The devil's note (part 1)

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The devil's note part 1

Charlotte's pov

Scesi le scale sentendo il suo sguardo ancora fisso su di me.

Non sarei mai riuscita a tornare a casa oltretutto perché la mia macchina nel suo garage e non potevo guidarla se c'erano le squadre di polizia che giravano, mi avrebbero riconosciuta sicuramente.

Guardai nella mia mano la maglia di Justin che ancora stringevo.

Non solo lui poteva giocare al gioco 'usiamo gli oggetti che possediamo per vederci ancora'.

Lui aveva la mia macchina.. io la sua maglia, avevo in mente una splendida idea.

Non appena arrivai al pianerottolo dove si trovava la porta d'uscita del condomino, scassinai quella proprio a fianco, quella che dava al garage dei condomini e dove io avevo parcheggiato l'auto.

Accesi la luce e mi diressi verso la mia nuova ed inconfondibile auto bianca.

Appoggiai la borsa sul cruscotto e ne estrassi un piccolo foglio di carta e una biro.

'beh, dovrai restituirmela, no?'

Scrissi sul foglio citando le sue parole.

Presi il foglietto dopo aver scritto il mio numero e lo appoggiai sotto i tergicristalli.

Se dovevamo essere solo Charlotte e Justin questo era esattamente il comportamento che Charlotte avrebbe tenuto davanti ad una persona normale.

Spensi nuovamente le luci, chiusi la porta ed uscii dal condominio.

La notte era fredda, ghiacciata. Per le strade passava qualche auto di rado ed erano per lo più di ragazzi che rincasavano dopo le serate nei locali.

Camminai lungo il marciapiede, con le mani in tasca e la testa china.

Pensavo alla situazione che ora tra noi si era creata. Era strana, non era odio, non era amore, ma nemmeno si poteva definire amicizia; era qualcosa di strano, completamente fuori di testa e sbagliato, ma era comunque qualcosa di indefinito, nostro, creato da noi stessi su nostra immagine e somiglianza.

Avevamo mischiato le nostre anime e ne erano usciti scontri, litigi, urla, ma anche sorrisi e grandi discorsi. Qualunque cosa fosse quella che si era creata, era affascinante e agghiacciante allo stesso tempo ed era così solo perche noi lo eravamo.

Quella sera, mi aveva chiamata Inverse e nell'istante in cui lo aveva mi fatto mi si era gelato il sangue. Il mio nome, uscito dalla sua bocca, aveva un rumore strano, quasi proibito. Quando aveva pronunciato il mio nome era come se un demone mi avesse sussurrato all'orecchio di scende nell'inferno. Era così sbagliato il mio nome tra le sue labbra, mi faceva rabbrividire. Anche il tempo nel momento in cui lo aveva pronunciato, sembrava essersi accorto di quanto quel nome tra le sue parole non appartenesse alla nostra realtà; quella parola, in quel momento ,aveva avuto la forza di fermare lo scorrere delle ore, dei minuti, dei secondi e si era liberata nell'aria, chiudendoci in una realtà sovra terrena.

Lucifero mi aveva chiamata all'inferno e mi ci aveva incatenata.

Il telefono incominciò a vibrarmi nella borsa e con prontezza lo estrassi.

From: Jai

'charlotte, ma si può sapere dove sei finita? Sono le 4.30 del mattino, Anthony è già arrivato da un pezzo e non sa nemmeno lui dove sei. Sono qua ancora ad aspettarti.. che fine hai fatto?'

Mi bloccai improvvisamente in mezzo al marciapiede.

Mi ero totalmente dimenticata che Jai mi stesse aspettando al locale!

Inverse || Justin BieberWhere stories live. Discover now