Capitolo 27

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Giungi a un certo punto della tua vita che ti ritrovi davanti a un bivio e sei costretta a scegliere cose che condizioneranno la tua vita per il resto dei tuoi giorni.

Era ormai inverno inoltrato, e non sentivo Rosso da un mese circa.

Se continuavo così, non sarei mai riuscita a dimenticarlo.

Prima delle vacanze natalizie ci sarebbe stato un ballo scolastico.

Negli anni precedenti ci andavo con Jess, ma quell'anno non avevo nessuno.

Avevo dunque deciso di rimanere a casa e guardare un film da sola, perché Margareth sarebbe dovuta andare da sua nonna quel venerdì sera.

Inaspettatamente però, il pomeriggio precedente al ballo, Felix si presentò a casa mia per chiedermi se volevo andarci con lui.

Ne rimasi colpita perché pensavo ci sarebbe andato con una delle tante ragazze che glielo avevano chiesto.

Era piuttosto imbarazzato, strano, perché solitamente non lo era mai.

"Come amici." aveva subito aggiunto.

Penso avesse dedotto che in realtà, non ero ancora riuscita a togliermi dalla mente Rosso.

Felix era un tipo molto sensibile, nel senso che riusciva sempre a percepire i pensieri delle persone, anche se quest'ultime non dicevano assolutamente nulla.

Curvai leggermente le labbra. "Okay, come amici." risposi alla fine.

Come avevo già detto, non avrei avuto nulla da fare e in più non avevo voglia di restare sola.

Venne a prendermi puntuale la sera successiva.

Indossava un elegante smoking nero con una camicia blu all'interno, che si abbinava perfettamente al vestito che indossavo.

Andammo a scuola a piedi, perché era abbastanza vicina.

C'erano già tante persone e la musica rimbombava da tutte le parti.

Mi sedetti ad un tavolo e osservai con odio tutte quelle coppiette che stavano ballando.

"Vado a prendere qualcosa da bere." disse Felix, riportandomi alla realtà.

"Okay, grazie."

Ragazzi che tristezza.

Nonostante ci fossero più di cento studenti in quella stanza, mi sentivo sola come non mai.

Felix ritornò qualche minuto dopo.

Si sedette accanto a me e mi porse la coca cola, che non bevvi.

"Allora, come mai quella faccia?" chiese.

"Quale?"

"Quella di prima."

"Non so di cosa parli."

"Non mi sembra che tu ti stia divertendo."

"Lo so, ma non è colpa tua.

È il ballo, l'hanno organizzato proprio male."

"Dici?"

"Sì, voglio dire, non ha nulla di entusiasmante."

"Se non ti piace stare qui, che ne dici se andiamo da qualche altra parte?"

"E dove?"

"Non lo so, andiamo in un posto meno deprimente."

"Tipo?"

"Per cominciare, usciamo di qua." disse e mi prese la mano.

Finimmo col passeggiare per il cortile della scuola.

RED (#Wattys2016)Where stories live. Discover now