Capitolo 8

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Quando lunedì tornai a scuola, stetti per la maggior parte del tempo da sola.

Rick e Blake continuavano a ronzarmi intorno come delle fastidiose mosche.

Volevano sapere cos'era successo, il perché io e Margareth non ci parlavano.

Margareth, che non riusciva più nemmeno a guardarmi in faccia.

Durante la pausa pranzo, mi nascosi in un angolo del cortile dove solitamente nessuno passava.

Ne avevo abbastanza di tutte quelle domande, di quella tensione, di quelle occhiate.

Mi accesi una sigaretta e la fumai nervosamente.

Era da mesi che non fumavo.

Avevo deciso di smettere, ma quando si presentava una situazione che mi metteva sotto pressione, non riuscivo a resistere.

Così, negli ultimi giorni, avevo riniziato, anche se sapevo che non avrei dovuto.

Al ritorno dalla scuola di quel giorno, trovai Margareth ad aspettarmi davanti al portone.

Era da un po che non si faceva viva a scuola.

Alla fine aveva deciso di tenere il bambino, anche se Jess ne era contrario.

Jess, che quando seppe del bambino, quasi non se la faceva sotto.

Suo padre l'aveva cacciato di casa e non avendo nessun altro posto in cui vivere, si era trasferito nel monolocale di suo fratello Sam.

Margareth indossava un vestito molto largo con motivi a fiori.

La pancia cominciava a farsi vedere.

Mi faceva uno strano effetto vederla in quel modo.

Non sentivo più niente nei suoi confronti, né odio né rabbia, solo un grande vuoto.

Mi avvicinai a lei senza dire nulla.

Accennò ad un sorriso e cercò di parlare.

Non riuscì a spicciare parola.

Frugai nella tasca della mia giaccia e tirai fuori le chiavi.

"Effy..." Disse alla fine.

Alzai lo sguardo verso di lei e attesi.

Strinse le mani in un pugno e respirò profondamente. "So di esser stata una stronza, ma sì, sono qui perché vorrei egoisticamente chiederti di starmi vicina in questo periodo.

Ho bisogno di te, Effy..." Disse, abbassando la voce ad ogni parola detta. "Ti prego."

Ora, lacrime rigavano il suo volto roseo.

Non dissi nulla, niente di niente.

Non era rabbia né odio, era solo vuoto.

Non sapevo cosa fare.

Per quanto ci provassi, non riuscivo ad abbracciarla e a risponderle che sì, le sarei stata accanto, nonostante tutto.

Ero bloccata, emotivamente bloccata.

Girai la maniglia ed entrai.

Senza guardarla, chiusi la porta.

Stavo per scoppiare a piangere, di nuovo.

Mi appoggiai al muro e lentamente scivolai a terra.

RED (#Wattys2016)Where stories live. Discover now