Capitolo 5

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Quel pomeriggio, Rosso mi portò al mare a studiare.

Era ancora marzo, perciò non c'era molta gente e, a dirla tutta, in quella circostanza, eravamo solo noi.

L'odore salmastro nell'aria,

la sabbia tra le dita dei piedi,

il leggero venticello che mi scompigliava i capelli e li rendeva un unico ammasso disordinato,

il suono delle onde che, non importava cosa, si ritiravano e si riversavano, ogni vota più violente, sui scogli,

la cosa più bella, che non scorderò mai in tutta la mia vita, era il mare di quel giorno, splendente sotto la luce del sole.

Camminammo lungo la riva, ripassando nomi e date importanti.

Fu una bella lezione quella.

Non ero mai riuscita a capire cosa fosse esattamente la felicità, ma in quel momento, sentii di esserlo, sentii di poter essere felice.

"Sai, Rosso.." Dissi, verso la fine della giornata. "All'inizio non mi piacevi per niente, ma mi sono dovuta ricredere."

Sorrise. "Non so se esserne contento o reputarmi offeso."

Risi.

Quando ci fermammo, il sole stava tramontando.

Diverse sfumature di colori stavano occupando il cielo.

I raggi solari, riflessi dall'acqua, sembravano migliaia di piccoli diamanti brillanti.

Quel mare agitato di poco fa, si era ora calmato.

Sorrisi. "Non è bellissimo?" Chiesi entusiasta, voltandomi verso di Rosso.

"Sì, è bellissimo." Rispose, ricambiando il sorriso.

Spalancai le braccia e inspirai profondamente.

"Sei felice?" domandò.

"Sì, lo sono." risposi, e lo ero davvero.

"Effy." Mi chiamò.

Mi voltai verso di lui.

Sorrideva ancora. "Non smettere mai di esserlo."

Grazie, Rosso.

"Eff, sei ancora sveglia?" Mi chiamò Margareth.

Erano le 02.30 del mattino.

Sospirai. "Ora lo sono." Borbottai.

"Puoi aprirmi per favore?"

Aveva uno strano tono.

"È tutto okay, Mag?"

Non rispose.

"Vengo subito."

Quando scesi ad aprire la porta, vidi una Margareth in preda alle lacrime.

Preoccupata, mi scostai e la feci entrare.

Andammo in camera mia.

"Scusa l'ora." Balbettò tra un singhiozzo e l'altro.

"Tranquilla, tanto mio padre non è a casa, ha il turno notturno oggi." Risposi.

Andai a prendere un pacco di fazzoletti e glieli passai.

Si soffiò il naso e continuò a singhiozzare.

Si sdraiò da un lato del letto e restò in silenzio.

Non le chiesi nulla, perché sapevo che se lo avrebbe voluto, lo avrebbe fatto lei.

Così mi sdraiai accanto a lei, e l'abbracciai.

Non dissi nulla, davvero niente.

Non ero mai stata brava a consolare le persone.

"Effy..." Bisbigliò, quasi un'ora dopo.

"Dimmi." Risposi, mezza addormentata.

"Sono incinta." Sussurrò, così silenziosamente che mi sembrò quasi di non averla sentita affatto.

RED (#Wattys2016)Where stories live. Discover now