Capitolo 29

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Senza nemmeno avvertirmi, papà aveva il signor Hirp avevano deciso passare 3 giorni nella nostra casa in montagna.

"È stata una decisione dell'ultimo momento." avevano detto all'unisono, sia a me che a Rosso che, a quanto pare come me, non sapeva di questa cosa.

Sembrava piuttosto scocciato, o qualcosa del genere.

Ne ero quasi sicura, ora mi odiava.

In ogni caso, salii in camera e preparai velocemente le valige.

Avevo già dei maglioni e pigiami là, dunque non dovevo portarmi dietro molto.

Il viaggio in macchina fu, almeno per me perché papà e David continuavano a parlare e discutere e ridere, piena di tensione.

Continuai a guardare per tutto il tempo fuori dalla finestra.

Le strade erano piene di neve, e il cielo nuvoloso.

Avrebbe probabilmente cominciato a nevicare di nuovo.

Amo la neve, che leggera come una piuma cade lenta, e nemmeno ti accorgi della sua presenza.

Accennai ad un sorriso alla vista quel paesaggio.

"Come sta Dafne?" chiese ad un tratto, Rosso.

Per qualche istante rimasi in silenzio, ma poi mi girai.

"Sta bene, cresce." risposi, con un filo di voce, senza nemmeno guardarlo negli occhi.

Pensai che non mi avrebbe rivolto la parola per il resto del viaggio e in parte fu così, anche se verso la fine, quando mi chiamò, fu interrotto dai nostri genitori perché eravamo arrivati.

Scendemmo dall'auto ed entrammo in casa.

Fu una giornata abbastanza strana, sopratutto quando fu il momento di cucinare.

Papà, era una frana, e su questo nessuno aveva da obbiettare.

Il signor Hirp invece, se la cavava abbastanza, come Rosso del resto.

Furono infatti loro due a preparare il pranzo.

Rimasi per tutto il tempo in camera mia, a guardare assente fuori dalla finestra.

Continuavo a pensare al carillon, al biglietto e mi domandavo chi poteva essere il mittente.

A tavola, in quattro, l'atmosfera era piuttosto animata anche se a parlare erano solo David e papà, con qualche intervento occasionale di Rosso.

Non mangiai quasi nulla, anche tutto sembrava molto invitante.

Non mi sentivo bene, o per lo meno, sentivo sempre un non so che di angosciante pesarmi dentro.

Verso sera, mentre gli altri erano rimasti dentro, uscii dal retro dello chalet e sdraiata su una poltrona, mi misi a guardare le stelle.

"Hey," disse Rosso, d'un tratto accanto a me. "ti ho portato una cioccolata calda."

Me lo porse e per poco non lo feci cadere da quanto era bollente.

Tuttavia, dovetti ammettere che era proprio buona.

Sorrisi. "Grazie."

"Di nulla." rispose, prendendo posto accanto a me.

Rimanemmo in silenzio per un po', ma poi mi decisi a parlare. "Allora, come va con l'università?"

"Bene, direi." rispose. "Tu invece?"

"Cerco di sopravvivere." scherzai.

Rise.

Mi era mancata quella risata, così naturale e spontanea.

L'argomento di cui potevamo parlare era di nuovo finito e seguì un imbarazzante silenzio.

Cominciai a chiedermi se sarebbe stato così per il resto della serata.

"Effy." mi chiamò Rosso d'un tratto.

Mi voltai verso di lui.

"Volevo chiederti una cosa." continuò.

"Dimmi."

"So che non provi più nulla, e che non ritornerai con me, ma ci tenevo a sapere se ti andava di rimanere almeno amici."

Non seppi cosa rispondere.

Non riuscii a capire il motivo per il quale dopo, mi sentii in qualche modo, quasi ferita.

"Sono stato malissimo in questi mesi di silenzio." ammise, poi. "Non voglio che finisca anche rapporto di amicizia che c'era prima che ci mettessimo insieme."

Accennai ad un sorriso. "Va bene." risposi alla fine.

Alzò gli occhi verso di me e ricambiò il sorriso. "Sul serio?"

Annuii.

Mi strinse forte tra le sue braccia e mormorò :"Grazie."

All'inizio rimasi un po' rigida per la sorpresa, ma dopo qualche minuto, rilassai i muscoli e lo strinsi forte a mia volta.

RED (#Wattys2016)Where stories live. Discover now