10 • « Tanto a quanto pare ci sei sempre tu a prendermi. »

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La biblioteca era stranamente vuota. Forse a causa dell' orario dato che si avvicinava la chiusura.
Al suo interno si trovavano solamente Namjoon e Taehyung, intenti a finire lo studio della biologia. Se Taehyung non capiva un qualche passaggio, Namjoon era pronto a farglielo capire con estrema pazienza. Pensava di essere stato molto fortunato a fare amicizia con ' Jonnie' come aveva iniziato a chiamarlo recentemente; era una persona buona e altruista che non lo obbligava a fare grandi chiacchierate o a gesti di affetto che Taehyung non sapeva fare. Gli stava vicino e basta e Tae non poteva che apprezzarlo ancora di più.
Stiracchiandosi, Taehyung guardò l' orologio che portava al polso e si rese conto che era finalmente giunta l'ora di tornare a casa.
Alzandosi dalla sedia iniziò a riordinare i propri libri scolastici, seguito da Namjoon che poi si fermò per ridere davanti al proprio cellulare.
L' altro alzò un sopracciglio, osservandolo in un lieve sorriso.
Capendo che voleva essere reso partecipe di quel momento allegro, Namjoon si avvicinò e gli mostrò un buffo video di due gatti su Twitter e questo fece scoppiare a ridere anche Taehyung.
« Guarda come si picchiano! Sembrano due tigri altro che mici. » Disse Taehyung, scuotendo il capo mentre imitava ciò che aveva visto fare ai due animali verso l' amico che rispose al gioco.
Le risate vennero, però, interrotte da un forte rumore che li fece sobbalzare.
Così presi dall' ilarità non si erano accorti di un nuovo ingresso; Park Jimin, invece, li aveva osservati per tutto il tempo. Il suo sguardo freddo si era mosso da Taehyung a Namjoon e nuovamente a Taehyung.
La venne sul collo sembrava poter scoppiare dalle pulsazioni. E anche le dita che stringeva nei pugni, parevano volersi spezzare.
Restò in silenzio a guardare i due ragazzi fino a quando, innervosito dalla situazione, fece cadere di proposito dei libri dallo scaffale.
Solo in quel momento attirò la loro attenzione, soprattutto quella di Taehyung che sentì le gote diventare più rosse.
Diede immediatamente la schiena al moro, prendendo lo zaino sulle spalle. Voleva solo uscire da là velocemente, evitando altre situazioni ... Sgradevoli.
« Non mi saluti, Taehyung - ah? »
Questo strinse le mani all' interno delle tasche e continuò ad ignorare Jimin, ora appoggiato allo scaffale.
« Ci vediamo in classe, Namjoon. Grazie per il tuo aiuto, è stato prezioso. »
« Vuoi che ti accompagno a casa? » Chiese Namjoon, davvero confuso in quel momento. Jimin che intenzioni aveva?
« Non ne ha bisogno! » Interruppe i due, Jimin, chinando il capo da un lato mentre osservava Namjoon.
Taehyung sorrise leggermente al suo amico e scosse il capo a mo' di negazione prima di salutarlo nuovamente per uscire dalla biblioteca.
Sapeva che non sarebbe finita lì, quindi non si sorprese di sentire Jimin che lo seguiva.
Sospirò, alzando gli occhi al cielo.
« Ora cosa vuoi? »
« Ti accompagno a casa! » Esclamò Jimin con un dolce sorriso sul viso delicato che stordì Taehyung, non capendo come potesse essere due persone diverse, spesso anche nel cambio di un secondo.
Un battito di ciglia e Jimin poteva trasformarsi in un incubo o in un sogno. Ma Taehyung non sopportava quella giostra. Odiava con tutto il suo cuore non sapere cosa aspettarsi.
« Ti ho portato il casco questa volta. »
« Io non salirò sulla moto con te.»
« Lo hai già fatto! »
« Era una situazione diversa. »
Jimin afferrò la manica della giacca di Taehyung ma questa volta, questo fu svelto e girandosi riuscì a liberarsi per spingerlo via da sé. « Ho detto no! Cerca di capire il linguaggio coreano perché a quanto pare sei sprovvisto di tanti vocaboli. No è no, Park Jimin. »
Stringendosi nelle spalle, iniziò a camminare verso la fermata dell' autobus.
Non si voltò nemmeno una volta e anche quando fu fermo ad aspettare il bus, non girò lo sguardo per vedere se Jimin fosse ancora fermo. Tenne il viso davanti a sé con estrema determinazione ma per qualche ragione, sapeva che Jimin era rimasto a guardarlo.
Non avrebbe potuto spiegare il perché lo sapeva. Ma lo sentiva ... Quello sguardo, lo sentiva nelle ossa. Lo sentiva nel cuore che non smetteva di battere velocemente.
Passarono dieci minuti ma del pullman nemmeno l' ombra. In compenso una pioggia improvvisa che divenne velocemente fitta iniziò ad abbattersi contro il ragazzo. I capelli biondi scuri si bagnarono velocemente così come i suoi abiti.
Non poteva restare là così iniziò a correre ma due fari proprio di fronte a lui lo fermarono.
Seduto sulla moto mentre gli porgeva il casco: Jimin.
Deglutendo, fece un passo in avanti mentre la pioggia gli copriva totalmente la visuale. Le gocce cadevano sul viso come lacrime. Prese il casco e lo mise prima di salire dietro a Jimin.
Le sue braccia si strinsero al moro, chiuse gli occhi e dimenticò la sua determinazione, almeno per quella sera. Almeno per quel momento si sarebbe goduto quel Jimin. Il giorno dopo avrebbe fatto i conti con la sua scelta, probabilmente.
Aveva freddo, era completamente fradicio e poteva, solo per una frazione di secondo, appoggiarsi a quel ragazzo che gli aveva inflitto più ferite di chiunque altro.

𝘿𝙖𝙣𝙘𝙞𝙣𝙜 𝙞𝙣 𝙩𝙝𝙚 𝙢𝙤𝙤𝙣𝙡𝙞𝙜𝙝𝙩. ( vmin ) Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt