34: Non ho mai visto un vampiro imbarazzato.

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Le pareti dal colore grigio spento ci circondano.

Alcuni raggi di sole passano attraverso l'unica finestra presente nella stanza, illuminando la nostra pelle pallida.

Il preside ci osserva dalla sua scrivania. I suoi occhi scuri passano in rassegna le nostre figure, studiandoci con cura.

«Tre vampiri e un lupo mannaro.» dice d'un tratto.

Ci osserva con attenzione, come se fossimo degli alieni e avesse bisogno di studiarci con attenzione.
Non sembra particolarmente entusiasta della nostra presenza, ma in particolare sembra osservare più a fondo James, in una maniera più ambigua e insistente.

Accanto a me, James ha le braccia incrociate al petto e lo sguardo puntato fuori dalla finestra.

«Siamo qui perché abbiamo bisogno d'aiuto.» dico direttamente, senza nessuna voglia di girarci intorno.

L'uomo picchietta le dita sul legno della sua scrivania. Sopra al tavolo sono sparsi alcuni fogli e una penna con il tappo aperto.
Alle sue spalle, poste in modo ordinato e perfetto su un mobiletto in legno, ci sono diverse candele dalla forma allungata.
Intravedo anche un piccolo barattolo in vetro, contenente del liquido rosso che sembra essere... sangue. Solo che non riesco a percepirne l'odore, quindi non posso affermarlo con sicurezza.
E poi... perché mai dovrebbe tenere del sangue nel suo ufficio?

«Un vampiro che chiede aiuto ad uno stregone? E per aiutare un lupo mannaro, per giunta.» sul suo viso mi sembra di scorgere un sorriso, ma è appena visibile. «Questa me la devo segnare.»

Aloysius tossisce. «Possiamo sempre trovare il modo per soggiogarti, se preferisci.» dice.

Il preside sposta lo sguardo su di lui. «Le streghe e gli stregoni vengono spesso sottovalutati, e questo è l'errore più grande che può commettere una persona.»

Al si sta innervosendo, lo capisco dal modo in cui stringe la mano sulla sedia.

«Sì, sono venuto per chiederle di aiutarci.» mi intrometto. «In questa scuola c'è un altro stregone ed è riuscito ad entrare nella mente di James. Facendogli dimenticare chi sono.»

Lo sguardo dell'uomo si illumina. «Un altro stregone?» nonostante la sua espressione, non sembra veramente sorpreso di saperlo.

«Lei può aiutarlo a ricordare?»

«Potrei» dichiara, mentre il suo sguardo vaga su di noi. «Ma non sempre uno stregone può rimuovere l'incantesimo di un altro stregone.»

«E da quando?» domanda Arkell.

«Da sempre.» dice l'uomo.

Il vampiro fa una smorfia.

A quanto pare nessuno dei due gemelli sembra sopportare il nuovo preside.

In tutto ciò, James non si è mosso dalla posizione in cui si è messo da quando ci siamo seduti. Il suo sguardo è ancora perso oltre la finestra.

L'uomo dietro la scrivania si alza e ci raggiunge. Si ferma davanti a James, scrutandolo attentamente.

Posa una mano sulla sua testa, stringendo appena le dita.

James sposta lo sguardo su di lui e l'uomo sembra piuttosto concentrato.

La sua mano aumenta la presa sulla testa di James. Non sembra usare chissà quale forza, eppure la mano tremante di James mostra altro.

Senza nemmeno pensarci la afferro e la stringo nella mia.

La sua mano smette di tremare e il suo calore mi circonda il palmo.

«Per riuscire a fargli tornare la memoria, ho bisogno di una goccia del tuo sangue.» dice d'un tratto l'uomo.

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