22. Esitazione

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Percy era stato circa 5 minuti fuori dalla porta della camera di Annabeth esitando, indeciso se bussare o meno.
In realtà non aveva neanche una scusa plausibile per essere andato a trovarla, voleva solo vederla e basta. Ma cosa avrebbe detto alla ragazza?
“Hey ciao, siccome non ti ho visto a colazione volevo capire se fosse tutto apposto”
Come minimo Annabeth avrebbe risposto con un grugnito intimandogli di non disturbarla mentre lavorava e l’avrebbe mandato via.
Il ragazzo sbuffò per tutto il film che si era creato in mente, poi decise di ignorare tutto e bussò alla porta.
Qualcuno dall’altro lato rispose, ma Percy non riuscì a comprendere le parole, così entrò sperando di non interrompere momenti imbarazzanti di nessun tipo.
Il moro si sarebbe immaginato di trovarla a studiare alla scrivania, o a lavorare a computer, o semplicemente a leggere un libro sdraiata nel letto.
Non si sarebbe mai immaginato di trovarla in quello stato.
-Ehm … Annabeth? Che stai facendo?- Tentennò mentre si richiudeva la porta alle spalle.
La ragazza in questione era in uno stato pessimo e anche un po’ inquietante.
In calzette stava in piedi sopra la sua scrivania, la felpa aperta dalla cerniera pendeva lungo una spalla, in mano aveva due scarpe e le teneva strette, i capelli erano tutti arruffati e fissava con uno sguardo spaventato ma deciso il suo armadio.
Rispose al ragazzo senza distogliere lo sguardo da quello, quasi non sbatteva le palpebre.
-Fa silenzio, potrebbe sentirti.
Percy deglutì –Chi?
Quello di Annabeth fu meno di un sussurro –Il ragno.
 
Calypso era sdraiata nel suo letto a giocare a quello stupido e ipnotico gioco del cellulare.
Al suo fianco Leo dormiva beatamente, un braccio che le cingeva la vita e il respiro che le solleticava il collo.
Quando perse per la dodicesima volta di fila si limitò a sbuffare, poi chiuse l’applicazione e posò il cellulare sul comodino.
Inclinò la testa di lato e si girò a fissare il suo ragazzo immergendo una mano nei suoi soffici ricci scuri.
Si chiese come avesse fatto a innamorarsi seriamente di uno come lui.
Non era il tipico ragazzo alla quale le ragazze cadevano ai piedi al primo colpo, non qualcuno come Jason o Percy.
Leo era semplicemente Leo: testardo, iperattivo, esaltato, ironico e anche un po’ pazzo.
Nessuno di loro aveva passato una bella esistenza, nessuno di loro aveva avuto la vita semplice, chi più e chi meno, ma Leo nonostante tutto sorrideva sempre, era sempre euforico e pronto a far ridere gli altri.
Era soprattutto per questo che Calypso lo amava.
Avevano tutti un disperato bisogno di qualcuno come lui, lei per prima.
E quando tutto sarebbe finito, Calypso ne era certa, l’avrebbe seguito ovunque.
Senza alcuna esitazione.
 
Il giorno prima a Nico era passata la febbre, nonostante questo Will gli aveva espressamente vietato di prendere freddo e stare all’aria aperta, almeno che non fosse strettamente necessario.
Cosa aveva fatto il più piccolo? Naturalmente aveva passato più di un’ora sopra i tetti della scuola.
Ora era esitante di fronte la camera del biondo, indeciso se bussare o meno.
Ma poi, da quando Nico Di Angelo esitava per paura di ciò che pensavano le persone?
Imprecò mentalmente e stava per andare via, quando la porta venne aperta proprio dal ragazzo in questione.
-Ciao- esclamò il moro abbozzando un sorriso.
Cosa decisamente strana sorridere per lui, se ne rese conto anche Will, infatti lo scrutò corrugando la fronte e rispose incerto –Hey.
-Uhm…- Nico si morse il labbro, poi si tolse il giubbotto e mostrò il braccio destro. I tatuaggi erano ricoperti di sangue che fuoriusciva da un taglio sulla spalla –Penso di aver bisogno del tuo aiuto.
-Dio!- Esclamò il biondo esasperato mentre lo afferrava per il braccio buono e lo faceva entrare in stanza richiudendosi la porta alle spalle.
Lo fece sedere sul letto mentre gli toglieva del tutto il giubbotto, poi velocemente andò a cercare tutto l’occorrente nei cassetti.
Quando lo disinfettò l’avvertì che avrebbe bruciato, ma quando passò il panno Nico non reagì in alcun modo.
-Che hai combinato?
-Stavo spiando Reyna- rispose il moro troppo in fretta.
-Da dove?- Will gli lanciò un lungo sguardo prima di fare l’ultimo nodo alla fasciatura.
-Dal tetto, poi sono scivolato.
-Sei un grandissimo idiota Di Angelo, ti avevo detto di non …
Nico gli tappò la bocca con una mano, contemporaneamente si avvicinò di scatto al suo viso.
Aveva uno sguardo di fuoco, i nasi che si sfioravano e le loro labbra divise solo dalla sua mano.
-Senti un po’ Solace, non ho alcun bisogno dell’aiuto di nessuno, men che meno del tuo, quindi smettila di dirmi sempre quello che devo o non devo fare. Sono sopravvissuto fino ad oggi così e non ho nessuna intenzione di cambiare per uno stupido biondino ossigenato. Chiaro?
Tolse la mano dalla bocca, ma non accennò ad allontanarsi neanche di un millimetro.
-Sono un po’ confuso, allora perché eri dietro la mia porta?
Nico strinse le labbra e divenne vagamente rosso, più che altro per la rabbia di non sapere come rispondere. Non centrava nulla il fatto che Will stesse fissando le sue labbra quasi come se volesse mangiarle.
Fu a quel punto che entrò Percy.
I due ragazzi si ricomposero all’istante trovando la giusta distanza di sicurezza e non poterono fare a meno di notare che la felpa che indossava il nuovo arrivato poteva finire dritta nella spazzatura, a meno che la nuova moda non fosse quella di andarsene in giro con i vestiti così bruciati che era più la pelle scoperta quella che coperta. E in pieno inverno non era decisamente una grande idea.
-Percy?- Chiese incerto Nico mentre il moro si infilava dentro l’armadio a cercare qualcosa di nuovo da mettere. Troppo concentrato nel suo intento non aveva neanche notato la posizione compromettente dei due ragazzi.
Afferrò una felpa rossa e la lanciò sul letto, poi si girò verso di loro e puntò un indice accusatorio contro Will.
-Non provare mai più a dare dell’acido ad Annabeth.
Will strinse le labbra per non scoppiare a ridere, da bravo compagno di stanza domandò quasi dispiaciuto –Che le hai fatto?
-Questa volta non centro nulla io! Sono solo una povera vittima che è stata messo in mezzo per sbaglio!
-Povero incompreso- Lo prese in giro Nico e a quel punto Will non si trattenne più scoppiando in una fragorosa risata.
Anche Nico iniziò a sorridere divertito.
Percy li fissò malissimo.
-Scusa amico- proruppe a quel punto Will cercando di darsi una calmata –Ma dovresti vedere in che stato sono i tuoi vestiti.
Il moro dagli occhi versi sospirò, si tolse la felpa ormai inutile e la gettò nel cestino di fianco la scrivania, poi infilò quella rossa.
-E’ stata tutta colpa di un ragno- borbottò infine –Sono arrivato da lei che stava cercando di ucciderlo, si era nascosto dietro l’armadio. Abbiamo aspettato che uscisse, ho detto ad Annabeth di non preoccuparsi, che l’avrei ucciso io pestandolo non appena fosse saltato fuori. Ma diciamo che non ha avuto molta fiducia in me. Così quando è spuntato e io stavo per ucciderlo, Annabeth mi ha lanciato contro l’intera bottiglietta di profumo. Quando la mia felpa ha iniziato a carbonizzarsi mi sono reso conto che quello non fosse davvero profumo. Si è giustificata dicendo che era un posto più che lecito per nascondere dell’acido. Era anche abbastanza soddisfatta, spero per la morte del ragno e non per la mia quasi morte.
A quel punto Will iniziò a ridere così forte che rotolò giù dal letto.
 
-Sua figlia sembra molto presa- annunciò Ottaviano.
Era seduto scompostamente su una delle due poltrone in pelle bianca davanti la scrivania lucente del suo capo.
L’uomo in questione era alzato, stava fissando il cortile sottostante da una delle finestre oscurate.
-Lo vedo- rispose freddo, si girò e torno alla sua scrivania sedendosi di fronte al biondo.
Gli lanciò un’occhiataccia e Ottaviano capì di dover togliere decisamente i piedi dalla scrivania.
-Sei sicuro che sia uno di loro?
-Più che sicuro, io e Reyna sappiamo fare il nostro lavoro. Jason Grace è stato mandato qui dalla CIA.
L’uomo fece una smorfia –E’ ovvio che stia usando mia figlia per arrivare a me.
-Ma non può visto che Piper non sa comunque nulla.
-Oh si- sorrise –Ma lui non lo sa.
-Cosa intende fare?
-Assolutamente nulla.
-Ma … è sua figlia e …
-E appunto saremo noi a usare lui, abbiamo la possibilità di scoprire loro cose, mentre non c’è nessun pericolo che a Piper scappi qualcosa. Visto che tu e Reyna sapete fare il vostro lavoro così bene, non capisco come mai non ho ancora la lista completa dei loro nomi sul tavolo.
Ottaviano ebbe il buon senso di non rispondere, strinse la bocca e incassò il colpo.
-Li prenderemo tutti.
-Lo spero per voi.

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