6 • « Park Jimin ti saluta. »

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« Cosa...? » Taehyung non riuscì a credere a quello che aveva appena sentito. Jimin aveva voglia di proteggerlo? Sapeva almeno il significato di quella parola?
Fece un passo indietro come a mettere più spazio tra se stesso e quella persona altamente instabile. Fissando i propri piedi, scosse il capo.
« E chi mi proteggerà da te? » Domandò senza troppi giri di parole prima di allontanarsi ancora un po' sotto lo sguardo vigile di Jimin.
Taehyung aveva ragione; chi lo avrebbe protetto da Jimin?
E il moro non poteva dargli nessun tipo di risposta. Non sapeva neppure perché aveva pensato quella frase, figuriamoci il perché l' aveva detta ed il significato celato dietro a quelle parole.
Semplicemente, restò in silenzio e gli diede le spalle prima di allontanarsi, lasciando un Taehyung completamente stordito e con una forte emicrania.

Finalmente è sabato ma sia Taehyung che Namjoon si sono ritrovati ad avere il turno pomeridiano in biblioteca. Ad entrambi non dispiace, non c'è poi tanta gente e possono studiare insieme tra una faccenda ed un' altra.
A Taehyung l' atmosfera silenziosa piace. Preferisce senza alcun dubbio passare il suo tempo in quel luogo piuttosto che a scuola tra sguardi indiscreti ed urla che gli creano solo fastidio.
E con Jimin. Il volto del moro comparve tra i pensieri del biondo che appoggiò la fronte al tavolo, ripensando alle ultime vicende che lo avevano colpito.
Coprendosi il capo con le braccia, ripassò ogni momento come fosse un compito da studiare.
Fino alle sue ultime e ingarbugliate parole: " Mi fai venire voglia di proteggerti. " — Chi diamine può dire una frase del genere dopo tutto quello che mi hai fatto? Sei psicopatico?
Perché dirmelo? Perché proteggermi da tutti quando sei quello che più mi fa male? —  Pensò Taehyung, colpendo il tavolo in legno con la fronte più volte fino a quando una mano non si contrappose.
Alzò lo sguardo ed incrociò quello divertito di Namjoon.
« Stai per fare un buco. »
« Mmh... Non riesco a studiare. »
« Come mai? »
« Non saprei... » Bugia. Tae sapeva benissimo il motivo di quella distrazione ma non aveva voglia di ammetterlo con l' amico. Avrebbe voluto dire parlarne e non se la sentiva.
Sospirò, tornando con la faccia nel tavolo mentre Namjoon gli accarezzava la schiena per confortarlo. « Vado a prenderti una cioccolata così facciamo una pausa. Nel frattempo, non rompere il tavolo. »
Lasciato ai suoi pensieri, il giovane prese sonno pochi secondi dopo. Quei giorni lo avevano provato molto e non era riuscito a dormire la notte a causa di tutto ciò che era successo.
Coccolato dalle proprie braccia, seppur in una posizione non prettamente comoda, Taehyung si lasciò andare ad un sonno improvviso.

Seokjin camminava al fianco di Jimin, con un braccio sotto a quello dell' amico prima di scuotere il capo davanti all' edificio. « Io non entro! »
« Non fare il cretino ed entra. »
« Chiamami ancora cretino e ti ritroverai pelato. »
Con una leggera spinta, Jimin spostò Jin da sé, fulminandolo con lo sguardo prima di salire la scalinata ed entrare.
Non c' era mai stato. E se fosse dipeso da lui avrebbe continuato ad evitare posti del genere ma era incuriosito. E poi Jin era riuscito ad avere le informazioni, perché non sfruttarle?
Jimin percepì quasi l' odore della polvere. Arricciò il naso e si guardò intorno; gli scaffali gli coprivano la visuale.
Passando una mano tra i capelli neri, li portò indietro cercando ciò che cercava.
Lo trovò qualche minuto dopo.
Sdraiato con metà busto sul tavolo ed i capelli biondo scuro che gli coprivano il viso, Kim Taehyung dormiva beatamente.
Un sorriso comparve sul viso di Jimin.
Aveva percorso dei chilometri solo per dargli fastidio, per creargli problemi, per non lasciarlo tranquillo neanche lontano dalle mura scolastiche.
Ma vedendolo in quel momento, tranquillo e con le labbra schiuse in un respiro leggero, il desiderio di Jimin cambiò radicalmente.
Si avvicinò al suo compagno di classe lentamente, quasi col timore di essere scoperto. C' era solo lui. Sembrava ancora più piccolo ai suoi occhi.
Quasi senza rendersene conto, Jimin aveva già iniziato ad accarezzargli la capigliatura morbida. Era una bella sensazione.
Vedeva quei fili dorati tra le proprie dita. Una dolce carezza che si interruppe poco dopo quando decise di lasciarlo riposare e andarsene.

È sabato sera, Taehyung è incredulo di se stesso e la madre non è da meno. Seduta sul divano lo fissa ridacchiando mentre il giovane arrossisce e borbotta. « Smettila di ridere. Sto uscendo, si. Sono già uscito prima perché mi stai ridendo in faccia? »
« Con un amico? Mai. Dovrò proprio ringraziare questo Kim Namjoon. »
« Tu non farai proprio niente, mamma. » Disse continuando a borbottare prima di uscire dall' appartamento per raggiungere Namjoon che lo stava aspettando.
« Dove andremo? »
« In un pub. »
« Non ci sono mai stato. E poi... Non siamo minorenni? »
« Documenti falsi. »
Taehyung spalancò gli occhi nel vedere per la prima volta dei documenti falsi. E se fossero stati scoperti?
Stava seriamente ripensando di tornare indietro, rifugiandosi nel suo mondo ma Namjoon non voleva saperne di lasciarlo andare, spingendolo avanti senza mollarlo un secondo fino all' arrivo del locale.
Per essere entrato era entrato ma Taehyung non si muoveva dal divanetto nero su cui si era seduto. Guardava Namjoon divertirsi e ogni tanto gli sorrideva. Niente di più.
Aveva come l' impressione di lasciare un posto sicuro, alzandosi da quel divanetto.
Gli era stata offerta della birra così tante volte che aveva perso il conto di tutti i " no grazie" detti. Un piccolo inchino col capo per educazione e ritornava a fissare le proprie mani, chiedendosi il perché di quella follia.
Sentiva il proprio cuore battere così forte. Mise un palmo sul petto, respirando profondamente.
Proprio in quel momento tornò Namjoon dal suo ballo e si preoccupò immediatamente per il gesto del ragazzo.  « Stai bene? »
« Si... Cioè no. Non lo so. Io non... Non riesco a stare dove ci sono tante persone. Non so perché sono venuto qua. Mi dispiace! Non riesco a respirare. Sento il cuore... » Il cuore in gola, avrebbe voluto dire. Ma non riusciva a respirare regolarmente.
Mettendo dell' acqua nel bicchiere dell' amico, lo portò alle sue labbra, chiedendogli di bere così da rinfrescarsi prima di uscire.
Con un fazzoletto gli asciugò anche le goccioline di sudore freddo dalla fronte, sorridendo con tenerezza. « Non preoccuparti. Ora usciamo insieme da qua. Andiamo in qualche posto silenzioso. »
« Mi spiace... »
« Dispiace a me, averti messo a disagio. »
« Non lo sono... A disagio, intendo. »
Disse Taehyung, arrossendo mentre Namjoon lo afferrava per uscire dal pub.
Così concentrati su di loro e grazie anche alla musica alta e alle tante persone intorno, nessuno dei due si accorse di essere osservato da un ragazzo moro poco distante da loro.
Con lo sguardo fisso su di loro che uscivano abbracciati dal locale, afferrò il cellulare e compose velocemente un numero.
« Pronto? Li hai visti? Va bene, farò come vuoi ... Jimin. » Salutò Jungkook prima di chiudere la telefonata per iniziarne un' altra.

Lunedì mattina, una fetta di pane con la marmellata tra le labbra, uno zaino sulle spalle e in ritardo. Il sole era tiepido ma scaldava ugualmente Seoul e i suoi abitanti.
Taehyung, con le cuffie alle orecchie, correva per arrivare in tempo a scuola, evitando una qualche punizione.
Dovette fermarsi di colpo quando, a qualche metro dall' edificio scolastico, due ragazzi si pararono davanti a lui.
Credendo fossero solo d' intralcio, Taehyung cercò di sviarli ma venne afferrato da uno di loro per un braccio.
« Chi sei? Cosa vuoi? » Chiese Taehyung mentre gli venivano tolte le cuffie e lanciate per terra.
Cercò di districarsi ma il ragazzo lo afferrò con più forza, trascinandolo in un vicolo cieco tra due palazzine.
Taehyung iniziò ad urlare, a scalciare. Niente.
Un pugno arrivò dritto al suo stomaco, facendolo piegare in due. Era stato il secondo ragazzo. Preso per i capelli, gli venne fatto alzare il capo così che un pugno poté abbattersi contro la sua guancia.
Non riuscì a trattenere un gemito di dolore mentre veniva lasciato cadere a terra.
Un calcio contro la schiena lo fece scoppiare a piangere mentre i due sconosciuti ridevano di Taehyung che sanguinava dal labbro inferiore.
« Park Jimin ti saluta. »

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𝘿𝙖𝙣𝙘𝙞𝙣𝙜 𝙞𝙣 𝙩𝙝𝙚 𝙢𝙤𝙤𝙣𝙡𝙞𝙜𝙝𝙩. ( vmin ) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora