9. Messaggi, bigliettini e festoni

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Jason aveva dimenticato di puntarsi una sveglia.
Si svegliò solo quando Ethan, il suo compagno di stanza, rientrò in camera lamentandosi contro qualcuno di non bene identificato e cercando una maglietta pulita nei cassetti, quella che aveva addosso era macchiata del sangue che gli stava uscendo cpiosamente dal naso.
Mentre era ancora mezzo addormentato. capì distrattamente che lui e il suo gruppo di amici aveva avuto una rissa a colazione.
Colazione.
Quella parola lo fece sedere di scatto. La colazione era pressoché finita e lui stava ancora dormendo.
Quando arrivò in ritardo alla prima lezione della giornata, nonché dell’intero anno, non si stupì poi così tanto.
Il professore lo ignorò facendo finta che non esistesse.
C’erano due posti liberi, uno accanto a un ragazzo che non aveva mai visto, uno accanto alla ragazza che il giorno prima aveva quasi ucciso.
Quando si sedette al suo fianco, lei alzò gli occhi al cielo infastidita mentre tamburellava la matita sul foglio dove aveva già scritto qualche appunto.
-Ciao- gli sussurrò Jason con un principio di sorriso.
Lei si limitò a lanciargli un’occhiata assassina, poi tornò ai suoi appunti.
Jason sorrise del tutto, quella ragazza era già cotta di lui.
 
“Raggio di Sole, mandami una vita”
Calypso sbatté le palpebre confusa dopo aver letto il messaggio di Leo Valdez.
Provò a rileggerlo, cercando di trovarci più senso, nulla da fare.
Aveva rinunciato già da un pò a seguire quella lezione noiosissima su cose che già conosceva da diversi anni, così aveva iniziato a sbloccare il suo cellulare ogni minuto per vedere il tempo passare molto lentamente.
Esattamente alle 11:38 gli era arrivato quel messaggio.
Decise di rispondere:
“Ti sei rincretinito del tutto!? Di che accidenti stai parlando? ^^’’ ”
Passarono diversi minuti prima che Leo rispondesse.
“Ti ho inviato una richiesta di un gioco, attacca internet. Mi serve per battere il boss e concludere il primo livello. Ti pregoooo”
Calypso fulminò il cellulare, visto che non aveva il diretto interessato davanti, con uno sguardo davvero incredulo.
Decise volontariamente di ignorare il ragazzo.
 
“Comunque mi chiamo Jason”
Il biondo aveva preso un foglio e una penna per prendere gli appunti, ma l’unica cosa che scrisse fu quella frase. Con tanto di faccina sorridente alla fine.
Lo fece scorrere sul banco per farlo leggere alla ragazza che aveva seduta accanto.
Lei alzò gli occhi al cielo e si morse il labbro inferiore, sicuramente per non mostrare il principio di sorriso che gli spuntò in viso.
Poi afferrò la sua matita e scrisse sotto la frase del ragazzo.
“Piper”
Jason non perse tempo e riprese la sua penna in mano.
“Mi credi se ti dico che non ti volevo uccidere?”
“No” scrisse semplicemente lei, poi vide il broncio del biondo e, senza reprimere un mezzo sorriso continuò “Ma potrei perdonarti se mi offri il pranzo. Forse.”
 
Passarono altri 15 minuti prima che Calypso controllasse di nuovo il cellulare.
Si ritrovò altri quattro messaggi sempre da parte di Leo.
“Ma insomma! Non ti faccio pera?”
“Penna*”
“Pensa*”
“PENA. Stupido correttore automatico!”
La ragazza non si trattenne dal ridere guadagnandosi un’occhiataccia dal professore e un invito a passare il resto della lezione fuori.
Fece come le era stato detto senza dire una parola, mentre si richiudeva la porta alle spalle il professore continuò – Al prossimo suo esame penso proprio che sarò io a giudicarla.
Calypso si concesse un sorriso quando si richiuse la porta alle spalle, come se lei non sapesse più cose di quel professore!
Non che se ne sarebbe stata il resto dell’ora fuori da quella porta a girarsi i pollici.
Iniziò a vagare per il corridoio cercando la classe dove stava seguendo le lezioni Leo.
Quando la trovò mise su il suo migliore sorriso e bussò, entrando diversi secondi dopo.
Dentro c’era un professore più vecchio e apparentemente più noioso di quello che aveva in classe lei.
-Mi scusi, il mio professore mi ha mandato per chiamare un certo Valdez, gli vuole parlare, dice che ha combinato qualcosa.
Tutti si girarono a fissare Leo, notò che in classe c’era anche Frank che si sbatté una mano sulla fronte, chi meglio di loro poteva credere al fatto che Leo avesse seriamente combinato qualcosa? Già, nessuno.
Lui stesso aveva una smorfia in volto, magari stava cercando di ricordare cosa avesse combinato.
Il professore acconsentì.
Quando furono fuori Leo si stava già avviando a testa bassa e mani in tasca verso la sua classe.
-Cosa ho fatto? Giuro che questa volta non lo ricordo proprio.
Calypso sorrise afferrandolo per un braccio e trascinandoselo in bagno.
Leo non domandò nulla.
Si fermarono nella stanza rettangolare iniziale, quella che portava all’ingresso dei bagni sia maschili che femminili.
Calypso si appoggiò al muro e scivolò lungo di esso sedendosi a terra, poi fece segno al ragazzo di mettersi accanto a lei.
Mentre Leo obbediva la ragazza spiegò –Grazie a te sono stata buttata fuori per il resto dell’ora. Quindi, siccome me ne hai fatto venire la curiosità, insegnami a giocare a questo gioco.
Leo la fissò solo un secondo, poi uscì dalla tasca il suo cellulare, aveva un sorriso e una strana luce negli occhi.
 
Era finita la lezione e ancora Leo non era tornato in classe, non che il professore ci avesse fatto molto caso.
Adesso erano in pausa pranzo e il ragazzo si stava prima dirigendo verso il bagno.
Venne affiancato da un ragazzo biondo.
-Ciao!- Proruppe felice Will.
Frank gli sorrise – Come sono andate le lezioni?
Il ragazzo sbuffò – Metà delle cose le sapevo già.
-Bè, solo metà, hai imparato qualcosa di nuovo!
-Oh si, tipo tutta la vita di quella specie di professoressa. Sai quanto è stato interessante?
Frank iniziò a ridere mentre si avvicinavano sempre di più ai bagni.
-Ma per caso Nico era in classe con te?- Chiese a quel punto il biondo.
-Mhm, no. Perché?
Will distolse lo sguardo –Nulla, così, visto che …
Ma non continuò la frase perché, dopo che entrambi furono entrati nei bagni, si bloccarono di colpo quando trovarono Calypso e Leo seduti a terra, entrambi attaccati al loro cellulare muovendo le dita velocemente, si davano gomitate a vicenda cercando di fare perdere l’altro, ma si aiutavano anche con dei consigli.
-Non ci credo- sbottò a quel punto Frank.
I due ragazzi non lo degnarono di uno sguardo, ma Leo chiese distrattamente – E’ stata interessante il resto della lezione? Mi spiace così tanto essermela persa!
Will domandò confuso –Fatemi capire, avete 18 anni, siete un ragazzo e una ragazza decisamente etero, scappate dalle lezioni, vi chiudete in bagno e … Vi mettete a giocare a un gioco nel cellulare!?
Dire che non lo calcolarono era poco.
Calypso quasi saltò sul posto felice ed esclamò –L’ho battuto! Ho battuto il boss prima di te!
-Cosa!?- Leo rubò velocemente il telefono dalle mani della ragazza – Da qui fa vedere!
I due ragazzi si guardarono stupiti, poi Will alzò le spalle e dopo un “se sono asessuati che possiamo farci” si diresse verso i bagni maschili.
 
Annabeth incontrò Hazel mentre raggiungeva la mensa.
Stavano parlando del più e del meno quando videro un gruppo di ragazzi che fissavano in alto parlottando felici fra di loro.
Le due ragazze seguirono lo sguardo e notarono un festone bianco decorato con scritte di tanti colori.
Era un invito a partecipare al ballo in maschera la notte di Halloween, in coppia. Ma la novità era la proibizione ai maschi nello invitare le ragazze. Solo quest’ultime potevano chiedere a un ragazzo di accompagnarlo.
-Diamo un po’ di potere alle donne, mi piace questa cosa.
Commentò Annabeth mentre passavano avanti e andavano a prendersi il pranzo del giorno.
-Si ma … Così è imbarazzante.
La bionda la fissò di sottecchi, notò come la ragazza aveva abbassato lo sguardo e si stava tormentando le mani.
-Tranquilla, hai ancora un mese e mezzo per chiederlo a Frank, non farti venire i complessi ora.
La ragazza arrossì, ma non rispose in nessun modo.
Come a seguire la loro conversazione, diversi minuti dopo vennero raggiunti nel tavolo proprio da Frank e Will.
-Avete visto la nuova novità?- Domandò distrattamente Hazel fissando tutti meno che Frank.
-Oh si- rispose Will senza il suo solito sorriso – Che cosa stupida.
Annabeth lo scrutò con la fronte corrugata.
-In che senso?- Chiese poi Hazel dando voce ai pensieri dell’amica.
Il biondo sbuffò – “Deve essere la femmina a invitare il maschio” come se fosse scontato che una coppia fosse fatta da un ragazzo e una …
Ma si interruppe subito, forse rendendosi davvero conto di quello che era appena uscito dalle sue labbra.
Con le guance vagamente rosse si alzò in fretta, proruppe un “Ho scordato una cosa importante in camera” e fuggì via, lasciando il suo pranzo intatto nel vassoio.

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