17. Ops!

4K 134 14
                                    

-17-
<<Dai, bebé, tre giorni passano in fretta>> mi sorride Paulo dall’altra parte dello schermo.
Mi mordo il labbro e annuisco <<Mi manchi>> mormoro.
Sospira <<Anche tu, bebé>> allunga la mano come potesse toccarmi.
Mi manca tanto sentire la mia pelle a contatto con la sua, le sue labbra che lasciano dolci baci sulle mie guance o sul mio collo, le nostre mani intrecciate.
<<Sai, dovremo pensare di iniziare a lasciare qualche indizio, a parte Mattia che ha capito tutto da solo, i ragazzi iniziano a farsi qualche domanda>> mi dice indeciso.
Mi stringo nelle spalle <<Sei tu il personaggio pubblico della coppia, Dybi, devi decidere tu>> gli faccio notare <<A me basta stare con te, lo sai, del contorno mi importa poco>> aggiungo sincera.
<<Lo so, bebé e fosse per me rimarrei così, perché farti finire nel mio mondo non è la mia aspirazione più grande. Ma se lo si venisse a sapere da terzi, forse sarebbe anche peggio>> riflette.
Incrocio le gambe sul letto <<Fai quello che ti senti, Pau, io ti verrò dietro>> lo rassicuro.
Mi guarda e sorride, ma non dice niente <<Che c’è? Perché mi guardi così?>> gli chiedo imbarazzata.
Nemmeno dopo le nottate svegli che abbiamo passato assieme riesco ad abituarmi al suo sguardo limpido, continuerà a mettermi in imbarazzo <<Niente, pensavo a quanto fossi fortunato ad avere una ragazza come te>> risponde semplicemente <<Bellissima, dolcissima e intelligentissima>> continua facendomi arrossire.
Ridacchio <<Smettila>> mormoro.
Paulo scuote la testa <<Ti riempirò di complimenti sinché campo, bebé>> mi ricorda <<Non vedo l’ora di rivederti>> sussurra poi, la voce leggermente roca.
Mi muovo irrequieta sul letto, quel tono ha un effetto deleterio su di me <<Fede scende da mamma per una decina di giorni, potrei venire da te>> propongo, abbassando un poco la voce.
<<Saranno tre giorni interminabili>> borbotta <<Ma sì, assolutamente verrai da me>> acconsente serio, poi alza lo sguardo e sbuffa <<Devo andare bebé, ti scrivo più tardi se riesco>> mi manda un bacio e chiude.
Chiudo la video e mi sdraio sulla schiena con un sospiro: stare due settimane così tanto lontani, stando attenti al fuso per sentirci non è stato proprio facile, soprattutto dopo le giornate che abbiamo passato assieme. Dopo quella notte, stare lontani è stato quasi impossibile e un paio di volte è capitato di doverci dare una calmata perché non mi sembrava il caso di dare spettacolo nel retro del locale.
Stare a casa era un’arma a doppio taglio: resistere era quasi impossibile, ma non potevamo stare appiccicati tutto il tempo; eravamo arrivati a una specie di compromesso, ma poi lui è partito per la tournée in America con la squadra quindi credo che quel patto sia caduto nel momento in cui ha messo piede a Caselle.
Il mio telefono vibra incessantemente, tre o quattro notifiche arrivate tutte assieme: una storia di Paulo, un commento di Gonzalo alla foto che ho messo un paio di giorni fa e un messaggio di Lara. Apro per primo quest’ultimo “Sono a Torino, aperitivo e cena?” mi scrive.
Rifletto un attimo e poi digito una risposta “Ti spiace se porto anche Stefania?” chiedo, ma intanto vedo cosa indossare: scelgo un vestitino a fantasia floreale, farà impazzire Paulo, ne sono sicura, ma per una cena con le due ragazze è perfetto.
“Ma certo, tesoro! Lo sai che adoro quella ragazza!” risponde subito e io mi affretto a chiamare la mia amica, intanto che cerco delle scarpe adatte da abbinare al vestito.
<<Aperitivo e cena con Lara, è in città>> dico sbrigativa appena risponde.
Caccia un urletto <<Sì, ci sta proprio!>> esclama <<Dieci minuti e vengo da te, ci prepariamo assieme>> aggiunge e non mi da nemmeno il tempo di ribattere, che ha già chiuso.
In quei venti minuti mi faccio una doccia rinfrescante, togliendo il caldo accumulato durante il turno al bar in mattinata; quando arriva Stefania, lascio che sia lei ad asciugarmi i capelli, un po’ per pigrizia e un po’ perché io non riesco a fare delle onde come le fa lei.
Intanto che lei si occupa dei miei capelli, rispondo a qualche messaggio di Paulo che ancora non ha iniziato l’allenamento, dicendogli dei piani che abbiamo con le ragazze stasera; il suo “Impazzirò a vedere le tue foto dopo l’allenamento” mi fa ridacchiare.
<<Io vorrei capire quando vi mettete assieme, starvi vicino sta diventando veramente imbarazzante>> commenta la mia amica.
Dopo esserci preparate, abbiamo raggiunto Lara in centro e siamo andate subito in un grazioso bar a prendere un aperitivo; la foto che ho postato sta già ricevendo like e commenti, ma non ci bado più di tanto, occupata a gustarmi la serata con le mie amiche.
La signora Higuain annuisce convinta <<Sareste stupendi assieme>> mi fa notare.
Sono ancora ferma al commento di Stefania <<Che intendi dire?>> le chiedo infatti.
Lei mi guarda come avessi detto un’eresia <<C’è una tensione sessuale tra di voi che si potrebbe tagliare con il coltello!>> esclama convinta.
Sbuffo <<Parliamo di te e Federico, dai>> le dico, fingendomi offesa.
Subito arrossisce e sia Lara che io scoppiamo a ridere <<Sei stupenda, giuro!>> dice tra le risate l’argentina <<Tornando a te, signorina, Stefania ha ragione e ho la sensazione che tu ci stia nascondendo qualcosa>> continua.
Sospiro e decido che dirlo a qualcuno non sarà un male, specialmente se sono due amiche di cui mi fido ciecamente <<In realtà stiamo già assieme, dalla partita con la Croazia ai mondiali>> confesso infine.
Stefania quasi affoga con il suo Margarita, Lara praticamente urla in mezzo al locale e ringraziamo la musica alta per non aver fatto prendere qualche colpo agli altri clienti.
<<Mi prendi per il sedere>> dice la mia amica e collega seria.
Scuoto la testa <<Credo che la tensione sessuale di cui parlavi prima sia perché non riusciamo a levarci le mani di dosso da quando ci siamo… ecco… sbloccati>> mi sento arrossire.
La neo-mamma spalanca la bocca <<Cioè voi due avete… si insomma, quello>> Stefania la blocca <<Scopato>> dice sintetica e l’altra riprende <<Ecco, grazie. Solo poche settimane fa?!>> chiede stupita.
<<Tre settimane o poco più>> chiarisco con un filo di voce <<Voleva andarci piano e io anche dopo l’ultima relazione che ho avuto>> spiego.
Di colpo, entrambe hanno gli occhi a cuoricino <<Ma che carino!>> dicono all’unisono.
Ridacchio e mi stringo nelle spalle <<Molto>> mormoro.
Lara si fa più vicina a m fa gomito <<E dimmi, com’è?>> mi chiede curiosa.
Scoppio a ridere, ma anche Stefania si avvicina e allora cerco di rispondere senza andare troppo nei particolari <<Be’… è dolce, attento e argentino tutto allo stesso tempo>> riassumo.
La mia collega ridacchia <<”Argentino” mi mancava>> commenta.
<<Fidati, hanno un modo tutto loro di essere, con Gonzalo è lo stesso e poi è un tenerone>> mi da corda <<Adora le coccole e la figlia sta venendo su tale e quale a lui, l’unico modo per farla stare tranquilla è metterla tra le sue braccia e farla coccolare>> aggiunge.
Annuisco <<Paulo lo stesso, solitamente quando torna dagli allenamenti>> mi aggrego al suo discorso.
Stefania alza le spalle <<Fede no, è il contrario. Ama le coccole solo dopo, in altri contesti ama farle>> commenta.
<<E tu non disdegni>> la rimbecco.
Alza le mani <<E chi si lamenta?!>> chiede retorica.
Ridiamo tutt’e tre e poi decidiamo che è meglio andare a cena, se non vogliamo stare in piedi tempi interminabili aspettando che si liberi un tavolo.
Continuiamo a chiacchierare anche durante il pasto: il tema principale è la mia relazione con Paulo e come sia nata, mettono molta attenzione al come la viviamo nel nostro piccolo. Dopo una passeggiata per le vie del centro, popolate di ragazzi, decidiamo di tornare a casa; io domani devo lavorare, Stefania ha delle commissioni da fare con la nonna e Lara sente la mancanza della sua piccola Alma. Quando torno, Federico dorme tranquillo nella sua camera; infilata una maglia che ho requisito a Paulo, controllo le notifiche che mi sono arrivate nel corso della serata. Tra i vari commenti alla foto e i like, trovo anche i messaggi di Paulo “Ma tu sei matta!” “Sei stupenda, bebé” “Vorrei essere lì con te” tutti uno dietro l’altro; delirava, insomma, e credo che domani in video lo farà di nuovo perché mi chiederà della serata con Stefania e Lara sicuramente.
Il giorno del loro ritorno, vado alla Continassa a prenderlo: dubito che dopo quasi nove ore di aereo abbia voglia di aspettare un taxi, avendolo accompagnato io quando è partito. In questi due giorni, ha deciso di iniziare a lasciare qualche indizio in più di quanti ne lasciava prima: una storia con la schermata della nostra video appena conclusa, ricordi della nostra fuga a Mykonos, così gli sono andata dietro mettendo la foto con la sua maglia per l’ultima partita che hanno giocato, lasciando un commento sotto una foto di un allenamento e così via. Hanno iniziato ad arrivarmi direct da qualche tifosa, un paio di Oriana che dice che siamo carini assieme e alcune delle fanpage di Paulo hanno iniziato a seguirmi; nessuno che ha insultato nessuno, solo tante risate sulla nostra possibile storia e teorie su come possiamo esserci conosciuti.
Quando vedo il pullman arrivare, scendo dalla macchina e mi appoggio alla carrozzeria, così che quando si avvicina per andar via mi veda; poi, però, vengo raggiunta da Giulia e Martina, così mi avvicino con loro.
Mi allontano un secondo per rispondere alla chiamata di Federico, arrivato a Roma da mamma; quando mi giro per ritornare dalle due ragazze, vengo travolta dall’abbraccio di Paulo e poi dalle sue labbra che catturano le mie in un bacio.
Un applauso si alza dai suoi compagni e noi due ci guardiamo ridendo <<Mi sei mancata, bebé>> mi sussurra, per poi lasciarmi un veloce bacio a stampo.
Lo abbraccio forte <<Mi sei mancato anche tu, Dybi>> mormoro stringendolo.
Sentiamo, poi, due braccine stringerci per le gambe, abbassando lo sguardo troviamo il piccolo Edin; mi accovaccio per abbracciarlo e prenderlo in braccio <<Ciao cucciolo!>> lo saluto allegra.
Il piccolo Pjanic, di tutta risposta, avvolge le sue braccia attorno al mio collo e mi saluta dolcemente in francese, facendomi ridacchiare; gli lascio un bacio sul collo e ricambio la stretta <<Dov’è Fefe?>> mi chiede tirandosi su.
Gli sposto il ciuffo da davanti gli occhi <<E’ andato a trovare nostra mamma a Roma, torna tra qualche giorno>> gli dico <<Volevi vederlo?>> indago.
Annuisce <<Possiamo chiamarlo domani?>> chiede, di nuovo, timido.
Sorrido <<Certo!>> acconsento.
Il padre ci raggiunge <<Sempre il solito, viene a disturbarti>> dice scherzando.
Io e Paulo ridiamo <<Non è un problema>> lo rassicuro <<Mi è mancato questo piccoletto>> sorrido verso il bambino.
Poco dopo decidiamo di tornare a casa, il mio calciatore è distrutto; mi racconta, durante il viaggio, delle poche città che hanno visitato in quel poco tempo libero che avevano e di come sia stato bello rivedere Lionel dopo il mondiale.
Arrivati a casa sua, ho a malapena il tempo di posare il borsone vicino al divano, che lui mi sta baciando sensualmente il collo <<Non dovresti essere stanco?>> scherzo, ma sposto comunque la testa per lasciargli più spazio.
<<Non sono mai stanco per star con te>> mormora.
Infila le mani sotto la mia canotta, accarezzandomi il ventre; poggio volontariamente il sedere sul suo bacino, facendolo sussultare <<Non giocare con il fuoco, bebé>> mi ammonisce.
Mi giro, circondandogli il collo con le braccia e baciandolo lentamente, succhiando leggermente il labbro inferiore <<Mi sei mancato anche tu, Dybi>> sussurro sulle sue labbra.
Lui di tutta risposta mi bacia ancor più a fondo, camminando verso la camera da letto e lasciando una scia di vestiti nel tragitto; sicuramente non è stanco, assolutamente e quel patto fatto prima che partisse credo l’abbia dimenticato davvero.

------

Sono già venti minuti che guardo Artemide dormire al mio fianco: è sdraiata sulla pancia, il lenzuolo le lascia scoperta la schiena posandosi sul suo fondoschiena, accentuando la curva del sedere. Allungo la mano e le accarezzo le spalle, scendendo verso la spina dorsale; la sua pelle si riempie di brividi e potrei scommettere che stia sorridendo pigra, a giudicare da come si allunga stirandosi <<Buongiorno bebé>> mormoro al suo orecchio.
Gira il viso e scopro di aver ragione, un sorriso assonnato le increspa le labbra <<Buongiorno Dybi>> sussurra.
Si mette sul fianco, faccia a faccia con me; accarezzo la sua guancia, poi mi avvicino per baciarla lentamente. Lei ricambia, posando una mano sul mio fianco e avvicinandosi ancora di più al mio corpo; avvolgo i suoi con le mani e la porto su di me, facendola mettere comoda e sospirando al contatto delle nostre intimità prime di ostacoli.
<<Non dovremo alzarci?>> chiede divertita.
Scuoto la testa, aiutandola a sistemarsi bene e riempiendola <<Più tardi, bebé, più tardi>> mormoro invertendo le posizioni.
<<Fede quando torna?>> le chiedo mentre apparecchio.
Vederla che si muove sicura per la mia cucina con indosso solo un paio di mutandine e una mia canotta è deleterio, ma così familiare che al momento non voglio altro che averla sempre così in queste mura.
<<Settimana prossima, credo martedì>> risponde, poi assaggia con un dito il pesto che ha fatto.
Dal profumo dev’essere buonissimo, come ogni cosa che cucina; mi avvicino e le bacio la guancia <<Come va con Carlotta?>> mi informo.
Sospira <<Non lo so, è da qualche giorno che non si sentono>> borbotta <<Credo che abbiano litigato, forse è per quello che è andato da mamma>> ipotizza.
Annuisco <<Ti spiace se provo a parlarci stasera mentre sei a lavoro? Magari riesco a scoprire qualcosa>> le propongo dolce, si vede quanto sia preoccupata per il fratello.
Sorride <<Lo faresti davvero?>> mi chiede stupita.
<<Certo! Mi piace fare il fratello maggiore qualche volta>> scherzo.
Ride e poi mi avvicina un cucchiaino con il pesto alla bocca, lo assaggio e sorrido <<Lo adoro!>> esclamo.
Dopo aver mangiato ci siamo messi sul divano: io guardavo un film, lei ha studiato un po' e poi si è appisolata con la testa poggiata sulle mie cosce, mentre giochicchiavo con una ciocca dei suoi capelli.
Vederla vestirsi per andare a lavorare è anche meglio che vederla spogliarsi, specialmente se dopo che si è tolta tutti i vestiti finiamo intrecciati a letto o sul divano, come poco fa e forse le ho fatto fare un po' di ritardo <<Guarda un po' se per venire dietro ai tuoi ormoni devo arrivare tardi a lavoro>> borbotta allacciando la cintola dei jeans, ma infondo vedo che è divertita.
Mi avvicino a lei, abbracciandola da dietro mentre sistema la sua frangetta <<Non mi pare tu ti sia lamentata>> le faccio notare, sussurrando direttamente al suo orecchio.
La vedo fare mezzo sorriso <<No, ma odio fare ritardo a lavoro>> mi bacia a stampo e sfugge alla mia presa.
La seguo sino all’ingresso, bloccandola e baciandola decentemente <<Mai>> alzo un dito <<Mai andar via senza salutarmi per bene>> la avverto, lasciandole un altro dolce bacio <<Ora puoi andare>> sorrido quando ci stacchiamo.
Ride e scuote la testa <<Ci vediamo stasera>> mi saluta ed esce rapida.
Sospiro e vado a farmi una doccia, per quanto adori avere il suo odore sulla mia pelle, le temperature sembrano desertiche e io non sopporto di sentirmi appiccicoso; ripensare a lei in questa doccia solo pochi minuti prima non è la migliore delle cose, ma inevitabile. Il suo corpo ancora abbronzato, le sue curve, la sua pelle morbida…
Quando torno in camera trovo il cellulare pieno di notifiche, tutte del gruppo con i ragazzi: Cristiano chiede se abbiamo voglia di un bicchiere a casa da lui, visto che la ragazza è via con i piccoli per qualche giorno. Mi viene da ridere, perché sino a ieri eravamo attaccati ventiquattro ore su ventiquattro, ma alla fine accetto e vado a infilarmi dei pantaloni e una maglia.
Appena entro da Ronnie trovo quasi tutta la squadra a guardarmi con un sorriso malizioso, così capisco che la serata non è tanto per fare gruppo, piuttosto per fare gossip e credo che la notizia più interessante sia la mia relazione con Artemide.
<<Allora, Dybi>> inizia Tek, sottolineando il soprannome <<Com’è che ritorniamo dall’America e ti troviamo bello che sistemato?>> indaga.
Ridacchio <<Non era per far gruppo questa serata?>> chiedo retorico a Cristiano, che mi fa l'occhiolino e alza il bicchiere <<Ci conosciamo da un po', ai Mondiali ci siamo messi assieme>> riassumo.
Tutti si fanno attenti <<Troppo facile così, Ciccio, vogliamo qualche informazione in più>> dice Rodrigo.
Sbuffo <<Certi che siete pettegoli, eh>> borbotto <<Che volete sapere?>> chiedo alla fine.
<<Come i miei Paulida si siano messi assieme>> Mire è entrato in modalità fanboy.
Gli altri vanno su altri particolari, alcuni anche troppo personali; però, poi, un po' racconto di come sia nata e si sia sviluppata la nostra relazione, delle vacanze che abbiamo fatto e di come stia decidendo di uscire allo scoperto pian piano. Il resto della serata passa tra una chiacchiera e l’altra, fare gruppo è una delle cose che mi piacciono di più del far parte di una squadra; non necessariamente parliamo di calcio, anzi, il più delle volte facciamo gossip come stasera.
Verso l'ora di cena vado a prendere Artemide a lavoro, passando prima a prenderle qualcosa da mangiare in un ristorante indiano che abbiamo scoperto una sera che girovagavamo senza meta.
<<Ehi, potevo tornare da sola>> mi dice dopo avermi dato un bacio.
Mi stringo nelle spalle <<Ero da Cristiano, serata gossip>> spiego semplicemente <<E ti ho preso la cena>> aggiungo alzando la mano con la busta.
Sorride <<Il ristorante indiano che abbiamo trovato prima che andassi in America!>> esclama stupita <<L'hai ricordato>> aggiunge.
Annuisco <<Ricordo tante cose, bebé>> le prendo la mano e ci incamminiamo verso casa chiacchierando tranquilli.
Noto che molte ragazze si girano e ci guardano, credo che alcune ci riconoscano anche, ma non importa: voglio che mettano voci in giro, censurerò quelle che esagerano e quando mi sentirò, ci sentiremo pronti faremo un’entrata in scena da Oscar.
Alla fine quella cena la dividiamo seduti sul divano, raccontandoci delle serate reciproche con il tg in sottofondo; decidiamo, poi, di guardarci un film litigando su quale mettere, per finire con la sua vittoria e guardando “Requiem for a dream” e penso che non dormirò stanotte.
<<Hai parlato con Fede poi?>> mi chiede mentre siamo a letto.
Credevo che le sarei saltato addosso a fine film, invece ho solo un’immensa voglia di coccolarla e tenerla vicino a me <<Quando ho visto i messaggi dei ragazzi, ne ho mandato uno anche a lui e mi ha detto che era in giro con degli amici, che se ho tempo possiamo sentirci domani>> le rispondo <<Avevi ragione, forse con me dirà qualcosa in più>> aggiungo.
Sospira <<Ho provato a sentire Carlotta, ma anche lei si sbottona poco>> mormora.
Corrugo la fronte <<Hai paura di qualcosa?>> indago.
Sta un attimo in silenzio <<No>> dice infine <<Federico è un ragazzo che mantiene le promesse che fa, probabilmente hanno trovato qualcosa che li ha fatti scontrare e non trovano un punto di accordo>> ipotizza.
Le bacio la tempia <<Ci sarà sicuramente una spiegazione, non preoccuparti>> la rassicuro.
Artemide si sistema con il viso nell'incavo del mio collo e mi abbraccia; mi metto più comodo, continuando a farle i grattini sul braccio e poi chiudo gli occhi quando sento il suo respiro regolare.
Il giorno dopo, appena finito l’allenamento, chiamo Federico che mi risponde da una bellissima terrazza con vista sulla capitale <<Ti tratti bene>> commento sorpreso.
Lui ride <<È uno sfizio che si ha tolto mamma qualche tempo fa, a me piace solo passarci un po' di tempo ogni tanto>> mi spiega <<Come va la convivenza con mia sorella?>> si informa poi, curioso.
Sorrido e sospiro <<Oddio, sei cotto forte!>> esclama senza darmi il tempo di formulare una frase coerente <<E ci date dentro da quando sei tornato>> aggiunge vagamente schifato.
Scoppio a ridere <<Tu, invece, hai una nuova amica, si chiama manina>> dico sarcastico.
Fa mezzo sorriso <<Ami è preoccupata, vero?>> chiede abbassando lo sguardo.
Annuisco <<Perché non parli con lei?>> mi informo.
<<Ami? Non lo so, era già abbastanza giù per la tua partenza con la squadra, non volevo che avesse altro peso con i miei problemi di coppia>> si stringe nelle spalle.
<<Tu, però, l'hai aiutata quando ho deciso di fare il coglione>> gli faccio notare <<Avrebbe fatto lo stesso anche se sentiva la mia mancanza>> continuo.
Sospira <<Ho gestito male una situazione>> dice di punto in bianco <<Giravamo per il centro, aspettando di incontrare degli amici, e abbiamo incrociato una nostra vecchia compagna di classe che mi viene dietro da tipo il primo giorno>> si blocca <<Io questo non l’avevo mai notato, era solo una compagna di classe con cui scambiavo qualche parola ogni tanto. Abbiamo fatto qualche battuta e poi l'abbiamo salutata, dopo un po' mi chiede cosa ne pensassi di lei visto che da quando ha cambiato istituto è cresciuta tanto>> sospira <<Ho detto proprio questo, che era cresciuta e che era diversa, niente di più. Carlotta ha iniziato a dire che l’avevo guardata per bene, che sicuramente me l’avrei fatta che tanto a quello penso e tante altre cose che non sto qua a raccontarti>> conclude.
Scuoto la testa <<Fede, lei, Carlotta dico, ha detto qualcosa mentre eravate con questa ragazza?>> gli chiedo.
<<No>> mormora.
<<La vede come una minaccia, perché con lei ci hai messo del tempo per instaurare un rapporto e siete stati compagni per quattro anni. Questa arriva e subito scherza con te, l'ha vista come qualcuno che ti possa portare lontano da lei>> gli spiego calmo.
Si morde il labbro <<Ma non è così, Carlotta è cento volte meglio di lei, nemmeno a paragone!>> esclama convinto.
<<Diglielo>> sorrido.
Sbuffa <<E come?! Nemmeno risponde alle mie chiamate>> sbotta nervoso.
<<Senti, rimani questi ultimi giornata tua madre e lasciala sbollire. Quando torni vai a parlarci, con calma e sincerità>> gli consiglio.
Riflette un attimo e annuisce <<Grazie Pau, sei il migliore>> sorride.
<<A tua disposizione!>> gli faccio l'occhiolino <<Ora è meglio che vada, voglio portare fuori tua sorella oggi>> ammicco.
<<Voglio un nipotino!>> mi avverte prima che chiuda la video.
Rido e scuoto la testa, quel ragazzo è incredibile.
Il resto dei giorni passa tranquillo: Artemide e io passiamo la maggior parte del tempo assieme, a volte guardando un film, a volte io guardo qualche serie tv e lei studia, la vado a prendere a lavoro e ci divertiamo a leggere gli articoli e i post di gossip sulla nostra relazione. Non abbiamo ancora fatto un’entrata in scena da Oscar, ma presto la faremo: tutti devono capire che questa bellissima ragazza è la mia fidanzata e difficilmente la lascerò.
<<Sei sicura? Guarda che posso tornare a casa>> le dico, mentre sistemiamo i piatti che abbiamo usato per la cena.
Siamo a casa sua, visto che siamo stati quasi sempre da lei e poi stamattina è venuta per lavare delle cose ed è rimasta a studiare tutto il pomeriggio mentre ero alla Continassa; si è fatto un po' tardi e lei non vuole che vada a casa ora.
<<Dybi, certo, hai lasciato delle cose qua per domani. Per l’allenamento non hai problemi, perché dovete andare di pomeriggio me l’hai detto poco fa>> elenca tranquilla <<Non mi dispiace condividere il letto con te, credo si sia capito in questi giorni>> mormora sensuale.
Bene, i propositi di fare il bravo ragazzo sono appena andati a farsi benedire.
Respiro profondamente <<Dios, si hablas así…>> mormoro nella mia lingua e poi prendo il suo viso tra le mani, baciandola avidamente.
Lei ricambia, succhiando il mio labbro inferiore quando ci stacchiamo; la tiro su, così che avvolga le gambe ai miei fianchi e vado dritto verso la sua camera. I pochi vestiti che abbiamo volano subito, poi gli unici rumori che si sentono sono quelli dei nostri bacini che si muovono all’unisono, gli schiocchi dei nostri baci, i nostri gemiti, i nostri sospiri. Passiamo gran parte della notte svegli: parliamo, ci coccoliamo, riprendiamo ad amarci, sino ad addormentarci abbracciati e con le mani intrecciate.
La mattina dopo ci svegliamo assieme, l’idea è quella di rimanere a letto un altro po' occupando il tempo con l’attività che ci ha tenuto svegli stanotte, ma delle voci in cucina ci fanno cambiare i piani. Ci mettiamo in fretta qualcosa addosso e raggiungiamo le voci, una delle quali è di Federico che non dovrebbe esserci, visto che sarebbe dovuto tornare stasera. Invece è qua, con una donna bionda che prepara il caffè e chiacchiera tranquillamente con lui; poco più alta di Artemide senza i tacchi, in forma e con una voce che ricorda tanto quella della mia bebé.
È proprio lei a riportarmi sulla terra <<Mamma?!>> esclama sorpresa.
Oh cazzo.

--------
🤭🤭🤭
Verrò tipo inseguita per il ritardo VERGOGNOSO e per questo finale a effetto, sicuramente. Mi scuso per il primo, un periodaccio tra blocco e inizio del semestre (primi due giorni di lezione, cinque ore di tedesco, sto già in panico).
Spero che gli altri arrivino con più frequenza, ho orari un po' strani e devo trovare un attimo per inserire la scrittura.
Lasciatemi un commentino piccino per farmi sapere entro quanto devo nascondermi e se vi sia piaciuto il capitolo🙄

Besitos💛

Imprevisto // Paulo DybalaWhere stories live. Discover now