9. Premiazione

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“Hai un futuro come insegnante”.
“Che ti avevo detto?! Riesci a venire da noi? Voglio riscattare subito la mia scommessa”.
Sospiro e mi avvio alla macchina: ho appena finito di discutere l’esame di letteratura ispano americana e, contro ogni pronostico, ho preso un bellissimo trenta. Ero talmente insicura e piena di informazioni, di aver paura di fare confusione tra i romanzi e gli autori, ma alla fine le mie tracce, che la professoressa fa tenere, visto che l’esame si basa sui romanzi e sui loro temi e ricordarsi le pagine con le citazioni è praticamente impossibile, sono servite.
La situazione con Paulo è normale? Non so, dopo la partita con l'Inter non ci siamo sentiti per qualche giorno, entrambi molto imbarazzati; poi un pomeriggio suona alla mia porta con del gelato e un sorriso smagliante dei suoi “Il tuo prof è venuto ad aiutarti” mi aveva detto. E, improvvisamente, tutto l’imbarazzo era sparito; ci siamo seduti sul divano, io con il quadernetto con le pagine segnate e il gelato alla menta che mi ha gentilmente portato, lui davanti a me con le gambe incrociate e gli appunti che ho preso a lezione e le dispense messe a disposizione dalla prof. Ha fatto così ogni due-tre giorni circa, se non aveva impegni di pomeriggio e, soprattutto, se non aveva allenamento; mi ha aiutato molto, sia a ricordare alcune cose, sia a rilassarmi e arrivare meno in panico stamattina all’esame.
Di quello che è successo non ne abbiamo parlato, né io né lui: un po' mi spiace, ma dall’altra non saprei nemmeno che dire; insomma, che sia un bellissimo ragazzo e che abbia suscitato interesse da parte mia è abbastanza evidente, ma lui? Certo, se fa certe cose -come il suddetto bacio- sicuramente non gli sono indifferente; ma se quel sabato sera fosse semplicemente preso dall’euforia di aver vinto una partita difficile e di essere ritornati in corsa per lo scudetto?
Che gran casino…
Le note di “Pompei” dei Bastille si diffondono per la macchina e poco dopo la voce del mio fratellino li sostituisce <<Com'è andato l’esame, Ami?>> chiede ansioso.
Amore lui, si preoccupa sempre <<A meraviglia, ho preso trenta>> rispondo felice.
<<Lo sapevo, prof Dybala ci vede lungo>> commenta orgoglioso.
Sbuffo <<Voi due confabulate un po' troppo per i miei gusti>> borbotto.
Sento delle voci in sottofondo, poi lui che ridacchia <<Abbiamo semplicemente legato, grazie a te, al tuo buon senso e alla tua sorpresa>> mormora mellifluo.
Che paraculo!
<<Ruffiano, che fai stasera?>> gli chiedo frenando dolcemente ad un semaforo.
Attimi di silenzio <<Ti va una serata tra fratelli? Facciamo una passeggiata in centro e magari mangiamo qualcosa in giro, mi manca passare del tempo con te>> propone.
Sorrido <<Manca anche a me, andata>> acconsento <<Dove vengo a prenderti?>> mi informo poi.
Federico trattiene il respiro <<Oh, non preoccuparti, torno a casa fra un po', ci vediamo lì>> mi rassicura.
Corrugo la fronte <<D’accordo, ciao Fefe>> lo saluto stranita.
<<Ti voglio bene, Ami>> ricambia lui.
Credo indagherò con Paulo o almeno ci proverò, perché dubito che mi dica qualcosa se Federico ha parlato con lui; è strano in questo periodo, spesso perso nei suoi pensieri con un sorriso felice sul volto, scambia spesso messaggi con qualcuno e sono quasi certa di aver sentito un profumo femminile su una felpa che ogni tanto gli rubo dell’armadio.
Decisamente mi nasconde qualcosa.
Quando arrivo ai cancelli, dopo aver lasciato la macchina appena distante, la guardia mi sorride <<Signorina Artemide, che bello rivederla>> mi saluta cordiale.
Ricambio divertita <<Signor Domenico, vedo che le divergenze sono passate>> scherzo, ricordando il nostro primo incontro.
Lo vedo arrossire un poco <<Mi spiace, ma se ne vedono tante da queste parti, non pensavo fosse davvero in buona fede>> si scusa, dispiaciuto.
Alzo una mano per bloccarlo <<Stava solo facendo il suo lavoro, non si preoccupi>> lo rassicuro.
<<Lei è una brava signorina, Artemide>> dice sincero <<Venga, il signor Dybala mi aveva avvertito che sarebbe passata>> mi fa segno di seguirlo.
Durante il piccolo tragitto mi chiede di Federico, ricordandolo dall’allenamento a porte aperte della settimana seguente al nostro incontro; gli dico che è con degli amici, avendo finito le interrogazioni a scuola hanno passato un pomeriggio diverso, invece che immersi nei libri.
Arrivati all’entrata mi saluta cordiale e mi lascia sola; non per molto, perché un piccolo ometto si stringe alle mie gambe <<Ciao Ami!>> mi saluta allegro.
Mi abbasso e lo tiro su abbracciandolo <<Ciao ometto!>> lo sbaciucchio facendolo ridere <<Papà dov'è?>> gli chiedo sedendomi con lui sulle gambe.
Si sistema e si mette a giocare con uno dei miei bracciali <<Stavano andando a fare la doccia, Pau ha detto che arriva subito>> mi risponde concentrato.
Sbuffo <<Conosciamo il subito di Paulo, no?>> gli chiedo retorica <<Aspetteremo in eterno>> aggiungo e lui ridacchia.
<<Dov'è Fefe?>> mi chiede dopo un po', allegro.
Gli aggiusto i capelli <<È con degli amici>> gli rispondo <<Se a papà va bene domani puoi stare con lui, credo che gli faccia piacere>> propongo.
Lui annuisce <<Sì>> dice contento.
<<Sì cosa?>> la voce tranquilla di Miralem ci raggiunge.
Lo saluto ed il piccolo si sposta sulle sue gambe <<Gli ho detto che se sei d’accordo domani potrebbe stare con mio fratello, mi ha chiesto di lui poco fa>> gli riferisco.
Il bosniaco sorride <<Ma certo>> acconsente <<Magari stasera ci sentiamo per metterci d’accordo>> aggiunge ed io annuisco.
Rimaniamo ancora un po' a chiacchierare, poi vengo tirata su da Gonzalo al settimo cielo <<La mia piccola secchiona>> esclama.
Ridacchio e lo abbraccio <<Ciao gordo>> dico divertita.
<<Bisogna festeggiare>> asserisce serio.
Miralem trattiene una risata <<Come dopo l’Inter magari>> mormora guardando il figlio giocare tranquillo.
Sento le guance scaldarsi, sto arrossendo di brutto: quel sabato sera praticamente tutti hanno assistito alla scena, con Mire che per poco non si metteva a saltellare e Gonzalo che non sapeva che fare, totalmente scioccato.
Mi mordo il labbro <<In realtà deve riscattare una scommessa e mi ha chiesto di venire perché vuole farlo subito>> mormoro non riuscendo a trattenermi.
So che, probabilmente, il bosniaco entrerà in modalità fanboy, ma so che Gonzalo farà la parte di quello razionale e che mi rassicurerà sul fatto che non voglia fare niente di strano.
<<Telecamere, servono le telecamere>> come non detto, il centrocampista è impazzito.
Il numero nove sospira, poi mi stringe al suo petto <<Vedrai che non sarà niente di traumatico come dopo la partita, tranquilla, magari vuole fare qualcosa di carino tipo una cena o un pranzo con te e magari con tuo fratello>> mi rassicura sorridente.
Mi nascondo nel suo abbraccio <<Non è stato traumatico, gordo, mi ha solo sorpreso>> chiarisco borbottando.
Lo sento ridacchiare <<Sì, sì, come vuoi>> chiude il discorso.
Continua a tenermi stretta a sé sino a quando non sentiamo la voce di Paulo arrivare dal corridoio; allora mi lascia e non ho il tempo di sistemarmi i capelli in disordine che lui mi travolge e mi fa cadere su uno dei divanetti <<Sono così contento per te, bebé>> esclama a voce alta.
In tutto questo io sono sdraiata storta sul divanetto, lui è sopra di me che mi abbraccia felice ed urla, per la prima volta, il dolce nomignolo che mi ha affibbiato. Sento qualcuno mormorare “bebé?!” con tono sorpreso o confuso, sono troppo distratta per capirlo e, soprattutto, per prestarci attenzione.
<<Merito del tuo aiuto>> gli sorrido quando alza il viso dall'incavo del mio collo.
Lui sorride e i suoi occhi brillano, forse anche per la netta vittoria del campionato sancita dal pareggio con la Roma domenica con una partita a dir poco assurda, che non so se definire noiosa o strana; Federico, addirittura, mi ha abbandonato al sessantesimo minuto, ma non sono sicura che fosse per la partita, sabato sera ha tirato le due scrivendosi con qualcuno. Mi nasconde qualcosa, ne sono sempre più convinta.
Siamo molto vicini, sento il suo respiro caldo sfiorarmi le labbra; i suoi occhi sono incatenati ai miei, o il contrario, non importa, le immagini di San Siro dopo il Milan e dopo l’Inter mi passano davanti ed io ho una voglia assurda di passare alla terza fase di quei baci.
Ma le voci di Mario e Sami, irrompono nella sala <<Dov'è la mia piccola tedesca?>> chiedono contenti, per poi discutere di quale dei due sia.
Pensavo che almeno loro fossero un po' meno bambini.
<<Ma hai messo i manifesti in spogliatoio?>> chiedo divertita a Paulo, che mi aiuta a tirarmi su.
Ringraziando il cielo ho messo un paio di jeans stamattina, pessima idea le francesine col tacco per spezzare un po', ma ormai è andata.
Si stringe nelle spalle <<No>> mormora poco convinto.
<<In realtà ha letto il tuo messaggio e ha messo su un sorriso ebete da annuario scolastico, prenderlo per il culo e scoprire tutto è stato questione di un attimo>> spiega Miralem con tranquillità.
Il numero dieci quasi diventa bordeaux <<Grazie Mire, sempre gentilissimo>> sibila.
Mi prendo i complimenti di Mario e Sami e un aiuto in tedesco, se dovesse servire; qualche dubbio ce l'ho, ad essere sinceri, ma non li disturberò mai.
Chiacchieriamo un po' e strappo una scommessa proprio al tedesco, ripetizioni di italiano se prendo venticinque o meno; al contrario, se becco un altro trenta come dice lui, mi regalerà un qualsiasi romanzo da leggere in lingua originale.
<<Parlando di scommesse>> Paulo riemerge dall'imbarazzo causato dal bosniaco poco prima <<Devi pagare pegno, bebé>> ormai nemmeno lo sussurra più, tutti l’hanno sentito forte e chiaro quando mi è saltato addosso prima.
Sospiro <<Devo avere paura?>> chiedo spaventata.
Scuote la testa <<Niente di estremo>> mi assicura, poi mi mette un braccio attorno alle spalle riflettendo <<Sabato, alla premiazione, avrai la mia maglietta e scenderai in campo assieme alla mia mamma>> annuncia fiero.
Comincio a tossire come un'ossessa, la saliva ha preso una via traversa e la notizia mi ha mandato in stato di shock all'istante; lui mi da una leggera pacca sulla schiena e ride.
Che cazzo ride?! Nemmeno stiamo assieme e lui mi vuole presentare la madre! Passi Mariano, passino anche i nipoti via telematica una sera che mi aiutava a ripetere, ma la madre?!
<<Ma te stai fuori!>> gli dico riprendendo colore e capacità cognitive.
Corruga la fronte <<No, voglio presentarti mia mamma perché le parlo spesso di te ed è curiosa di conoscerti. Poi ci tengo, bebé>> sussurra alla fine con sguardo basso.
Sospiro e guardo Gonzalo, che capisce al volo e trascina tutti via; io mi avvicino a Paulo, che si scansa leggermente e mi accorgo di averlo ferito più di quanto immaginassi.
<<Vieni dai>> gli prendo la mano e lo faccio sedere vicino a me sul divanetto.
La accarezzo e la tengo tra le mie, notando che segue le mie carezze e tiene lo sguardo fisso sull'intreccio <<Non volevo essere così brusca, Dybi, mi spiace>> inizio mortificata <<Mi hai stupito, tutto qua. Non mi avevi mai accennato di volermi presentare tua mamma, non pensavo volessi farlo così presto ecco>> gli spiego <<Ma mi piacerebbe, davvero>> aggiungo dolce.
Alza lo sguardo <<Davvero?>> chiede sorpreso.
Annuisco sorridendo e lui mi abbraccia forte, lasciandomi un dolce bacio sul collo che mi fa rabbrividire <<Quello che ho detto prima è vero, bebé, mi sono affezionato a te, tanto. Quell’ episodio a casa mia o dopo l'Inter sono la dimostrazione del fatto che tu mi piaci, in tutti i sensi. Forse quello di sabato era più dettato dall'euforia, ma non cambia niente. Tu mi piaci, ma voglio essere sincero, sono confuso, molto e non voglio ferirti magari iniziando qualcosa che potrebbe fare male ad entrambi. Io so rialzarmi, ma non riuscirei a vivere con il senso di colpa di aver cancellato il tuo bellissimo sorriso>> confessa e la sua disarmante sincerità, un’altra volta, mi commuove.
Abbasso lo sguardo e tiro su col naso <<Dire che anche tu mi piaci è abbastanza ovvio, Paulo, e i tuoi gesti mi confondono ogni volta e mi scombussolano. Federico dopo l’episodio a casa tua voleva venire picchiarti per come mi ha trovato, che poi si sia messo a saltellare dopo che gli ho spiegato cosa fosse successo è un altro discorso>> ridacchio e lui con me <<Non voglio perderti, onestamente, sto bene con te, mi rendi felice anche improvvisando una cena d’asporto e un film a casa o con un messaggio prima o dopo l’allenamento. Mi piace passare del tempo con te perché sei un ragazzo dolce e premuroso e perché sai come distrarmi dai problemi di tutti i giorni>> confesso alla fine.
Lui mi osserva, con un sorriso imbarazzato ad increspargli le labbra <<Nemmeno io voglio perderti bebé, ti voglio nella mia vita, in qualsiasi ruolo voglia il destino>> mormora e mi abbraccia di nuovo, stampandomi un dolce bacio dei suoi, all'angolo della mia bocca <<Verrai sabato, quindi?>> sussurra poi da quella stessa posizione.
Annuisco <<Certo, volentieri. Ma non credo che Fede venga, mi ha detto che hanno organizzato un pranzo con degli amici e gli ho fatto giurare di non girare in centro quando sarete sul pullman scoperto. Ci sarà una marea di gente e non voglio che gli succeda niente>> gli dico preoccupata.
Mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio <<Federico è un bravo ragazzo, non farà niente che possa farti preoccupare>> mi rassicura <<Ora, due cose>> alza il dito bloccando non sonda cosa <<Prima di venire alla partita, lasci a casa il cambio per la festa dopo. Mentre noi siamo in giro puoi prepararti tranquillamente, nessun problema>> annuisco, tanto discutere è inutile <<Secondo, questo è per te>> mi allunga una busta dello store.
La apro e trovo la sua maglia, con una dedica scritta di fianco al numero “Alla mia bebé, alla mia dea che mi ha accompagnato in questo faticoso ritorno. Grazie, per i sorrisi, il sostegno e l’affetto che mi dimostri tutti i giorni. Te quiero, Dybi”.
<<Ti voglio bene anch’io, Pau>> mormoro con gli occhi di nuovo lucidi e abbracciandolo stretto.
Non mi interessa se diventerò la sua ragazza, se lo avrò vicino a me sarò felice lo stesso: perché è dolce, gentile e premuroso, si preoccupa per me e si prende cura di me senza nemmeno rendersene conto. Lo voglio nella mia vita, non ci sono tante spiegazioni al riguardo.

Imprevisto // Paulo DybalaWhere stories live. Discover now