12. Temporali e cerette

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Quello era decisamente il peggior temporale di sempre.
Erano circa le cinque del pomeriggio e il cielo era nero come se fosse notte fonda, illuminato a intervalli regolari dalla luce dei lampi.
Il forte vento faceva sbattere la pioggia contro le finestre in modo abbastanza violento.
I ragazzi non sapevano che fare o come passare il tempo, non potevano uscire e non avevano bisogno di studiare.
Così si erano tutti rintanati in camera di Leo e Nico per giocare ai videogame.
Ma un’ora prima era anche mancata la luce e sembrava non avesse nessuna intenzione di tornare.
Così si erano ridotti a passare il tempo con i vecchi giochi cartacei: nomi cose e città, battaglia navale e cose simili.
Tutti e cinque i ragazzi erano seduti in modo scomposto a terra, su coperte e cuscini, mentre varie candele illuminavano la stanza.
Nico si era rifiutato di giocare con loro, era steso nel suo letto quando gli altri erano arrivati, diversi minuti dopo era crollato in un sonno profondo.
Riusciva a dormire nonostante i tuoni fuori e le voci, soprattutto certe imprecazioni non proprio sussurrate, ma molto probabilmente era solo il fatto che si fosse addormentato cullato da quei rumori e, di conseguenza, non gli davano alcun fastidio.
Inoltre, Leo era certo che aiutasse anche il fatto di non aveva chiuso occhio per tutta la notte, per quanto Nico non facesse il minimo rumore comunque Leo sentiva che non stesse dormendo.
-Ragazzi, ho un problema- annunciò quando perse miseramente a nomi cose e città e ridusse il foglio in una pallina di carta lanciandola nel cestino, mancandolo di diversi centimetri.
-Quando dici così preoccupi tutti, lo sai?- Commentò a quel punto Jason continuando a contare il suo punteggio abbastanza soddisfatto.
-Penso di essermi terribilmente innamorato di Calypso. E penso che lei mi veda solo come un amico- fece una smorfia dopo quell’ultima frase.
-Almeno ci vai al ballo insieme- rispose a quel punto Percy mentre si lanciava sopra un piumone buttato li accanto, mentre fissava il soffitto continuò a parlare –Annabeth ha invece invitato Will!
Jason ignorò Percy e si rivolse a Leo –Come fai a sapere che ti vede solo come un amico?
-Bè, mi manda i messaggi alle tre di notte solo per chiedermi le vite a quel gioco!
Frank ridacchiò –Sei stato tu a trasformarla in un mostro, ed è proprio colpa tua se ogni volta che siete soli, da qualche parte, non fate altro che giocare e sfidarvi.
Leo sbuffò –E’ solo … Che è la cosa che mi riesce meglio, non saprei come comportarmi se dovessi iniziare a flirtare con lei seriamente, non sono un ragazzo come te- e indicò Jason con una smorfia – oppure te – e portò lo sguardo su Percy.
-Hai mai pensato che magari lei non vuole un ragazzo come me o Percy?- Chiese a quel punto Jason.
Le sopracciglia di Leo schizzarono in alto, prova che ciò che aveva appena detto il biondo non l’aveva mai neanche sfiorato, poi si riprese e borbottò – Impossibile.
Jason fece un semplice sospiro, ma non disse più nulla.
Stavano tutti posando i fogli e le penne che avevano utilizzato mettendosi più comodi, esattamente come aveva fatto Percy diversi minuti prima, quando sentirono Nico lamentarsi.
Tutti si girarono a fissarlo in silenzio.
Il ragazzo dormiva ancora, era in una posizione davvero strana, per quanto quel letto fosse enorme lui era comunque tutto rannicchiato sopra il cuscino, esattamente come un gatto.
Era in posizione fetale, il viso nascosto dai capelli e dalle braccia, una figura completamente nera, sopra delle lenzuola completamente nere.
Si stava agitando nel sonno, le braccia e le gambe avevano diversi scatti nervosi e un secondo mugolio uscì dalle sue labbra.
-Che ha?- Domandò Frank.
Leo alzò le spalle come se non fosse importante –Lo fa sempre, quasi ogni notte, penso sia perché sogna.
 
Nico si svegliò di scatto e, come sempre, restò completamente immobile con gli occhi ancora chiusi.
Se li avesse aperti gli sarebbero uscite le lacrime e lui non voleva.
Inoltre sentì delle voci mentre in sottofondo il rumore della pioggia riuscì a farlo calmare, ricordò che quando si era addormentato tutti i ragazzi erano andati nella sua stanza per giocare con Leo.
Si girò dall’altro lato facendo finta di continuare a dormire, riuscì anche a fare un respiro pesante e lento per essere più convincente.
Dopo qualche minuto sentì la voce di Leo – Vedi? Fa sempre così, si lamenta per un po’, poi si calma di botto.
Quindi Leo lo sapeva.
Non se ne stupì molto, in fin dei conti era pur sempre il suo compagno di stanza. Almeno non aveva capito che il suo “calmarsi di botto” equivaleva a svegliarsi e stare interminabili minuti a letto cercando di calmarsi e di dimenticare tutto ciò che aveva sognato.
Poi sentì un’altra voce – Devi svegliarlo! E’ ovvio che sta facendo un incubo.
-Non posso svegliarlo ogni singola notte, Will. Inoltre, se sta davvero facendo un incubo e io dovessi svegliarlo, pensi davvero che continuerebbe a dormire? Diventerebbe uno zombie. Insomma, peggio di com’è adesso.
Will non rispose più e ripresero un argomento a quanto pare precedente che parlava di ragazze e inviti al ballo.
Nico si concentrò sul rumore della pioggia e stava anche riuscendo a riaddormentarsi seriamente, quando una mano lo scosse quasi gentilmente.
-Nico, svegliati.
Il ragazzo borbottò qualcosa di incomprensibile e rotolò di lato girandosi per fissare chiunque l’avesse chiamato.
Incontrò due occhi verdi.
-Percy- mormorò il ragazzo con la voce ancora impastata dal sonno.
-Hai già dormito quasi tre ore- commentò il ragazzo come se fosse una scusa plausibile per averlo svegliato – e ho bisogno di te.
Nico perse un battito a quella frase, semplicemente annuì stropicciandosi un occhio.
Percy si guardò intorno nervoso –Magari in un posto più privato.
Nico annuì di nuovo e si prese qualche secondo per stiracchiarsi per bene e svegliarsi del tutto.
Infine si alzò e seguì Percy fuori dalla stanza, mentre uno sguardo puntato sulla sua schiena non si perse neanche un suo movimento.
 
-Fa piano, fa piano, fa piano- supplicò Hazel mentre Calypso le posava la striscia sulla gamba, sopra la ceretta calda.
Chiuse gli occhi stringendoli e afferrando il lenzuolo mentre la ragazza tirava via i peli.
Dalla bocca di Hazel uscì solo un piccolo mugolio.
-Quindi state uscendo a festeggiare per l’esame andato bene a questa vostra amica?- Domandò distrattamente Reyna, la sua compagna di stanza.
Era nel suo letto a studiare, ma cercava disperatamente qualcosa per distrarsi.
-Si- borbottò a mezza voce mentre stringeva di nuovo gli occhi per la striscia successiva.
La ragazza guardò fuori dalla finestra, era leggermente nuvoloso, ma non sembrava volesse piovere.
-Non penso farà brutto tempo, il temporale di ieri ha fatto abbastanza. Anche se dicono farà brutto tempo fino ad Halloween, almeno saremo dentro.
-Tu Reyna con chi ci vai al ballo?- Domandò a quel punto Calypso per chiacchierare e distrarre Hazel.
La ragazza sbuffò, come se avessero scelto proprio l’argomento di cui non voleva parlare.
-C’era quel vostro amico biondo che mi piaceva, ma lui è stato già invitato.
-Chi Will?
-No, Jason- borbottò Hazel in risposta prima di stringere di nuovo i denti.
-Ah si, ci va con la mia compagna di stanza.
-Esatto, anche se non ricordo il nome. Poi allora c’era quell’altro ragazzo che ha sfidato Chris e i suoi amici, penso sia anche un vostro amico.
-Percy.
-Esatto, ma anche lui è stato già invitato da una certa Rachel, è abbastanza popolare qui a scuola, mi sembra abbastanza giusto che vadano insieme.
-Oh ma tanto lui non voleva andarci con lei- commentò Calypso.
-Si bè, fatto sta che il ballo è fra due giorni e io mi sa che passerò la serata in camera. Tutti i ragazzi saranno ormai invitati e non ho nessuna intenzione di interpellarli a uno a uno per sapere se vogliono venirci con me.
-C’è Nico- commentò allora Calypso.
-Chi?
-E’ un altro nostro amico, gli avevo chiesto se voleva andarci con me, ma mi ha consigliato di andarci con Leo- a quel punto arrossì leggermente, ma nascose le guance tra i capelli –Penso che non l’abbia invitato nessun’altra. Puoi sempre andarci con lui.
Reyna ci pensò un po’ su, poi chiese – Ma che tipo è?
-Simpatico. Davvero molto simpatico.
 
La ragazza entrò nella stanza richiudendosi velocemente la porta alle spalle.
Si avvicinò lentamente, con la schiena dritta e un volto serio alla scrivania.
-Signore, ho dei nuovi rapporti, aveva ragione.
Il signor McLean sorrise e fece segno alla mora di sedersi di fronte a lui.
-Illuminami.
La ragazza sprofondò in una delle poltrone di pelle bianca e iniziò a raccontare.
-Ho avuto la fortuna di essere capitata in stanza con una di loro, ho trovato delle armi nascoste sotto il materasso.
-Ero sicuro che la CIA avrebbe mandato qualcuno.
-Vuole che faccia qualcosa? La prendiamo?
-No. Non adesso, non possono aver mandato una sola persona e dobbiamo capire quante altri ragazzi sono coinvolti. Ha qualche amicizia stretta?
-Ha molti amici, non penso siano tutti agenti segreti. Non è sicuro prenderli tutti, se dovesse sfuggirci qualcuno capirebbero subito che abbiamo capito quello che stanno facendo e cambierebbero strategia.
L’uomo annuì pensieroso – Proprio quello che stavo pensando. Non possiamo rischiare, non subito almeno. Facciamo andare avanti gli avvenimenti e vediamo come si evolvono. Inoltre dobbiamo fare parlare questa ragazza. Ma senza mettere in allerta nessun’altro.
La ragazza sorrise – Ho già un piano. Mi servirà l’aiuto di Chris e Ottaviano, possiamo metterlo in atto proprio questa sera.

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