12: È solo un umano.

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Delle urla si diffondono per la stanza.

Il professore ci conferma che siamo in pareggio, mentre una ragazza nell'altro campo ci lancia la palla.

Questa settimana abbiamo la sfida di pallavolo con le altre classi, e la vincitrice potrà sfidare un'altra scuola.

Mentre lancio la palla vedo Al ridere dall'altra parte del campo. È proprio lui a colpire la palla quando arriva nel loro campo, facendola cadere dalla nostra parte. Il mio amico mi rivolge un'occhiolino e io scuoto la testa.

Figuriamoci se non faceva le sue solite scene.

A fine ora il professore proclama la classe che ha vinto: la nostra.

Rimango qualche minuto a parlare con Aloysius, mentre il resto della classe va a cambiarsi. Poi il vampiro dichiara di avere una cosa da fare e sparisce. Qualcosa mi dice che quella cosa da fare c'entra qualcosa con l'umano col naso sanguinante che è appena passato a poca distanza da noi.

«Non fare cazzate!» gli urlo dietro, ma ormai il mio amico è lontano.

Una volta dentro gli spogliatoi, mi rendo che non c'è nessuno. O meglio, nessuno a parte un ragazzo dai capelli castani girato di spalle, proprio dove si trova la mia sacca con i vestiti puliti.

Cameron si allontana non appena mi vede, ma il suo tentativo di far finta di niente fallisce subito, perché
non faccio in tempo a levarmi la maglietta che dei passi si fermano proprio dietro di me.

«Ti ho già detto che sei bravissimo?»

E se l'altro giorno i suoi complimenti mi avevano fatto piacere, ora non posso fare a meno di pensare che Cameron sia effettivamente un leccaculo.

«Gentile come il solito...» non lo guardo nemmeno mentre mi infilo una maglietta pulita.

Cameron si allontana e si cambia anche lui. Nonostante non posso esserne sicuro, mi sembra di sentire il suo sguardo bruciarmi sulla schiena.
Sto per lasciare lo spogliatoio; i piedi ormai fuori dalla porta, quando l'umano richiama la mia attenzione.

«Chaz, aspetta!»

Mi giro verso di lui. Ancora una volta siamo rimasti da soli nello spogliatoio.

«Che c'è?» mi passo una mano tra i capelli biondi.

«Stai bene? Mi sembri distante.»

«Sto benissimo. Non sono distante, mi comporto come sempre.» scrollo le spalle.

«È per il bacio?» mi chiede senza giri di parole.

E forse è solo una mia impressione, ma la timidezza che dimostrava i giorni scorsi mi sembra essere sparita.

Ripenso alle parole di Morales... posso veramente fidarmi di Cameron?

«Se è per quello, ti chiedo scusa. Ho sbagliato, non si ripeterà.» dice.

«E chi ti dice che ti devi scusare? Era solo un bacio, niente di che.»

Lui distoglie lo sguardo.

Nel frattempo, approfittando della sua distrazione, tiro fuori la mia bottiglia dallo zaino e mando giù il liquido rosso. Mi sembra di sentire un gusto leggermente diverso dal solito, ma non ci faccio molto caso.
Ora mi sento decisamente più energetico. Rimetto lo zaino in spalla e lancio un'ultima occhiata al castano.

«Okay, allora... ci vediamo.» sussurra, prima di darmi le spalle.

Faccio per andarmene, ma poi ci ripenso. Non so perché.

Torno nello spogliatoio e Cameron è ancora lì, fermo contro la finestra.

«Hai dimenticato qualcosa?» domanda quando mi vede entrare.

Uno strano luccichio alleggia nel suo sguardo scuro.

«Quel bacio non mi è dispiaciuto.» dico di getto.

In realtà non mi aveva fatto impazzire, ma se ci penso ora... lo ricordo diversamente.

«Davvero?»

Cameron mi si avvicina. Sul suo viso compare un sorrisetto compiaciuto.

«Sì.»

Si avvicina sempre di più, fino ad essermi a pochi centimetri dal viso.

«Possiamo rifarlo, allora.» sorride.

Non mi lascia nemmeno il tempo di replicare, che le sue labbra si posano sulle mie.

Ho la mente vuota.

So che mi sta baciando ma non riesco a provare emozioni.

La porta si apre di scatto e Cameron si allontana.

Sbatto le palpebre, come per mettere a fuoco l'ambiente.

«Cosa stavate facendo?» riconosco la voce di Morales.

Cameron mi rivolge un sorriso malizioso, prima di concentrarsi su Morales.

«Ora devo andare, ti spiegherà tutto Chaz.» se ne va senza aggiungere altro.

Rimaniamo solo noi due.

«È diventato un hobby quello di baciarlo?» esclama Morales, mentre afferra una felpa dalla panchina, probabilmente dimenticata dopo la lezione.

«La cosa non ti lascia indifferente.» constato.

Lui si appoggia la felpa sulla spalla e si passa una mano tra i capelli scuri.

«L'altro giorno è stato lui a baciarti... ma ora?» i suoi occhi chiari sembrano volermi scavare a fondo.

«Da quando ti interessa?»

«Da quando ti comporti come un coglione?»

«Cavolo, Morales, calmati... è solo un umano.»

«Pensavo non lasciassi avvicinare così tanto un umano a te.» dice.

«E tu che ne sai?»

Lui sospira. «Lascia perdere. Fai quello che vuoi, non mi interessa.»

«Non si direbbe.»

«Dovevamo terminare il nostro discorso riguardo la festa, ma a quanto pare non ce n'è bisogno...» dice.

La campanella suona, ma nessuno dei due sembra avere intenzione di andarsene.

«Avremmo potuto terminarlo, se tu non fossi scappato.» ribatto.

«Scappato? Veramente eri tu quello stanco, quello che non aveva le energie per continuare.»

«Detta così sembrerebbe un'altra cosa...»

«Senti, Cooper, non so cosa sta succedendo, ma io, a differenza tua, non mi lascio incantare da un umano.»

«Chi ti dice che mi sono fatto incantare? Magari voglio solo andarci a letto.»

«Non ci credi nemmeno tu a questa cazzata. Sai cosa? Forse è meglio finirla qui. Noi non siamo amici e io non ti devo niente, quindi fai quello che ti pare.»

Dalla fretta di uscire ci scontriamo entrambi contro la porta e il lupo mannaro mi ringhia contro.

Quando siamo finalmente fuori, ognuno se ne va per la sua strada senza degnarsi di uno sguardo.

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