3. Lavoro a squadre (parte 2)

2K 133 44
                                    

Leo pensò che quel ragazzino dark fosse davvero intelligente.
Vide dal suo schermo che Frank aveva capito al volo le parole di Nico e aveva lasciato Percy solo a proteggere la base, mentre correva verso Jason.
Grazie a Leo lo trovò in meno di pochi secondi, gli arrivò alle spalle e lo “uccise” con un preciso colpo di pistola riempiendogli la schiena di tempera blu.
E i due ragazzi erano andati. Rimanevano le tre ragazze.
A quel punto Frank iniziò a cercare la loro base.
Leo si accorse che Hazel lo stava raggiungendo, glielo disse e il ragazzo si mise in allerta.
Mentre, però, cercava di dargli altre informazioni la connessione dal computer iniziò a saltare, poi si spense del tutto.
Cercò di riaccenderlo, nulla da fare.
Allora provò a contattare i suoi amici con il walkie talkie, ma anche questo sembrava non funzionare più.
Cercò di capire cosa diamine fosse successo quando una voce femminile invase la stanza attraverso il congegno elettronico.
-Cosa credevi di essere l’unico hacker qui dentro? Okay, non sarò ai tuoi livelli mettendoci circa 30 minuti in più e facendo morire due della mia squadra, ma me la cavo anche io.
Era Calypso. Leo se l’era immaginato ancor prima di sentire la sua voce.
-Per curiosità Raggio di Sole, quand’è che avete capito cosa stavo facendo?
Leo doveva solo darle a parlare distraendola.
-Oh, eravamo abbastanza certi che tu avresti fatto qualcosa, il problema era capire cosa.
-Quindi già sapevate quant’è eccezionale il grande Leo Valdez. Dovresti sentirti onorata se sto cercando di flirtare con te.
-Taci.
L’aveva trovata, aveva ritrovato il collegamento. Era esattamente dietro la sua porta.
-Ti faccio un quesito, la tua risposta sarà per me molto importante.
Calypso si era appostata dietro la sua porta, ma non sapeva che dentro la stanza c’era un’altra uscita.
Questa portava in una nuova stanza, con la porta diretta al corridoio.
-Sentiamo- sbottò annoiata.
-Se io adesso ti uccidessi, pensi che avrei comunque una qualche possibilità con te?
Lentamente aprì la porta senza fare rumore, gli spuntò alle spalle.
-Tu non hai nessuna possibilità con me in ogni caso!
-Peccato- e gli sparò al centro della schiena.
Restò solo un secondo a fissare la sua bocca socchiusa e le guance rosse, non era certo se per la rabbia o per le battute di prima.
Lo guardava come se lo volesse incenerire con gli occhi.
Pensò che in quel momento poteva anche battere Nico in fatto di “ti conviene iniziare a correre o ti strappo gli intestini con le mie stesse mani”.
E Leo iniziò davvero a correre.
Doveva trovare i suoi amici.
Percorse solo due corridoi prima che Hazel trovò lui, si fissarono un solo secondo, poi la ragazza afferrò la pistola e gli sparò in pieno petto.
Un secondo dopo si sentì un altro sparo diretto proprio a lei.
Stava per protestare, Leo non poteva sparargli a sua volta, era morto!
Ma si accorse che non era stato lui a spararle.
Primo, perché non aveva ancora mosso un muscolo.
Secondo, perché il colpo venne da dietro di lei.
Quando si girò, non si sarebbe mai aspettata che a colpirla fosse stato Frank. Fra tutti non proprio lui.
Non gli disse nulla, rimase semplicemente shoccata.
Leo sorrise accorgendosi che l’amico teneva in mano la scatola con il numero 1 stampato sopra.
Poi lanciò uno sguardo a Hazel e infine tornò a guardare Frank.
Aveva la faccia di chi non crede di aver seriamente fatto quello che aveva appena fatto.
-Tranquillo- disse Leo sempre sorridendo – Ha uno sguardo dolcissimo se lo mettiamo a confronto con quello che mi ha lanciato Calypso, pochi secondi fa, quando io le ho sparato. Fidati che hai sicuramente più possibilità di me per portarla fuori.
Era abbastanza difficile, a quel punto, stabilire chi tra Hazel e Frank avesse raggiunto la più alta gradazione di rosso.
 
Annabeth entrò nella stanza aprendo la porta con un calcio.
Senza pensarci due volte sparò a Percy colpendogli la mano, la pistola che teneva rotolò a terra lasciandolo disarmato.
Il ragazzo si lanciò dietro una scrivania evitando che venisse colpito in posti più gravi e cercò qualcosa nei cassetti.
Trovò una riga in ferro di 30 centimetri.
Si alzò al momento giusto e gliela lasciò correre, mirando sempre alla mano.
Lasciò anche lei disarmata.
Poi gli si lanciò contro prima che potesse abbassarsi a riprenderla, schiacciandola contro il muro.
Erano così vicini che Percy riuscì a contemplare ogni gradazione di grigio presente nei suoi occhi.
Non aveva mai sentito un’attrazione così potente per nessun’altra ragazza.
Doveva essere sua.
-Perché proprio Jason?
Annabeth non credeva alle proprie orecchie.
Li conosceva entrambi da, esattamente, tre giorni e secondo quello stupido ragazzo il suo primo pensiero era quello di scegliere chi gli piacesse di più fra Jason e Percy.
Come se non avesse passato la sua vita ad allenarsi, ma a catalogare ragazzi.
La credeva così frivola? Perfetto. Avrebbe capito a sue spese quanto poteva essere pericolosa.
La bionda gli sorrise maliziosa e gli rispose con un sussurro quasi sulle sue labbra.
-Perché non avevo ancora visto te.
A quel punto eliminò tutta la distanza e lo baciò.
Lento e passionale, gli mordicchiò il labbro inferiore passandogli poi la lingua.
Quando sentì che Percy aveva ormai allentato la presa sui suoi polsi lo spinse indietro facendolo barcollare.
Gli diede un violento calcio nelle parti basse facendolo accasciare a terra dolorante.
Recuperò tranquillamente la sua pistola e gliela puntò contro.
Con uno sguardo di fuoco gli sibilò gelida – Adesso sei morto, coglione.
E lo ricoprì di vernice.
Dopo aver recuperato la loro scatola, che gli idioti non l’avevano neanche nascosta così bene, iniziò a correre verso la propria base.
Si sentiva già la vittoria in pugno quando andò a sbattere contro un’altra persona.
Quella persona era Frank, esattamente nelle sue stesse condizioni.
Pistola in una mano e scatola nell’altra, stava correndo nella direzione opposta per raggiungere la propria base.
Nello stesso istante si puntarono le pistole contro.
 
Dieci minuti dopo si trovarono tutti in una nuova stanza, li avrebbe raggiunti li Era per dirgli com’era andata.
Sicuramente uno schifo visto che, tutti e 9, erano interamente ricoperti di vernice e non aveva vinto nessuna squadra.
Frank e Annabeth si erano sparati a vicenda nello stesso identico momento.
Adesso entrambi erano seduti, imbronciati, a gambe e braccia incrociate.
Hazel fissava il pavimento impassibile.
Nico continuava a lamentarsi dichiarando che lui non era morto, che la ferita alla spalla non era mortale.
Percy anche si lamentava, i suoi erano solo mugolii di dolore per il calcio di Annabeth.
Will stava per avere una crisi di nervi, aveva detto gentilmente ai due ragazzi sempre la stesse frasi senza perdere la calma. Ma loro continuavano. E lui la stava perdendo davvero tutta la sua pazienza.
“Nico, si che sei morto, ti ha colpito troppo vicino al cuore. Non si può sopravvivere con quella ferita.”
“Percy, ti ho già detto che non posso fare nulla per alleviare il dolore. Ti ho anche detto che non perderai un bel nulla, quindi sta buono.”
Jason avrebbe riso per com’era combinato Percy, se non fosse stato troppo infuriato per essere stato colpito alle spalle, prima ancora di aver fatto una qualsiasi cosa di interessante.
Calypso non staccava il suo sguardo da “ti uccido mentre dormi” da Leo, il  ragazzo era quasi certo che non sbattesse le palpebre.
Dal canto suo, lui, cercava di farsi sempre più piccolo e invisibile nascondendosi alla sua vista il più possibile.
Poi la porta venne aperta di colpo ed entrò la donna.
I ragazzi si sarebbero aspettati di tutto, tranne le parole che le uscirono dalla bocca.
-Eccezionale! Davvero eccezionale!
-Non ha vinto nessuno- gli ricordò Jason.
-Appunto! Voi siete una squadra fantastica se cooperate tutti insieme, oggi ce ne avete dato la prova. Siete davvero, davvero eccezionali. Credo che adesso dovrete lavorare un po’ di più sull’amicizia in questi ultimi quattro giorni. Poi sarete davvero pronti. Per oggi avete finito, fatevi una doccia, una dormita o andate a mangiare. Ci rivediamo qui domani, alla solita ora.
Andò via velocemente com’era arrivata.
Tra i ragazzi scese il silenzio, nessuno si mosse.
Erano rimasti abbastanza sconvolti per come era andata a finire.
Alla fine fu Nico a spezzare quel silenzio.
-Continuo a essere convinto che quella non sia una ferita mortale.
A questa frase seguì il secco rumore della testata che Will diede volontariamente contro il muro.

MISSIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora