16. Depressione

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Will e Percy si stavano dirigendo insieme alla lezione pomeridiana di quel giorno.
-Te lo giuro Will, ho sentito la sua lingua fino alla punta del culo.
Il biondo cercò di trattenere una risata con scarso successo.
-Quando non sei tornato in camera per metà notte, pensavo seriamente che tu ti stessi divertendo.
Percy lo fissò con uno sguardo di fuoco e il suo compagno di stanza iniziò a ridere più forte – Tutto questo per farla ingelosire e a lei non importa comunque nulla!
Will stava per rispondere che non era propriamente corretto, ma Percy strabuzzò gli occhi e afferrò il suo amico lanciandolo (letteralmente) dentro il bagno a qualche metro da li, chiudendosi la porta alle spalle e buttandosi a terra, quasi su di lui, per tappargli la bocca.
Will lo fissava con occhi sgranati.
Percy mantenne la mano sulla sua bocca per non fargli uscire neanche un suono, ma spiegò con un sussurro.
-Ho visto i suoi capelli rossi.
Will era indeciso se picchiarlo subito o aspettare la notte e soffocarlo nel sonno.
Da dentro uno dei bagni si sentì il tiro dello sciacquone, la porta aprirsi e i passi fermarsi di botto.
Dopo qualche secondo una figura nera si materializzò davanti i due ragazzi ancora a terra.
-Che diamine state facendo? Lo stai stuprando?- La seconda domanda era rivolta a Percy con un tono quasi annoiato.
Il ragazzo lo ignorò e imprecò sottovoce – Sta zitto, potrebbe sentirci.
Le sopracciglia di Nico schizzarono in alto e iniziò a guardarsi intorno per capire chi li potesse sentire, naturalmente non c’era nessuno.
Dopo qualche secondo il ragazzo sospirò e si portò i lunghi ciuffi corvini, che aveva davanti agli occhi, dietro la testa.
-Ragazzi. Se avete bisogno della roba chiedete a me e smettetela di tradirmi con altri spacciatori, che poi non sapete cosa vi danno e vi riducete in questo stato.
Will si tolse la mano di Percy dalla bocca, guardò Nico di sbieco e borbottò – Non siamo fatti, siamo perfettamente lucidi.
Nico incrociò le braccia al petto mentre si sfregava quasi distrattamente il braccio tatuato e questa volta alzò un solo sopracciglio.
-Okay, adesso mi sto seriamente iniziando a preoccupare per la vostra salute mentale …
Will aprì bocca per rispondere, ma Percy fu più veloce.
-Che carino ti preoccupi per noi. Fantastico, facci un favore. Esci fuori e vedi se c’è una ragazza dai capelli rossi. Se non c’è fai qualche rumore per darci il via libera di poter uscire, che so, il verso della balena. O il delfino, i delfini sono carini. Se invece c’è, tu non mi conosci.
-Il verso del delfino … si … - Li guardò per altri secondi cercando di capire se lo stessero prendendo in giro.
Si preoccupò ancora di più quando si rese conto che era perfettamente lucido.
-Voi due siete pazzi, dico sul serio.
Detto questo andò velocemente via dal bagno.
-Pensi che tornerà per farci sapere se abbiamo la via libera o meno?- Domandò Percy.
Will non ebbe neanche bisogno di pensarci un solo attimo.
-No, assolutamente no.
 
-Hey Frank!- Jason trovò l’amico nel cortile e lo affiancò tenendo il suo passo veloce.
-Ciao- rispose l’orientale in un borbottio.
-Com’è andata ieri? Non ti ho visto per tutta la sera.
Il ragazzo sbuffò e il suo umore peggiorò ancora di più, cambiò argomento.
-Ho sentito da Leo che la missione è andata bene, Annabeth sta controllando una mappa o qualcosa del genere?
-Si, sono riusciti a fare una foto a una mappa dei sotterranei, anche se è un vero e proprio labirinto e la leggenda è davvero incomprensibile.
Frank annuì pensieroso – Ce la farà.
-Oh si, è Annabeth.
Frank annuì di nuovo e allungò il passo – Scusa ma devo … Ho un impegno adesso.
Era palesemente ovvio che stesse scappando per non farsi fare più domande sulla notte precedente, non che Jason provò a seguirlo, scrollò semplicemente le spalle e riprese verso la sua meta.
 
-Ciao Nico- commentò Hazel, con voce non proprio entusiasmante, sedendosi accanto a lui nella panchina.
-Hey- rispose distrattamente il ragazzo mentre si rollava una canna a gambe incrociate.
La ragazza si guardò con sospetto in giro – Pensi che sia sicuro fartela qui, praticamente davanti a tutti?
-Oh si, più lo fai sotto il loro naso e più non ci fanno caso.
Se l’accese aspirando a occhi chiusi.
Buttò il fumo via mentre parlava – Sai che la ragazza che mi hai scaricato per il ballo, ovvero la tua compagna di stanza, è nostra nemica?
-Si, oggi Calypso mi ha raccontato tutto. Lei sa cosa sono io, ma non sa che io ho capito cosa è lei. Continuiamo a comportarci normalmente, penso di poter scoprire qualcosa di utile.
Il ragazzo annuì e le passò la canna. La ragazza la accetto e mentre aspirava andò decisamente meglio della sua prima volta.
-Sta attenta però.
-Siamo tutti nella stessa barca- poi cambiò argomento, tornandogli la canna con un mezzo sorrisetto – Reyna non ha fatto altro che lamentarsi di te, che le hai fatto?
Il ragazzo sbuffò – Voleva che ballassi. Figuriamoci.
Hazel sorrise ancora più divertita. Sorriso che scomparve non appena Nico fece la successiva domanda apparentemente innocente.
-A te? Com’è andata ieri notte?
La ragazza gli strappò la canna dalle mani per farsi un nuovo e abbondante tiro – Non ne parliamo.
Il ragazzo corrugò la fronte e lei spiegò meglio con le guance in fiamme –E’ stato terribilmente imbarazzante.
Nico era ancora più confuso –Pensavo che ti piacesse Frank …
-Mi piace Frank- lo interruppe subito lei diventando ancora più rossa.
-Le vicende che sono successe sono state abbastanza imbarazzanti. Penso che non mi vorrà rivolgere la parola mai più.
La ragazza fece un altro tiro e Nico le strappò con forza la canna, ormai quasi finita, dalle mani.
-Hey!- Protestò lei.
-Basta così, non vorrai perdere tutti i tuoi neuroni e diventare peggio di Percy e Will …
Hazel lo fissò confusa e lui mosse la mano come a voler scacciare qualcosa, facendole capire di lasciar perdere.
Nico la finì tutta mentre sentiva lo sguardo della ragazza su di se.
-Sta tranquilla- disse infine il ragazzo guardandola con un sorriso tirato e quasi triste –per Frank intendo, qualsiasi cosa sia successa continuerà a rivolgerti la parola, è palesemente ovvio che anche a lui tu piaccia, sarebbe un pazzo a non farlo.
La ragazza restò in silenzio per qualche secondo alla fine sbottò – Ho capito.
-Mh? Cosa?
-Del perché non riesco a capire se menti o meno.
-Adesso si che sono curioso.
-Tu hai una maschera da così tanto tempo che non sai più dove finisce questa e inizi tu. E se non conosci tu stesso qual è la realtà, come dovrei capirla io?
Nico boccheggiò senza trovare nulla con cui rispondere.
Hazel sorrise dolce e gli accarezzò i capelli facendolo sussultare per quel contatto estraneo –Sei davvero speciale Nico, ora capisco cosa Will ci trovi in te.
-Cosa c'entra Will?- Quasi balbettò Nico in un sussurro ritrovando la voce.
-Oh bè, lui l’ha solo capito molto tempo prima di me.
Gli lasciò un veloce bacio in guancia e andò via prima che Nico potesse rispondere in un modo qualsiasi.
 
Annabeth si sentiva uno schifo.
Non era riuscita a prendere sonno per tutta la notte, aveva due occhiaie che si vedevano a chilometri di distanza, non aveva neanche fame e aveva saltato i pasti per tutto il giorno, restando chiusa in camera in pigiama.
Era stata tutto il giorno cercando di decifrare le foto che gli aveva mandato Nico.
Aveva il letto cosparso di fogli pieni di appunti, teorie e opzioni e comunque non era riuscita a decifrare una singola cosa.
Tutto ciò la faceva sentire ancora di più uno schifo.
Ognuno di loro aveva un compito. Nico e Calypso erano riusciti a fare la loro parte, scoprendo più di quanto dovessero, in meno di 25 minuti.
E lei, dopo un’intera giornata, non era arrivata a nessuna conclusione.
Fu verso le otto di sera che sbuffò esasperata e per poco non strappò tutto quello che aveva scritto.
Si alzò e posò tutto dentro un raccoglitore, poi nascose il tutto in mezzo agli altri libri di scuola.
Si vestì rendendosi vagamente presentabile e decise di andare a cena.
Infilò dei jeans larghi, una felpa grigia ancora più larga e legò i suoi capelli biondi in una coda alta dalla quale parecchi ricci ribelli uscirono via, non se ne preoccupò.
Stava camminando fissandosi le sue superga grigie così utilizzate che avevano anche qualche buco, quando si fermò alla fine di un corridoio sentendo la voce del ragazzo che l’aveva tormentata tutto il giorno.
Non che lui lo sapesse.
Si rese conto che Percy stava parlando al telefono, la seconda opzione era che parlasse da solo, ma Annabeth preferì ignorarla.
Si avvicinò di più al limitare del muro e ascoltò.
Non riuscì neanche a spiegarsi il perché di quella sua azione, ma per un attimo fece tacere il cervello.
La sua voce sembrava così triste e depressa.

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