Epilogo.

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ATTENZIONE: BOLLINO ROSSO

-Epilogo-
Le dita di Paulo scorrono sulla mia schiena nuda, intanto che sto parzialmente sdraiata sul suo petto; accarezzo a occhi chiusi il tatuaggio sul suo costato, conoscendolo ormai a memoria. Intorno a noi, oltre i vestiti lanciati senza molta cura, il silenzio più totale; in sottofondo sento solo il lontano ripetere di Federico, che prepara uno dei suoi esami universitari. Alla fine, stupendo sia me, che mamma, che Paulo -al quale aveva chiesto consiglio nelle notti precedenti all’esame di maturità- ha scelto giurisprudenza; durante il primo anno, si è pentito della sua scelta un paio di volte, pensando anche al ritiro, ma le parole del mio ragazzo e della sua Carlotta, hanno fatto sparire quell’idea subito. Non me ne ha mai parlato apertamente, l’ho scoperto proprio da loro due: sulle prime mi sono risentita, insomma sono pur sempre sua sorella e non mi ha mai nascosto niente, poi ho capito che probabilmente non voleva deludermi. Come avrebbe potuto? Io ero addirittura pronta davanti all’ufficio del responsabile della didattica, all’inizio del secondo semestre del primo anno: sono l’ultima che potrebbe riprenderlo.
<<Dovrebbe riposare un po’, è da giorni che studia ininterrottamente>> mormora Paulo, a occhi chiusi.
Sospiro <<Ti alzi tu, o mi alzo io?>> chiedo in un mormorio, stringendomi di più al suo corpo, incrociando volutamente le gambe alle sue.
Lo sento trattenere il respiro <<Saprà fermarsi lui>> sentenzia, dandosi lo slancio per mettersi sopra di me e riprendere l’attività che ci stava tenendo occupati non più di due ore fa.
Le nostre labbra sono ancora leggermente gonfie dai baci che ci siamo scambiati prima, ma poco ci importa e iniziamo da capo, giocando con le nostre lingue in maniera così dolce da farmi sospirare. Credo che contribuisca anche la mano di Paulo che scende ad accarezzare il mio fianco, portando la mia gamba attorno al suo bacino; piego l’altra, per stare più comodi, e lascio delle leggere carezze sulla sua schiena con la punta delle dita. Rabbrividisce un poco e un gemito scappa dalle sue labbra, quando muovo leggermente i fianchi verso la sua eccitazione; morde piano il mio labbro inferiore, sorridendo birichino quando si stacca.
<<Me volverás loco, bebé>> mormora, cominciando a torturare il mio collo con baci appena accennati.
Ridacchio, perché mi fa il solletico e per ciò che ha detto <<In questo momento non mi lamento, della tua pazzia>> rispondo a malapena, visto che la sua bocca si è spostata sul mio seno ancora sensibile dalle attenzioni precedenti.
Mi guarda dal basso verso l’alto, incurvando le labbra in mezzo sorriso malizioso; di quello che viene dopo ricordo solo l'ondata di piacere e le sue labbra su di me, instancabili.
Si ferma sul più bello, sorridendo bastardo, e subito si unisce a me con un colpo secco che mi toglie il fiato; rimane fermo un attimo, facendoci assaporare la sensazione di essere un'unica cosa.
<<Volevo ricambiare il favore>> mormoro contrariata.
Ogni volta si prende cura di me, ma raramente mi da l’occasione di ricambiare; adoro vezzeggiarlo, accarezzarlo, baciarlo, sentirlo tremare sotto il mio tocco.
Mi bacia a stampo, teneramente <<Per quanto adori le tue carezze, ricambi tutti i giorni amandomi in maniera molto più semplice>> dice solo, prima di iniziare a muoversi lentamente.
La marea arriva così inaspettata, dopo i suoi movimenti calmi -quasi controllati- da lasciarmi, di nuovo, senza fiato; si sistema al mio fianco, intrappolandomi nel suo abbraccio e riprende a baciarmi con dolcezza.
Dopo una doccia e dopo aver sequestrato i libri a Federico, mi metto a preparare la cena assieme a lui, per farlo distrarre e per passare un po' di tempo assieme come i vecchi tempi; tra il lavoro, la laurea e i suoi studi, i momenti per stare noi due soli si sono ridotti a vista d’occhio.
<<Pensi che passerò l’esame dopodomani?>> mi chiede timoroso.
Gli sorrido <<Certo, Fede, così come hai passato gli altri>> lo incoraggio <<E anche se non dovessi, non cade il mondo. Hai la media del ventinove e hai già dato tre esami, sei l'idolo della folla>> aggiungo divertita dai commenti dei suoi colleghi di studi, che avevano fatto un giorno al bar.
Sorride imbarazzato, non crede abbastanza nelle sue capacità e mi dispiace tanto perché è veramente intelligente e sveglio: i professori, dopo l’esame di maturità, erano così contenti dei risultati che ha raggiunto che non potevo che gongolare ed essere orgogliosa di lui.
Metto su la nostra playlist, facendo partire subito “Pompeii" dei Bastille e cominciando a cantarla a squarciagola con lui, seguita subito dai Queen e la sempreverde “Don't stop me now"; a metà canzone, sentiamo una risata mal trattenuta e girandoci, troviamo Paulo a filmarci mentre con dei cetrioli a mo' di microfono intoniamo i versi.
<<Dio, adoro vedervi assieme>> sorride <<Ma questo finirà lo stesso nelle mie storie>> sentenzia, prima che possa dire qualcosa.
Sbuffo, ma non riesco ad arrabbiarmi, queste serate così sono quelle che preferisco: spensierati, felici e rilassati, dopo l’inverno che ci ha tolto ogni energia ci vogliono questi momenti. In più, Paulo a poco partirà per le partite con la nazionale e non avremo molto tempo per stare assieme senza l’orologio che tiene il conto dei minuti.
Poco dopo arrivano Federico e Stefania, che ci guardano divertiti <<Che diamine fate?!>> chiede la mia amica ridendo.
<<Prove per X-Factor!>> le risponde Federico, divertito.
Il più grande dei due, di Federico, scoppia a ridere <<Siete ancora un po' acerbi, a essere sinceri>> scherza, poi si ferma probabilmente riconoscendo le note iniziali della canzone che viene dopo <<”Stessa storia, stesso posto, stesso bar">> comincia lui.
Stefania lo segue subito <<”Stessa gente che vien dentro, consuma e poi va">> abbracciandolo per la vita e cominciando a ondeggiare a tempo.
Mio fratello si siede vicino a loro <<”Non lo so che faccio qui, esco un po' … e vedo i fari delle auto che mi guardano e sembrano chiedermi chi cerchiamo noi">> intona anche lui.
Il ritornello lo cantiamo tutti e quattro assieme, con Paulo che ci riprende mentre mi tiene abbracciata a sé <<”Gli anni d'oro del grande Real, gli anni di Happy Days e di Ralph Malph, gli anni delle immense compagnie , gli anni in motorino sempre in due, gli anni di che belli erano i film, gli anni dei Roy Rogers come jeans, gli anni di qualsiasi cosa fai, gli anni del tranquillo siam qui noi">> ondeggiando a tempo, quasi come fossimo a un concerto di Max Pezzali.
Mentre continua ad andare, io e mio fratello finiamo di preparare la cena, chiacchierando del più e del meno con Federico e Stefania, ormai coppia fissa da più di un anno – per i tifosi almeno, hanno preferito rimanere un po' nell’ombra per qualche tempo.
La cena scivola liscia, non mancano battute da parte dei due ospiti riguardo il nostro pomeriggio, visto che né io né Paulo siamo riusciti a nascondere dei segni fatti reciprocamente; al dessert arriva Carlotta, appena finito il suo turno di tirocinio in ospedale <<Prima o poi mi spiegherai perché non usi le chiavi>> mormora retorico Paulo, quando arrivano in sala.
Mia cognata saluta con un dolcissimo bacio a stampo mio fratello, che la fa appoggiare alle sue gambe <<Mi imbarazza ancora molto, sapere che posso muovermi liberamente qua dentro. La sento ancora come una violazione>> risponde imbarazzata.
Il mio ragazzo alza gli occhi, sbuffando leggermente per quante volte abbiamo affrontato questo discorso <<Carlotta, tranquilla, non è un problema. Abbiamo scelto questa casa proprio perché così tu e Fefe avreste avuto i vostri spazi. Usare le chiavi per entrare qua quando siamo tutti assieme non è una violazione, te lo assicuro>> provo, di nuovo, a tranquillizzarla.
Annuisce, ma so che non sarà l’ultima volta che le dirò queste cose <<È rimasto qualcosa, per caso?>> chiede timida.
<<Certo! Mettiti comoda, ti scaldo qualcosa>> le sorrido andando in cucina.
Paulo mi segue poco dopo e noto il suo leggero broncio <<Ehi, si abituerà, tranquillo>> gli sorrido.
Sospira <<Mi sembra di non farla sentire una di noi>> mormora <<È di famiglia, bebé, vorrei che si sentisse libera di fare quello che vuole>> mi confessa.
Lo abbraccio e gli lascio un dolce bacio sulle labbra <<Dalle tempo, ok? Vedrai che un giorno verrà a chiederti di accompagnarla da qualche parte, ne sono sicura>> lo rassicuro con un altro bacio <<Forza, mettile i piatti e le posate a tavola, io finisco di scaldare qua>> lo incoraggio.
Scuoto la testa mentre torna in sala, non cambierà mai: quando abbiamo girato per scegliere la casa in cui convivere la sua costante doveva essere la dependance per Federico, perché non voleva che rimanesse solo nel nostro appartamento. Quella che abbiamo trovato, dove ora viviamo assieme, è poco lontana da dove sta Fede Berna -motivo per il quale lui e Stefania sono spesso a cena da noi e viceversa- ed è perfetta per noi due: due piani, una mansarda che Paulo ha trasformato nella mia zona studio e un bel giardino che abbiamo sistemato in previsione della primavera e dell’autunno per qualche pranzo o cena con la squadra oppure, semplicemente, quando arrivano i suoi fratelli e i suoi nipoti dall’Argentina. E, in più, la piccola dependance per Federico e, occasionalmente, per Carlotta: ha giusto la camera per loro, il bagno e un piccolo salone che da direttamente sul giardino, anche perché non sono quasi mai a casa per pranzo e a cena stanno con noi due, quindi della cucina non avevano bisogno. Però, per quanto Paulo le abbia detto che ormai è di famiglia e che non si deve far problemi a entrare con le chiavi che ha fatto a posta per lei e Fede, non si è ancora abituata del tutto e continua a suonare se arriva sola. Le serve solo del tempo, si ambienterà in questa pazza famiglia.
<<Ecco qua, l’insalata te l’avevo tenuta da parte senza pomodori>> le dico mettendole il contenitore vicino.
Sorride <<Grazie, anche perché la caposala ci ha portato le fragole oggi e non ho saputo resistere>> ridacchia <<In effetti, è l’unica cosa che sono riuscita a buttar giù oggi>> borbotta.
<<Giornata piena?>> le chiede Berna, interessato.
Carlotta annuisce, mandando giù il boccone <<Però avevamo il turno con la caposala buona, ci fosse stata l’altra non saremo nemmeno andate in bagno>> borbotta contrariata.
Federico le accarezza la coscia, sotto al tavolo pensando di non essere visto <<Hai esami da dare ancora?>> le chiede dolce.
Annuisce <<A luglio, è già abbastanza avanti, posso riprenderlo tranquillamente appena finisco il tirocinio>> riflette <<Tu, il tuo?>> si informa.
Sbuffa <<Sto ripassando, Ami mi ha sequestrato i libri per oggi>> borbotta contrariato.
<<Grazie! Almeno tu!>> mi ringrazia sollevata <<Stanotte ci guardiamo un film, non ammetto discussioni>> lo minaccia con la forchetta.
Mio fratello sbuffa, ma sorride e so che probabilmente riguarderà un film Marvel, al novanta per cento sarà “Endgame” perché da quando siamo andate noi due a vederlo al cinema non abbiamo aspettato altro che l’uscita del blu-ray.
<<Oh, parlando di film!>> esclama Paulo, alzandosi di colpo.
Lo guardiamo confusi, tranne Berna che sorride sotto i baffi, sembra quasi lo Stregatto; corrugo la fronte quando vedo il mio ragazzo tornare con una busta in mano. Si siede vicino a me e me la consegna <<Siccome so che tu e Carlotta non avete programmi per questa estate, ho pensato di farvi un regalo. Visto che i piccioncini vanno in Sardegna e Fede viene con me in Argentina e poi passerà del tempo con Lauti, tra l'altro amico buona fortuna, ho pensato che vi sarebbe piaciuto condividere un'esperienza assieme>> sorride imbarazzato, guardando prima me e poi Carlotta che arrossisce.
Apro la busta e rimango a bocca aperta per quello che vedo <<Merda!>> riesco solo a esclamare, poi lo guardo e lui sorride felice <<Paulo ma…>> mi blocco non sapendo cosa dire.
Passo il tutto a Carlotta e quasi piange, poi stupendoci si alza e lo abbraccia forte <<Sei un amore>> mormora <<Grazie, davvero>> aggiunge sorridendo.
Stefania sbuffa spazientita <<Si può sapere cosa vi ha regalato?!>> sbotta.
Io e mia cognata ridiamo <<Guarda tu stessa!>> le dico passandole la busta aperta.
Anche lei rimane sconvolta, ma a differenza nostra non trattiene l’urlo <<Ma sono i biglietti per il Comic-con di San Diego!>> esclama <<Sono gelosa>> mette il broncio <<E oltre il volo in prima classe, anche un albergo in centro città! Amore, ti lascio per Paulo>> si gira verso il suo ragazzo.
Lui ride <<Pensa, ho aiutato a organizzare>> le rivela <<Paulo ha un inglese da dodicenne>> scherza.
Quasi piango dalle risate <<Il tuo non è molto meglio del suo>> gli faccio notare.
Alla fine siamo partite a inizio luglio, due giorni prima dei nostri uomini, e ci siamo goduta la vita da turiste per la città e abbiamo passato una giornata e mezzo a Los Angeles; le due giornate al Comic-con sono state bellissime, tra i vari stand e le foto che siamo riuscite a fare con due dei nostri attori Marvel preferiti, Sebastian Stan e Anthony Mackie. Entrambi si sono rivelati esattamente come appaiono nelle interviste, gentili e affabili, oltre che estremamente divertenti; quasi gli è caduta la mascella quando gli abbiamo detto che venivamo dall’Italia, fermandosi cinque minuti a scambiare due chiacchiere. Poi, durante la giornata nella città degli angeli, ho potuto fangirlare come una quindicenne: camminando per Venice Beach abbiamo incontrato niente meno che i fratelli Leto, che gentilissimi hanno acconsentito a fare una foto con una povera pazza.
<<Tuo fratello, invece, quasi sveniva davanti a Leo>> mi racconta, senza smettere di passare le dita sulla mia schiena nuda.
Ridacchio <<E pensare che quasi snobbava Ronnie quando è arrivato>> gli ricordo.
Scoppia a ridere, ricordando la tranquillità con cui aveva accolto la notizia dell’arrivo del campione portoghese.
Siamo tornati a casa da poche ore: Federico è andato a prendere Carlotta in ospedale, poi credo andassero da lei perché più comodo, mentre noi siamo corsi a casa incapaci di aspettare ancora per stare assieme. Questi giorni a casa sola, aspettando che tornasse, sono stati estremamente lunghi: perciò quando sono andata all’aeroporto scalpitavo anche solo per abbracciarmi brevemente, come sempre quando siamo in pubblico. Quindi lasciato Fede davanti all’ospedale dove fa il tirocinio Carlotta, ho cercato di arrivare il prima possibile a casa e fare l’amore con lui, desiderosa di riaverlo vicino a me.
<<A te piacciono i cani?>> mi chiede di punto in bianco.
Alzo un sopracciglio e mi puntello con il gomito per guardarlo in viso confusa <<Non te l’ho mai chiesto, in realtà, e pensavo che potremo adottare un cucciolo>> mi spiega dolcemente.
Sorrido <<Da piccoli ne avevamo uno, era di papà, un Golden Retriever si chiamava Ariel>> rispondo, ricordando quanto ho giocato con quella cucciolona <<Poi non ne abbiamo più avuto, ma mi piacerebbe averne uno e avrebbe lo spazio per giocare>> sorrido, abbassandomi per lasciargli un bacio sulle labbra ancora gonfie dei miei assalti.
<<Cosa ti piacerebbe?>> mi chiede, sedendosi con la schiena appoggiata alla testiera del letto e facendomi appoggiare al suo petto, impedendomi di tirare su il lenzuolo per coprirmi.
Sbuffo, ma cedo, intrecciando la mano alla sua e sistemandomi in modo da essere comunque coperta <<Un labrador, magari nero sono così carini. Oppure un pastore tedesco, li adoro, o un beagle che sono adorabili>> elenco eccitata.
Ride della mia allegria <<Il pastore tedesco mi sembra una buona idea>> annuisce <<Domani possiamo andare a prenderne uno, che dici?>> propone.
Sorrido e annuisco vigorosamente <<Può venire anche Fede? Ha sempre voluto averne uno, era molto piccolo quando avevamo Ariel>> gli chiedo facendo il labbruccio.
<<Certo!>> acconsente, poi si abbassa a baciarmi di nuovo <<Ora, però, recuperiamo il tempo perso>> mormora, portandomi sopra di sé e riprendendo la nostra personalissima danza.
Incredibile come da un imprevisto, abbia conosciuto l’uomo della mia vita.

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Ebbene sì, i Paulida hanno avuto il loro finale. Mi scuso enormemente per il ritardo, ma lo studio mi ha tolto molto tempo e, soprattutto, forze.
Spero che questa storia, leggera rispetto a Federico e Ilaria di "She said" vi sia piaciuta e spero anche che avrete lo stesso entusiasmo a fine estate (altri esami permettendo) per la storia su Mario. Ho già segnato qualche cosa qua e là, tra telefono, tablet e quaderni vari, non dovrei avere problemi a costruirla.
Vi ringrazio per essere arrivate qua, siete state dolcissime e molto, molto pazienti negli ultimi mesi; ho adorato i vostri commenti e ogni volta che vedo nuovi voti, non posso fare a meno che sorridere. Spero di leggere delle opinioni a caldo su questo finale, cercherò di rispondervi anche se avrete domande per la prossima storia. Ovviamente, sarà un NO SPOILER grande quando l'America.
Grazie a tutte🤗 e a presto,

Malefica💛

Imprevisto // Paulo DybalaWhere stories live. Discover now