45: Smettila di fare il misterioso, Cooper.

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«Il preside è nel suo ufficio?» domando alla donna seduta dietro la scrivania, concentrata a leggere alcune scartoffie.

«Certamente. Se hai bisogno di parlare con lui aspetta che controllo se è disponibile.»

La guardo dritto negli occhi, dilatando le pupille. «Rimani qui e continua a fare quello che stavi facendo. Chiunque venga per il preside, digli che è impegnato.»

La donna annuisce e torna a puntare lo sguardo su quei pezzi di carta.

Busso alla porta del suo ufficio, ma non ricevo nessuna riposta.
All'interno, però, mi sembra di sentire qualcosa.
Decido allora di aprirla senza il suo permesso.

La stanza è buia, illuminata solamente da alcuni raggi di sole che provengono dalla finestra.

Il preside non c'è.

Sulla scrivania ci sono alcuni fogli e una penna aperta, come se fosse stata usata da poco.

C'è uno strano trambusto, come se qualcuno avesse messo a soqquadro la stanza alla ricerca di qualcosa.

In quel momento mi arriva un messaggio.

Da Aloysius:
Dove sei?

Ad Aloysius:
Nell'ufficio del preside, ma lui non c'è.

Da Aloysius:
Arriviamo.

Esco dall'ufficio e aspetto i gemelli fuori.

«Lo stregone è andato a fare qualche magia?» domanda Al.

«Dobbiamo trovarlo il prima possibile. Quello stronzo ci ha mentito per tutto questo tempo.»

Prima che i miei amici possano chiedermi qualcosa, gli spiego quello che ho scoperto.
Entrambi sono sconvolti.

«Gustiamoci una buona sacca di sangue. Possiamo ordinare alla segretaria di avvertirci non appena il preside si farà vedere.» propone Aloysius.

«Giusto. Quello stregone non può essere andato tanto lontano.»

Entrambi annuiamo e insieme raggiungiamo il giardino, sistemandoci al solito posto.




Entrambi annuiamo e insieme raggiungiamo il giardino, sistemandoci al solito posto

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Dopo pranzo, prima che inizi la lezione, raggiungo nuovamente il suo ufficio.

La segretaria è venuta a cercarmi mentre ero in classe, in uno dei corsi che non frequento con i gemelli. Così sono corso qui senza nemmeno avvertirli.

Questa volta dopo aver bussato, la sua voce mi invita ad entrare.

Apro la porta e vengo subito accecato da una strana luce.

«Chaz Cooper, benvenuto.»

Cammino fino alla scrivania, dietro alla quale è seduto l'uomo. Sono sul punto di sedermi, quando al lato della stanza riconosco una figura dalla bassa statura e un viso difficile da scordare.

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