ingegno un po’ e, alla fine, riesco a metter su qualcosa con dei filetti di tonno fresco.
<<Non l’hai fatto prendere perché sai che lo adoro e lo posso comprare raramente, vero?>> gli chiedo mentre stiamo mangiando.
Lui fa un sorrisone dei suoi ed io scoppio a ridere <<E’ gentile da parte tua>> gli dico sincera alla fine.
Vedo i suoi occhi illuminarsi e di riflesso sorrido, come sempre; per il resto della cena parliamo dei suoi allenamenti con Cristiano Ronaldo e posso vedere l’emozione di un bambino che realizza i suoi sogni. Se la sua sola presenza in squadra lo rende così felice, potrei farmelo piacere solo per quello: il sorriso di Paulo, per me, è una delle cose più importanti dopo la felicità di Federico.
Finito di sistemare la cucina, ci sediamo sul divano, l’uno di fronte all’altra: è lui il primo a parlare <<Mi dispiace e so che non basta, lo so, perché ho detto e insinuato cose veramente brutte che non ti meritavi e non ti meriterai mai. Ho reagito male alla lontananza, al fatto che potresti trovare qualcuno migliore di me solo girando nella tua facoltà. Magari qualcuno con i tuoi stessi interessi, con cui tu possa parlare tranquillamente dei mille romanzi che leggi o degli esami che devi preparare. Poi ho parlato con il mister, che mi ha detto che mi stavo innamorando di te e Dio quanto ha ragione! Perché tutte le cose che ho detto sino ad ora sono vere, verissime, ma io sono innamorato di te e credo da quella volta che ti ho sfiorato le labbra dopo la prima dedica>> i suoi occhi sono lucidi, proprio come i miei, e non ci trovo traccia di bugia.
Si avvicina a me, prendendomi il viso tra le mani <<So che non basta essermi dichiarato, ma spero che possa bastare per tornare a essere quelli che eravamo prima, i due che non riuscivano a finire un film perché finivano per pomiciare come i quindicenni. Quelli che passeggiavano in piena notte per Mykonos, che hanno visto l’alba e il tramonto in spiaggia, che non si vergognano di essere se stessi. Permettimelo e prometto che mi farò perdonare tutto come piace a te, con i piccoli gesti>> conclude.
Le sue parole mi ronzano in testa da quando le ha pronunciate “io sono innamorato di te” e mi rendo conto che ha ragione: ci siamo innamorati l’uno dell’altra e forse nemmeno ce ne siamo accorti. Poggio le mani sulle sue, poi le faccio scivolare sino al suo collo; accarezzo le sue guance con i pollici e poi mi perdo nei suoi occhi <<Non sono sicura si possa ancora parlare di amore, Dybi>> e sorride al soprannome <<Ma che io sia innamorata di te è certo, forse davvero da quella dedica>> mormoro.
Si passa la lingua sulle labbra <<Mi basta, bebé, è più di quello che speravo>> con una carezza dolce asciuga le poche lacrime che sono scese.
<<Posso baciarti?>> gli chiedo e mi sento arrossire.
Lui ridacchia <<Dovrei essere io a chiederlo>> mi fa notare, avvicinandosi al mio viso e posando dolcemente la sua bocca sulla mia.
Sento la punta della sua lingua accarezzare il mio labbro inferiore, così le schiudo leggermente, lasciando che approfondisca il bacio; un suo braccio circonda la mia vita, l’altra mano rimane sulla mia guancia come a non lasciarmi allontanare. Quando ci stacchiamo sorride, si lascia andare indietro sul divano e mi trascina con sé, facendomi ridere <<Mi mancava baciarci come i quindicenni>> sussurra divertito, spostandomi un ciuffo da davanti agli occhi.
Mi sistemo sul suo corpo e mi avvicino alle sue labbra <<A me mancavi tu>> sussurro e poi lo bacio ancora.
E ancora.
E ancora.
E ancora.

Imprevisto // Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora