25 • « Dispotico del... »

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Taehyung strinse con forza la catenina che portava al collo. L' aveva nascosta sotto ogni maglietta, geloso di quel regalo che conosceva solo lui. Nessuno gliela aveva vista. Quella luna e quella stella non appartenevano a nessun altro se non a loro.
Flashback ( tre mesi prima)
« Taehyung, per l' amor del cielo, stai fermo? » Domandò Jimin ridendo, mentre sedeva sul letto della stanza nel suo Yacht. Trascorrevano giorni davvero felici dopo la prima notte passata insieme. Entrambi non riuscivano a stare separati, tanto che Taehyung ormai dormiva con lui.
Quella sera, Taehyung continuava a giocherellare nella camera, infastidendo l' altro che non riusciva a smettere di sorridere.
Con un leggero tonfo, Taehyung gli saltò letteralmente addosso, facendolo sussultare per un momento.
Sbuffando, Jimin si sbrigò a capovolgere la situazione, facendo finire il corpo del biondo sotto di sé mentre gli imprigionava i polsi sopra al cuscino.
« Vuoi stare buono o devo torturarti a modo mio ? »
« Mmh... Torturami. » Fece Taehyung, imbronciando le labbra in un' espressione infantile che, in contrasto con le sue parole, faceva impazzire Jimin che gli lasciò un bacio stampo sulle labbra prima di scuotere il capo ed alzarsi.
« Se questa è la tua tortura, allora ci ripenso. » Mugolò, incrociando le braccia al petto mentre lo osservava ' trafficare' nel comodino. « Jimin - ah che stai facendo? Jimin - ah! » Continuò a ripetere il suo nome fino a quando, un pizzicotto, non lo fece zittire.
« AH CHE RAGAZZINO FASTIDIOSO CHE SEI A VOLTE! » Urlò senza tono aggressivo prima di sedersi sul suo ventre, facendo tintinnare davanti ai suoi occhi una collanina. Un ciondolo a forma di luna e stella pendeva dolcemente.
Taehyung con delicatezza lo accarezzò mentre i suoi occhi si illuminavano. « È per me? »
« Per noi! » E così dicendo, gli fece notare la seconda collana che sarebbe finita al suo collo, gemella dell' altra.
« Io dalla luna... Tu dalle stelle. »
Con i ciondoli tra di loro, il biondo alzò un poco la schiena per afferrare con entrambe le mani il viso di Jimin e baciarlo con amore.

In tre mesi o poco più, tutto era cambiato.
Taehyung indossava ancora la sua collana, la costudiva con devozione. Quando Jimin gli mancava, gli bastava accarezzarla per sentirlo vicino.
Sospirò, rimettendo il ciondolo al suo posto sotto la maglietta e infilò le mani nelle tasche dei pantaloni.
Indossava ancora la divisa scolastica dato che non era ritornato a casa, avvisando la madre. Era ormai Dicembre a Seoul e faceva davvero freddo.
Gelava così tanto da poter vedere chiaramente il suo respiro come nube bianca. Si sarebbe preso una bella influenza ma a Taehyung non sembrava importare. Aveva bisogno di spazio, lontano da possibili domande e possibili sguardi.
Quel parco era il suo posto felice.
Nonostante anche quel luogo gli ricordava quella persona, restava la sua cosa preferita.
Gli alberi dei viali, il piccolo laghetto, l' erba pulita e fresca, il cielo buio.
Infreddolito e leggermente stanco ma con ancora il desiderio di poter respirare la notte, si sedette su una panchina, rannicchiandosi su se stesso mentre tremava.
Forse, tutto quel freddo lo avrebbe aiutato a ragionare.
Forse passò solo un minuto, forse una decina.
Qualcosa gli finì improvvisamente sulla schiena, facendolo spaventare.
Si trattava di un lungo giubbotto grigio.
Jimin lo stava fissando con aria adirata. Taehyung ne fu addirittura sorpreso, quasi dimenticandosi che erano da soli dopo molto tempo.
Come si permetteva di essere arrabbiato?
Si alzò di scatto, già pronto a rifiutare il gesto ma Jimin gli bloccò il braccio con forza.
« Tieniti quel giubbotto, stai morendo di freddo! »
« Non sono affari tuoi! »
« Se non vuoi prenderle, Kim Taehyung, faresti bene a tenerti quel benedetto giubbotto addosso! » Il tono si era alzato e indurito. Tae non percepiva quei modi da così tanto tempo.
Non poté negare, quantomeno a se stesso, di provare un brivido di paura. Ignorò quella sensazione e con la mano libera scaraventò l' oggetto della disputa in faccia al ragazzo che ora aveva i capelli grigi.
« Con chi pensi di avere a che fare? Col ragazzino impaurito che conoscevi tempo fa? Beh, ti sbagli. » Esclamò Taehyung, girandosi per allontanarsi.
Venne però bloccato da Jimin, ancora più testardo di quel che ricordava. Con la mano ben salda sul suo polso, iniziò letteralmente a vestirlo con fare veloce e rude.
« Molto meglio! »
« Dispotico del... » Taehyung si morse la lingua per evitare di dire la parolaccia e fece ricorso a tutto al suo autocontrollo. « ... Merda! »
Jimin sorrise. Ma era un sorriso ben diverso e Taehyung riconobbe quell' ombra non appena la vide.
Pensava fosse svanita...
Restò immobile mentre quel sorriso amaro rovinava il viso angelico del ragazzo. Taehyung non si mosse più, osservando il volto di chi amava disperatamente e di chi lo aveva lasciato. La scelta più saggia sarebbe stata andare via. Tornare a casa, sottolineare quanto avesse sofferto a causa sua e dimenticare con rabbia.
Ma Jimin lo attirava a sé in modo inspiegabile.
« Solo per questa sera... » Bisbigliò. Le mani del grigio scivolarono lungo i propri fianchi, il viso abbassato a fissarsi le scarpe.
In un secondo, il suo atteggiamento era mutato.
« Cosa? »
« Perdonami... » Quella parola fu quasi soffocata. Taehyung chiuse le mani in due pugni. Chiuse gli occhi per non vederlo. Era là, fermo a chiedere di perdonarlo con la voce che si spezzava. La sua più grande debolezza.
Jimin si sentiva svuotato ormai. Su quel tetto aveva pianto fino a rimanere senza niente.
Alzò solo lo sguardo; le ciglia lunghe di Taehyung gli accarezzavano le guance.
« Solo per questa sera ... Perdonami! » Ripeté, allungando una mano per trovare quella di lui. Le dita si intrecciarono e il cuore di entrambi riprese quel vigore che era andato a perdersi.
Fu come riprendere a correre dopo molto tempo. Un semplice tocco ed erano già senza fiato.
« Jiminssi... » Un sussurro che venne chiuso con un bacio.
Attirandolo a sé e con una mano dietro la sua nuca, Jimin lo baciò per la prima volta dopo molto tempo.
Non ci fu delicatezza o timore. Solo desiderio e foga.
Entrambe le mani si chiusero dietro al suo collo mentre il bacio si faceva più profondo da parte di tutti e due.
Stretti senza l' intenzione di lasciare spazio ai propri corpi, si baciarono come si cerca l' acqua nel deserto. Come se la loro sopravvivenza dipendesse da quel bacio.
Appassionato, caldo proprio come le loro labbra che premevano una contro l' altra alla ricerca di quel sapore familiare che nessuno dei due aveva dimenticato.

𝘿𝙖𝙣𝙘𝙞𝙣𝙜 𝙞𝙣 𝙩𝙝𝙚 𝙢𝙤𝙤𝙣𝙡𝙞𝙜𝙝𝙩. ( vmin ) Where stories live. Discover now