6. Gol

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Devo dire che la pensata di sentire Artemide per il minor tempo possibile, nascondendomi dietro la scusa delle partite, è stata un’emerita cazzata. Mi sono sentito vuoto in una maniera che non avevo mai provato, nemmeno con Antonella negli anni d’oro; questo sarebbe dovuto essere un campanello d’allarme per farmi capire quanto io mi stia legando a lei, lo so, se solo non stessi pensando costantemente a questa orribile sensazione. Alla fine ho mollato tutto e ho ripreso a scriverle in ogni momento libero: le sue risposte, molte volte, non arrivavano subito perché stava lavorando o studiando, ma è stato molto bello comunque.
<<Hai da fare martedì?>> le chiedo sistemandomi a gambe incrociate sul letto.
Siamo in ritiro a Vinovo per la partita con il Milan e come al solito condivido la camera con Gonzalo; al momento lui sta parlando al telefono con Lara e stiamo aspettando che Miralem ci raggiunga, visto che voleva salutare Mida.
Sospira <<Ho il turno al bar>> risponde.
Mi rattristo un po’, ma mi rendo conto anche che lei con quel lavoro mantiene i suoi studi e Federico <<Mi sarebbe piaciuto vedervi allo stadio, sia te che Fede>> le dico sincero <<Ma ci saranno altre occasioni>> le sorrido ottimista.
Ricambia <<Sicuramente>> annuisce <<Ciao Gordo!>> saluta il mio connazionale dietro e subito si porta una mano davanti alla bocca.
C’è un attimo di pausa: lei terrorizzata, io che guardo con un sopracciglio alzato il Pipita e lui che la guarda incuriosito. Poi, improvvisamente, sorride <<Nessuno mi ha affibbiato quel soprannome con tanta dolcezza>> commenta <<E ti distingui dalla massa, come con Paulo, mi piace>> le fa l’occhiolino.
Artemide lascia un pesante sospiro di sollievo <<Mi è uscito spontaneo, scusa>> mormora rossissima in viso.
È così tenera.
Gonzalo ride <<Ehi, mi piace e non mi sta certamente insultando>> le fa notare tranquillo.
<<Quello solo quando vi mangiate gol sotto porta>> fa un sorriso ironico.
Scoppio a ridere e lui si finge offeso <<Ne riparliamo domani sera>> le punta il dito contro <<Se segna uno di noi, ti dedichiamo il gol>> mi aggiungo, cercando di smettere di ridere, perché quella battuta è tipica sua.
Ride di cuore <<Ma finitela>> ci riprende.
Noi due ci guardiamo sorridenti <<Siamo seri, Mida, lo faremo>> dico sincero, ancora una volta.
Si blocca sorpresa <<Non mi farò più vedere a Vinovo>> mormora.
Scoppiamo a ridere e faccio segno a Mire di sedersi vicino a noi <<Ciao Mida>> la saluta sorridente, poi ci guarda confusi.
Scuoto la testa <<Non preoccuparti, nel caso scoprirai tutto domani>> gli spiego, più o meno.
Alza le spalle <<Siete più strani del solito, niente di più>> commenta.
Passiamo un’altra decina di minuti chiacchierando con lei, tra risate e finte offese e la saluto con la promessa di sentirla domani appena avremo un minuto libero.
Durante la cena non presto molta attenzione ai discorsi che si intavolano, pensando a lei e al suo sorriso; mi sarebbe piaciuto averla allo stadio martedì, contro il Real, ma non posso toglierle la possibilità di lavorare. Un’idea mi balena in testa, pazza sicuramente, ma quella promessa fatta con Gonzalo continua a ronzarmi nella mente e non posso fare a meno di ammettere che si potrebbe anche fare.
Finita la cena chiedo se ci sono ancora due biglietti disponibili e alla risposta affermativa, prego quasi di farli recapitare all’indirizzo di Artemide; mi assicurano che entro l’ora di pranzo saranno a destinazione ed io torno più tranquillo in camera. Prima, però, scrivo un piccolo biglietto da mettere dentro la busta “Non è la Champions come mi sarebbe piaciuto, ma almeno saprò che tu sei a poca distanza da me mentre tengo fede alla promessa fatta. –Dybi”
La mattina mando un messaggio di buongiorno a Mida, fingendo di non sapere che a poco le arriverà una busta con una sorpresa; è tranquilla, mi dice che ha accompagnato Fede da un compagno per un progetto che devono preparare e poi pranzeranno assieme, mentre lei si porta avanti un altro po’ di studio per la sessione di maggio.
<<Perché hai quel sorrisetto da ieri dopo cena?>> mi chiede Mario mentre saliamo sul pullman verso lo stadio.
Alzo le spalle <<Niente, tranquillo, sono solo rilassato in questo periodo>> rispondo e non sto mentendo del tutto.
Incontrare Mida è stata una manna dal cielo: ho ricominciato a giocare come piace a me, spensierato, ho ritrovato il Paulo che ero quando sono arrivato, felice di poter far parte dei grandi e facendo divertire i nostri tifosi. Sono consapevole che non sarà sempre tutto rose e fiori, che succederà qualcosa che non potrò sopportare, ma sono anche sicuro che troverò in Artemide qualcuno che mi aiuterà a rialzarmi e che saprà dirmi le parole giuste al momento giusto.
Credo che questo sia il pensiero più romantico che io abbia fatto in questi giorni di lontananza forzata: voglio Artemide nella mia vita, questo è certo, ma la voglio come un’amica con cui sfogarmi e far cazzate o come ragazza, che mi renda felice ogni giorno e con cui condividere sia gioie che dolori? Probabilmente sarebbe un miscuglio delle due cose, perché saprebbe fare entrambe le cose anche se le mettessi un anello al dito e la chiamassi futura moglie. Ma penso anche che tra pochi mesi comincerà il mondiale e mi hanno sempre detto che una donna sposta l’attenzione dagli obbiettivi che ci si pone; lei potrebbe portarmi lontano dalla Russia, non fisicamente, ma mentalmente e io potrei arrivare a fare e dire cose di cui potrei pentirmi all'istante e alle quali, probabilmente, non potrei rimediare.
Sospiro <<A che pensi?>> mi chiede Gonzalo, sedendosi vicino a me.
Scuoto la testa <<Niente di importante, davvero>> lo rassicuro e mi affretto a correggere alla sua occhiataccia <<Pensavo a Mida>> confesso.
Si fa attento <<Sopprimerai qualsiasi cosa stia nascendo tra di voi, vero?>> domanda retorico passandosi una mano sul viso.
Mi stringo nelle spalle <<C'è il mondiale>> mormoro come a giustificarmi.
<<Ne riparleremo>> mi ricorda <<Dove sei sparito ieri dopo cena?>> mi chiede poi.
Sorrido felice <<Ho regalato due biglietti per stasera a Mida e Federico>> rispondo orgoglioso.
<<Hai fatto cosa?!>> urla sorpreso.
Tutto il pullman si gira a guardarlo, faccio un gesto con la mano per rassicurarli <<Ho chiesto se c’erano biglietti rimasti e glieli ho fatti recapitare, con un biglietto che le ho scritto io>> spiego sempre più orgoglioso <<Voglio segnare stasera e mantenere fede alla promessa>> aggiungo poi in un sussurro.
Il riscaldamento procede bene, ogni tanto buttato un occhio alla tribuna per vedere se Artemide e Federico fossero arrivati; poi il mister mi ha chiamato per una cosa e non ci ho più badato, sino a che Miralem non mi ha fatto gomito, era arrivata.
<<Devo preoccuparmi?>> mi chiede fa cenno verso la tribuna.
La guardo mentre si sistema imbarazzata <<No, di lei no>> rispondo alla fine sorridendo.
I primi minuti di partita sono un po' un delirio, ma all'ottavo minuto mi arriva una palla bellissima, non ci metto molto a metterla in rete; esulto con la mia solita maschera, poi Gonzalo mi viene in contro. Ci sorridiamo e lui mima il gesto di scoccare una freccia con l'arco, faccio finta di essere stato colpito e poi viene ad abbracciarmi, come sempre; per ultimo mandiamo un bacio alla tribuna, nessuno sa chi ci sia lassù di importante per noi.
Dopo una partita combattuta riusciamo a portarci a casa i tre punti, con i gol di Juan e Sami; appena arrivo negli spogliatoi, recupero il cellulare e chiamo Mida <<Tu sei matto, ma fuori proprio>> mi accoglie.
Ridacchio <<Sì, sì, puoi dirmele dopo queste cose>> le dico <<Segui le mie indicazioni e potrai insultarmi quanto vuoi>> aggiungo e inizio a guidarla dalla tribuna sino al corridoio degli spogliatoi.
Quando spunta dall’angolo, seguita da Federico, rimango a bocca aperta una seconda volta: non ha niente di che addosso, un paio di jeans amaranto, un maglione e gli anfibi neri lucidi, ma su di lei stanno da Dio.
La raggiungo <<Piaciuta la sorpresa?>> le chiedo sorridendo e baciandole la guancia.
<<A me sì!>> risponde allegro Federico.
Rido e gli batto il cinque <<Mida?>> ritorno alla sorella.
<<Sto ancora cercando di realizzare cosa tu e quel pazzo del tuo connazionale abbiate fatto al tuo gol, dammi tempo>> si passa una mano sulla faccia <<Siete impazziti per caso?>> chiede poi vagamente isterica.
Mi stringo nelle spalle <<Era una promessa>> dico come spiegazione.
Lei mi guarda con cipiglio, così sospiro <<Fede, se vai un po' più avanti becchi Miralem, voleva conoscerti>> informo il ragazzo.
Sgrana gli occhi <<Dici sul serio?>> annuisco e lui quasi corre nella direzione che gli ho indicato.
Poi torno con l’attenzione sulla sorella, le prendo la mano e la porto in un angolo così che possiamo avere un po' di privacy; le prendo le mani tra le mie e sospiro <<Forse sono un po' matto, hai ragione, ma mi sono e mi sto affezionando a te. Te l’avevo detto tempo fa, voglio conoscerti perché mi piace passare del tempo con te, che sia per un caffè o per un film a casa, perché mi piaci tu. Non sono ancora sicuro, non te lo nego, in che ruolo ti voglio nella mia vita, so solo che ti voglio nella mia vita. Quello che ho fatto dopo il gol, l’ho fatto perché volevo e perché volevo che capissi quanto tu sia complice in questo mio ritorno>> concludo alzando lo sguardo verso i suoi occhi, le accarezzo dolcemente la guancia <<Non volevo piangessi>> mormoro.
Lei ridacchia <<Mi hai fatto commuovere>> sussurra asciugandosi gli occhi <<Nessuno mi ha mai parlato con la sincerità con cui lo fai tu, nessuno mi ha mai dato tanta importanza dopo così poco tempo e sono cose nuove per me. È innegabile dire che tu mi piaccia, Pau, è abbastanza palese, ma mi piaci quando fai questi discorsi ricchi di sincerità, quando passi un’intera serata al bar aspettando che finisca il turno oppure quando guardiamo un film assieme, mi piaci perché sei un ragazzo dolce. Onestamente non so come possa andare a finire questa cosa, ma se mi vuoi nella tua vita non posso che esserne felice. Ci sarò nel bene e nel male, devi solo fidarti di me>> non ha mai tolto gli occhi dai miei.
Le prendo il viso tra le mani, osservo bene i suoi occhi e non resisto, poso le mie labbra sulle sue. Non è un vero e proprio bacio, solo un leggero sfiorarsi di labbra, ma è il migliore che io abbia mai dato o ricevuto.
Quando mi stacco osservo i suoi occhi e l’imbarazzo è palese, come il luccichio di felicità nelle pupille castane; sorrido e le accarezzo dolcemente la guancia con il pollice <<Recupera Fede, vi porto a cena, dobbiamo festeggiare>> le propongo.
Artemide annuisce <<Va bene>> sorride.
Le riprendo la mano e la riporto al punto dove ci siamo incontrati poco fa; Federico sta chiacchierando con Federico e Miralem, sembra a suo agio, meglio così.
Mida gli chiede se ha da fare e alla sua negazione, conferma di nuovo la nostra cena; le schiocco un bacio sulla guancia, assicurandole che in dieci minuti li raggiungo.
Quando entro in spogliatoio Gonzalo mi guarda con un sopracciglio alzato; sorrido felice <<La vita è bella, Gonza>> gli dico passandoci vicino e andando verso le docce.

Imprevisto // Paulo DybalaWhere stories live. Discover now