29. "durante le vacanze natalizie"

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Annabeth sorrise terribilmente soddisfatta.
Chiuse il computer e si buttò nel letto rilassandosi.
Afferrò il telefono e scrisse un semplice messaggio, poi lo inoltrò a 8 persone.
 
“Durante le vacanze natalizie”
 
Sapeva che era quello il momento più opportuno.
Perché appunto sarebbero stati in vacanza e dei ragazzini che giravano tranquillamente per i corridoi senza preoccuparsi di essere in ritardo per qualche lezione o essere indietro nello studio per il prossimo esame, sarebbero di certo passati inosservati.
Inoltre la scuola si sarebbe svuotata per più della metà e meno testimoni c’erano, meglio si sarebbe svolto il tutto.
 
Hazel lesse il messaggio mentre entrava nei bagni.
Sorrise felice che la sua amica fosse riuscita nella propria missione molto tempo prima della scadenza.
Stava per scrivere una risposta quando il cellulare le scivolò di mano, non sapeva dire neanche lei come avesse fatto.
Fatto sta che centrò in pieno il gabinetto.
-No. No, no, no, no, no!
Si buttò in ginocchio e si alzò le maniche.
Fece un respiro profondo, trattenne il fiato e ci immerse il braccio destro, dentro quasi fino al gomito.
Quando lo uscì le faceva così schifo che per poco non lo lasciò ricadere di nuovo.
A conti fatti decise che, bagnato per bagnato, non sarebbe successo nulla se l’avesse messo sotto il getto d’acqua del lavandino per “purificarlo”.
 
Jason era in biblioteca con Piper a studiare quando il cellulare gli vibrò.
Era un messaggio di Annabeth.
Si morse il labbro cancellandolo in fretta.
Piper si accorse del suo turbamento e chiese ingenuamente – Chi era?
-Mia sorella- rispose con un abbozzo di sorriso, poi le lasciò un bacio in guancia e tornò a concentrarsi sui libri.
Non prima di essersi scambiato un lungo sguardo con Calypso, seduta diversi tavoli più avanti, aveva appena letto il messaggio anche lei.
 
-LEO!
Hazel urlò il nome del ragazzo mentre spalancava la porta della sua camera senza neanche bussare.
Dentro ci trovò Leo e Will, seduti entrambi a terra con la schiena appoggiata al letto del primo.
Entrambi i ragazzi gli fecero cenno di tacere portandosi contemporaneamente l’indice di fronte la bocca.
Solo a quel punto la ragazza si rese conto che, dall’altra parte della stanza, c’era Nico che dormiva sul suo letto.
-Chiedo perdono- sussurrò a quel punto avvicinandosi comunque ai due ragazzi.
Si buttò in ginocchio davanti a Leo e gli lanciò il suo cellulare in grembo.
-Che diavolo hai fatto!?- Urlò silenziosamente il ragazzo.
-Me lo devi aggiustare! Mi … è caduto nel gabinetto …
Leo, che l’aveva appena preso in mano, lo ricacciò indietro con un urlo decisamente schifato.
-Hey! Guarda che poi l’ho messo a lavare sotto il lavandino!- Hazel era decisamente indignata.
Will stava cerando di capire se fosse il caso di ridere o meno.
-Certo che siete rumorosi- borbottò Nico, con voce assonnata, dal suo letto.
-Scusa- si ritrovò a dire il biondo.
Nico sospirò – Ce l’avevo con tutti meno che con te.
Hazel e Leo neanche lo sentirono, la prima troppo preoccupata per le sorti del suo apparecchio elettronico, il secondo invece cercava di capire cosa avesse combinato la ragazza.
-Io… stavo per rispondere al messaggio di Annabeth quando mi è scivolato … Non ho idea di come abbia fatto, ma tu devi aggiustarlo!
-Uhm … Annabeth ha inviato un messaggio anche a me.
Si ritrovò a dire Nico mentre, dopo essersi alzato dal letto e aver recuperato il suo cellulare dalla scrivania, si avvicinava a loro.
-Si, l’ha inviato a tutti, dice che interverremo durante le vacanze di Natale.
-Oh.
Nico non commentò in nessun’altro modo, si morse il labbro e si portò una mano allo stomaco.
Dopo qualche secondo annunciò – Ho bisogno del bagno – e fuggì via.
Fu a quel punto che i due ragazzi lo notarono. Più Leo che Hazel.
Il ragazzo in questione scrutò la porta, rimasta socchiusa, per diversi secondi.
Poi si alzò di scatto e corse fuori, pronto a rincorrere il suo compagno di stanza.
Si lamentò frustato quando notò che ormai Nico era scomparso dal corridoio.
-Ma che stai combinando?- Hazel e Will lo stavano fissando shoccati.
E Leo stava davvero per raccontare a loro tutti i suoi sospetti.
Inoltre, perché Nico era proprio scappato dopo aver letto il messaggio di Annabeth, se non per fare il suo lavoro da spia?
Aveva sempre più la certezza che si trattasse di lui, stava davvero per aprire bocca e raccontare tutto ai due ragazzi, ma infine si morse la lingua.
Non poteva farlo.
Non poteva accusare qualcuno senza prima avere delle prove concrete.
Non poteva, soprattutto, accusare Nico e aspettarsi che Will stesse dalla sua parte senza pensarci. Non era di certo cieco come il suo compagno di stanza. Aveva capito che il biondo provasse per il più piccolo più di una semplice simpatia.
Non poteva neanche parlarne con Hazel, lei non riusciva a comprendere se Nico dicesse la verità o meno, e non poteva caricarle quel peso addosso.
-Niente- rispose infine, voleva continuare con una bugia, ma sapeva che Hazel l’avrebbe captata, così cambiò semplicemente argomento.
-Dammi quel cellulare, fra qualche ora sarà come nuovo.
 
Percy e Frank erano concentratissimi nella loro missione.
Ogni minima mossa era calcolata.
Destrezza, delicatezza, fermezza e decisione.
Ecco le qualità che servivano, senza le quali non sarebbero arrivati a quel punto.
Una goccia di sudore imperlava la fronte di Percy mentre alzava le mani per la sua ultima mossa.
Già si sentivano soddisfatti quando il cellulare di entrambi vibrò annunciando che fosse appena arrivato un messaggio.
Peccato che entrambi i cellulari si trovavano sopra la scrivania.
E il castello di carte si distrusse sotto i loro occhi.
-No…- si lamentò Percy accasciandosi sul tavolo e dandogli una testata non proprio volontaria.
-Questa volta ce l’avevamo quasi fatta …
Si lamentò a sua volta Frank.
In realtà i due ragazzi non erano ben certi di come fossero finiti a costruire castelli di carta sopra la scrivania di Frank.
Tutto era iniziato quando Percy era andato a cercare l’amico per copiarsi una ricerca che non aveva nessuna voglia di fare ma, testuali parole “devo mantenere alta la mia reputazione”.
Poi, mentre si copiava i documenti in chiavetta, aveva adocchiato il mazzo di carte del compagno di stanza di Frank e una cosa tira l’altra …
-Oh, è Annabeth- commentò Frank aprendo il messaggio prima dell’altro.
Percy alzò la testa di scatto dal tavolo.
-Perché ti ha scrito!?
Frank alzò gli occhi al cielo.
-Sta calmo, penso che abbia mandato lo stesso messaggio anche a te.
Percy controllò e si rilassò visibilmente.
-Allora … Quindi state insieme?- Domandò Frank più per parlare che per vero interesse personale.
-Sinceramente? Non ne ho idea … Penso che lei si stia solo divertendo.
Ci fu una lunga pausa dove Frank non sapeva cosa dire, fortunatamente Percy lo tolse dall’imbarazzo continuando a parlare.
-E penso davvero che questo sia il karma, visto che sta facendo esattamente come io ho fatto per interi anni con un sacco di ragazze conosciute in varie missioni.
-E’ la prima volta che hai un interesse vero per qualcuna?
-Penso proprio di si e mi sembra decisamente tutto uno schifo.
 
Quando l’uomo aprì la porta, non si stupì neanche un po’ di trovarsi davanti quel ragazzo.
Sapeva che alla fine sarebbe tornato da lui.
Aveva uno sguardo gelido, freddo e calcolatore.
-Allora, hai capito finalmente da che parte stare?
-Voglio mettere in chiaro le mie condizioni.
-Sono certo che troveremo una soluzione comune.
L’uomo si spostò dalla soglia invitandolo a entrare.
Il ragazzo tentennò un solo secondo, poi fu dentro, anche se continuava ad essere riluttante per un qualsiasi tipo di contatto fisico con il suo “nemico”.

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