44. Ombra

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-Nico!
Hazel entrò in stanza, correndo si avvicinò al divano e si gettò letteralmente su di lui quasi soffocandolo nel suo abbraccio.
Will, dopo averlo trovato seduto a terra a giocare con il loro nuovo gatto, l’aveva obbligato a tornare a letto.
Ma Nico si era lamentato, non voleva essere trattato come un malato.
Così si erano accordati per il divano, nonostante il suo orgoglio il moro aveva comunque capito che uno sforzo in più e la ferita alla gamba avrebbe ripreso a sanguinare.
Poi Will era andato a cercare tutti gli altri per annunciare che avevano appena trovato il “topo”.
-Hazel… Non respiro…- cercò di biascicare Nico rispondendo all’abbraccio con una sola mano.
L’altra teneva saldamente il gattino nascosto contro il suo petto.
-Oh, scusa, ti ho fatto male?- Domandò la ragazza staccandosi di scatto.
Nico si limitò a scuotere la testa.
Notò che erano arrivati anche tutti gli altri, lo fissavano con un sorriso, ma quasi da lontano, come se avessero paura di una sua reazione, come se potesse iniziare a urlargli contro, incolpando tutti loro per quello che era successo.
Piper era completamente rossa, lo sguardo imbarazzato puntato sul suo stomaco.
-Io… Non avevo capito che era un gattino, mi dispiace.
Annabeth le sorrise, togliendola dal suo imbarazzo –Sta tranquilla, una volta ho reagito quasi allo stesso modo per un ragno.
E fissò Percy con un nuovo sorriso, il ragazzo sbuffò divertito ricambiando il suo sguardo, stava sicuramente ricordando la scena.
Calypso, che era più vicina a Nico commentò –Ma è qualcosa di tenerissimo!
-E’ ferito a una zampa- rispose Nico mentre lo grattava dietro le orecchie.
Will si avvicinò leggermente per capire se potesse fare qualcosa, era a più di 10 centimetri di distanza quando il gatto aprì gli occhi uscendo dalla sua fase “estasi” e gli soffiò contro.
Qualcuno sghignazzò, compreso Nico, mentre il biondo metteva su il broncio e gli rispondeva (all’animale, si) in modo piccato –Guarda che c’ero prima io.
Questo gli regalò una nuova soffiata.
-Questo gatto mi piace, si chiamerà Ombra.
Commentò Nico trattenendo un sorriso divertito.
-Come?- Chiese qualcuno.
-Ombra.
-E che vuol dire?
Fu Annabeth a rispondere al suo ragazzo –Significa ombra in italiano – poi chiese conferma a Nico – Giusto?
Il ragazzo annuì con un accenno di sorriso.
Scese di nuovo il silenzio.
Nico non riusciva a sopportarlo, si sentiva troppo al centro dell’attenzione.
-Ho fame- annunciò quando l’aria si fece davvero troppo pesante.
-Vado a preparare la colazione!- Annunciò subito Hazel dirigendosi in cucina.
-Ti aiutiamo- disse Calypso seguendola insieme a Piper.
Annabeth anche le seguì, ma prima si avvicinò al moro e gli baciò la fronte.
Nico rimase leggermente spiazzato, soprattutto dopo che lei gli disse –Perdonami, non avrei dovuto usarti per i miei scopi. Perché sai che sapevo che non eri davvero tu, vero?
Nico annuì –Dopo che ho sbollito la rabbia mi è passato per la mente che il tuo poteva essere un solo e semplice piano, sei infondo troppo intelligente, no?
Annabeth abbozzò un sorriso, gli strinse leggermente la spalla con una mano e seguì le altre in cucina.
Nico rimase solo con i ragazzi.
Fissò Jason, il biondo sembrava schivare il suo sguardo.
-Jason- lo chiamò il moro –Sai che non ce l’ho con te, vero? Non ce l’ho con nessuno di voi.
Jason si mordicchiò un labbro –Nico… Non avrei mai voluto che succedesse una cosa del genere, non avrei mai distolto i sospetti da me incolpandoti se avessi saputo che sarebbe andata così. Non volevo fare del male a nessuno, volevo solo proteggere Piper…
-Lo so. Sta tranquillo, okay? Ti capisco benissimo.
-E ci dispiace anche per le frasi che ti abbiamo detto- continuò Percy non fissandolo direttamente negli occhi –Non avremo dovuto uscire il discorso di tua sorella, è stato crudele e ingiusto.
-Non potevate saperlo…
Nico, al solo pronunciare le parole “tua sorella” si era bloccato e aveva iniziato a fissare il vuoto.
Si riscosse solo quando una mano calda non gli sfiorò la guancia.
Si sottrasse quasi delicatamente dal tocco di Will e riprese –Non vi ho mai raccontato come sono andate le cose davvero.
-Non c’è bisogno che lo fai- lo bloccò subito Will, non voleva che per nulla al mondo si sentisse peggio.
Ricordava ancora perfettamente quando gli aveva urlato in faccia tutte quelle cose, non riusciva a cancellare dalla testa la disperazione del suo sguardo.
-No, ma un giorno lo farò, promesso.
La risposta era rivolta a tutti, ma mentre rispondeva Nico si perse negli occhi di Will e non poté fare a meno di chiedersi come avesse fatto ad essere così cieco. Per tutta la missione era andato dietro un ragazzo che non ci aveva pensato due volte prima di incolparlo e giudicarlo una spia. Come aveva fatto a non accorgersi di Will? Lui che era sempre stato dalla sua parte e l’aveva protetto di nascosto e in silenzio, senza volere nulla in cambio.
Leo, che non aveva aperto bocca fino a quel momento, si avvicinò e lo strinse in un abbraccio.
-Scusami… Sono un compagno di stanza pessimo…- borbottò il ragazzo davvero dispiaciuto.
Nico sapeva che forse doveva essere un po’ più incazzato, soprattutto con alcuni di loro. Ma non voleva. Non voleva continuare a chiudersi in se stesso e allontanare gli altri, perché quelli erano i componenti della sua nuova famiglia. E la famiglia si perdona sempre e comunque.
Jason e Percy lo seguirono in un grande abbraccio di gruppo.
Frank iniziò a ridere, dopo aver sentito la voce di Nico soffocata borbottare –Ragazzi, voi volete davvero uccidermi se continuate così.
-Più che altro penso che stiate uccidendo il gatto- commentò Will.
-Oh cazzo…
I tre ragazzi si staccarono di scatto come se avessero preso la scossa, Nico lanciò loro un’occhiata esasperata, poi abbassò gli occhi cercando la sua piccola palla di pelo.
Ombra si era andato a nascondere tra le gambe del ragazzo, in mezzo alle pieghe dei vestiti, completamente terrorizzato.
Nico cercò di recuperarlo e tranquillizzarlo, ci volle però parecchio tempo, non si fidava ancora del tutto, nemmeno di Nico.
Nel frattempo il ragazzo chiese di raccontargli tutto quello che era successo durante la sua assenza.
E così i ragazzi fecero, non tralasciando nulla partendo dalla sua scomparsa. Gli parlarono della missione, come avevano lasciato andare il signor Mclean per paura che potesse fare qualcosa di male a lui, parlarono della loro “punizione”, di Piper, del salvataggio e di Chris e Reyna.
Nico ascoltò tutto senza mai proferire un commento.
Principalmente raccontò Leo, Percy aggiungeva commenti o piccole parti che il ricciolino aveva dimenticato.
Durante tutto ciò erano tornate le ragazze con la colazione e successivamente si unirono anche Chris e Reyna. Nico e Chris si lanciarono un lungo sguardo di fuoco, ma nessuno dei due disse nulla.
Nico non poteva di certo dimenticare cosa gli avevano fatto Chris e Ottaviano, sapeva che poi il primo aveva aiutato a salvarlo, ma non era comunque certo di poterlo perdonare.
 
A Nico piaceva accarezzare il pelo nero e morbidissimo di Ombra.
Gli erano sempre piaciuti i gatti, gli ricordavano la sua vecchia vita a Venezia.
Certo, i ricordi gli portavano malinconia e tristezza, ma anche un senso di casa e familiarità.
Era seduto sul divano, un piede (quello della gamba sana) piegato sotto il suo sedere, l’altro toccava terra solo con la punta.
Sentì dei leggeri passi che si avvicinavano.
Tutta la sua attenzione era per il gatto che gli dormiva in grembo, ma non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per capire chi fosse.
Chi altri lo andava a cercare in piena notte?
-Non ho ancora capito- sussurrò non appena Will si sedette al suo fianco.
-Mh?- Domandò il biondo impercettibilmente, incitandolo a continuare.
Nico alzò lo sguardo su di lui. I suoi occhi sembravano quasi dorati, rispecchiavano benissimo il colore delle fiamme che scoppiettavano nel camino acceso, ma Nico ormai conosceva bene quell’azzurro così intenso.
-Cosa ci trovi di bello in me?- concluse in un altro sussurro.
Non che gli diede il tempo di rispondere.
Fissò solo un attimo le sue labbra dischiuse pronte per una risposta, poi si avvicinò di scatto sfiorandole con le sue.
Rimasero fermi in quella posizione per un tempo che parve infinito.
Gli occhi socchiusi, i respiri che si mescolavano.
Per Nico era importante, poteva sembrare una cosa davvero stupida baciare una persona. Ma per Nico era davvero qualcosa di intimo e vero.
E Will lo sapeva, conosceva il suo pensiero, per questo non si mosse, aspettando che il moro fosse davvero convinto in quello che stava per fare.
Ma Nico ne era abbastanza certo, non avrebbe voluto nessun’altro in quel momento.
Premette ancora di più le labbra sulle sue e le mosse lentamente.
Fu solo a quel punto che Will rispose al bacio.
Era migliore di come se l’era sempre immaginato, forse anche grazie all’attesa.
Rimase un bacio particolarmente dolce e lento, anche se divenne più umido e quasi sensuale.
Quasi timidamente Nico sfiorò la lingua del biondo con la sua, come a volergli chiedere il permesso.
Will afferrò il viso del più piccolo con entrambe le mani, sempre sulla sua bocca mormorò –Tutto, Nico. Tutto.
E il diretto interessato non ci mise molto a capire che stava rispondendo ai suoi precedenti dubbi.
Fu in quel momento che Ombra si svegliò, disturbato dai due ragazzi.
Soffiò contro Will e andò via indignato, cercandosi un nuovo posto per dormire.
Nico ridacchiò mentre il biondo sospirava –Si, sono abbastanza certo che quel gatto mi odi.
-Oh si, lo penso anche io- e senza smettere di ridere, il moro lo afferrò per la felpa e lo spinse contro di se per tornare su quelle labbra che tanto l’avevano desiderato.

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