Disaster

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Charlotte's pov

Quella sera avevo infilato la maglia di Justin dopo aver fatto l'amore o forse dopo aver fatto solo e semplice sesso con Jai.

Mi ero seduta sul letto, avevo accarezzato il viso di Jai che innocente e ignaro di quanto avessimo complicato le cose quella sera stava dormendo beato.

Mi ero infilata i pantaloni, avevo chiuso la felpa, preso la borsa ed ero uscita da quell'appartamento ancor più confusa e debole di quanto ci fossi entrata.

Questa situazione stava provocando una grande confusione nella mia testa, lentamente mi stava assorbendo, indebolendomi, rendendomi sempre più fragile, ma non poteva andare avanti cosi ancora per molto, dovevo prendere decisioni definitive, dovevo uscire da questo continuo frastuono di pensieri.

Ma non avevo avuto tempo di pensare alla mia situazione ''sentimentale'' un minuto di più perché le note del diavolo avevano suonato quella notte, mi avevano avvisata che lucifero avrebbe percorso le scale buie fino al mio appartamento quella sera.

E mi si gelò il sangue, il cuore smise di battere, il tempo ancora una volta di fermò quando aprii la porta a Justin.

Aveva la mano che chiudeva sul braccio opposto una ferita. Neanche il tempo di lasciargli spiegare cosa fosse successo o forse di salutarmi che lo portai subito in bagno e gli tolsi la maglietta per medicargli quella ferita che di smettere di sanguinare non ne voleva proprio sapere.

'stai meditando se sbattermi sul tuo letto o meno una volta finita la fasciatura al braccio, piccola?'

Neanche in momenti così metteva da parte il suo umorismo e non potei che sorridere a quelle parole.

'spiegami come hai fatto a parti sparare sul braccio e poi ne riparliamo..'

Dovetti girare la lunga fasciatura dieci o dodici volte prima che questa non mostrasse sangue sulla superficie e mi assicurai che fosse bella stretta in modo da fermare la circolazione. Non ero un medico, ne un'infermiera, ma ero abituata a dover fasciare i ragazzi quando erano feriti o si immischiavano in risse troppo violente.

'ne riparliamo davvero dopo?'

Chiese fissandomi quasi implorante.

Alzai lo sguardo che ormai era fisso sul sistemare al meglio la garza e solo allora mi accorsi della moltitudine di tatuaggio che riempivano, non solo le sue braccia, bensì anche gran parte del suo addome ben scolpito.

Fissai quei tatuaggi per un po' di tempo fino a focalizzarmi su uno preciso.

Era una data, scritta in numeri romani.

Justin notò che stavo fissando il tatuaggio che a mio parere, tra tutti era, forse, quello più semplice, ma nella sua semplicità, il più misterioso. Una data poteva significare tante cose.

Quasi come se mi leggesse nel pensiero Justin si alzò dalla sedia su cui lo avevo fatto sedere e andò a sedersi in salotto, non curante del fatto che facesse terribilmente freddo e che lui fosse privo di maglietta.

Lo seguii e stappai per entrambi una birra.

'quella è la data di nascita di mia madre, è l'unica donna che con tanti sacrifici mi ha cresciuto e quando, alcuni anni fa, è morta ostaggio di un altro stupido gruppo che questa città nasconde, mi sono voluto tatuare la sua data di nascita, non quella di morte, poiché il suo spirito ancora vive dentro di me, mi da la forza di andare avanti. Mi sento cosi terribilmente in colpa..'

Restai scioccata dal fatto che Justin Bieber, proprio Justin Bieber, mi avesse appena raccontato forse uno degli aneddoti più dolorosi della sua vita.

Inverse || Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora