19: Ti ucciderò lentamente.

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Si susseguono diversi squilli, prima che una voce femminile risponda alla chiamata.

"Pronto?"

Sento lo sguardo dei gemelli addosso.

Nonostante l'odio che provano verso James, anche loro sono abbastanza nervosi per la situazione.

"Salve... sto cercando James." dico.

Dall'altra parte della chiamata si sentono alcuni rumori.

"James? Chi sei? Un suo amico?" la voce della donna è preoccupata.

"Sì. Per caso è a casa?"

"Sono due giorni che non lo vediamo. Siamo davvero preoccupati. Abbiamo pensato di chiamare la polizia, ma mio marito mi ha convinta ad aspettare. Non è la prima volta che James sparisce, ma di solito sta via al massimo un giorno..." la donna inizia a singhiozzare.

Guardo i due vampiri.

"Non ha idea di dove potrebbe essere andato?" domando.

"Purtroppo no. Abbiamo provato a chiamarlo un sacco di volte, ma non ha mai risposto. Voi siete amici, non ti ha detto niente? Non appena quel giovanotto torna a casa gli tiro le orecchie! Non può sparire così... non ho più l'età per stare ai suoi giochi."

Quindi pensano che sia sparito di suo spontanea volontà?

"Non appena avrò sue notizie le farò sapere, lei cerchi di stare calma. Ci penserò io a tirare le orecchie a suo nipote." cerco di tranquillizzarla.

La verità è che sono preoccupato anch'io.

James si è messo in pericolo a causa mia. E se il mio intuito non sbaglia, so perfettamente chi potrebbe esserci dietro la sua sparizione.

«Se scopro che Cameron gli ha fatto qualcosa, lo farò pentire di essere nato.» sbotto, prima di infilare velocemente il cellulare nella tasca.

«Dove vai adesso?» mi chiede Al.

«A cercare quel bastardo. In questi due giorni non mi ha minimamente cercato, è strano, no?»

Detto questo mi allontano, alla ricerca di quel castano con le corna nascoste dietro quel visino d'angelo.



James.


Lentamente apro gli occhi.

Cerco di mettere a fuoco l'ambiente che mi circonda, ma sono avvolto nell'oscurità più totale.

Assottiglio lo sguardo; riesco a scorgere un fascio di luce provenire dall'alto.

Alzo la testa, e una finestra minuscola mi appare davanti.

Provo a muovermi, ma ho le mani legate. Sento i polsi bruciare a causa della stretta troppo forte.

Dove sono?

Provo a muovere le gambe, ma sono immobilizzate anche quelle.

Il pavimento è freddo, la stanza in cui sono rinchiuso anche.

Mi fa male la testa.

Non so quanto tempo sia passato, prima che dei rumori attirino la mia attenzione. Sento dei passi, poi una porta viene aperta, permettendo alla luce di illuminare la stanza.

Due scarponi sono la prima cosa che vedo. Alzo lo sguardo, seguendo ogni centimetro della figura appena entrata.

Quando i miei occhi incontrano quelli marroni di Cameron, una smorfia mi viene spontanea.

«Pezzo di merda!» sbotto. Provo a divincolarmi, ma non riesco a sfuggire alla presa delle corde.

La sua risata echeggia tra le mura.

«È divertente, sai? Sembri un cane rinchiuso in una gabbia.» dice.

«Liberami subito!»

«Non serve urlare, tanto non ti sente nessuno.»

«Hai fatto l'errore più grande che potessi fare.» ringhio. «Mai mettersi contro un lupo mannaro.»

Lui non sembra minimamente colpito dalle mie minacce.

«Ah, sì? E cosa pensi di fare?» si avvicina lentamente.

«Oh» forzo una risata. «Non appena mi sarò liberato, puoi stare tranquillo... farò tutto con calma, ti ucciderò lentamente.»

«Tieniti pure le tue minacce, perché quello a morire non sarò io, ma tu, anzi, il primo sarà il tuo amico.» sorride in modo malvagio.

«Amico?» domando confuso.

«Ah, quasi dimenticavo... tu non hai amici. Intendo il tuo fidanzatino, Chaz Cooper.»

«Brutto figlio di puttana!» mi agito tra le corde. «Cosa gli hai fatto?»

«Ancora niente.» ride, facendomi innervosire ancora di più. «Sto solamente aspettando il momento giusto per agire.»

Sento un peso enorme sul petto.

Non so da quanto tempo sono chiuso qui dentro, ma mi sento debole, stremato.

«Goditi il tuo aspetto umano, perché presto sarai ricoperto di peli.» dice.

Ed è come se una lampadina si fosse appena accesa nella mia testa.

Oggi ci sarà la luna piena.

«Giuro che ti ammazzo.» ringhio.

Una voce femminile lo richiama, a poca distanza da qui. Presumo da sopra le scale che si scorgono in lontananza. Non riesco ad associare quella voce a nessuna donna che conosco. Sono troppo intontito per ragionare come si deve.

«Ci vediamo presto.» ridacchia, prima di uscire e richiudersi la porta alle spalle.

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