8. Vedere con altri occhi

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-E’ così antipatico come dici?
Hazel affiancò Frank con il suo vassoio mentre sceglievano cosa mangiare.
Lui le sorrise e non arrossì poi così tanto, stavano facendo dei passi avanti.
-Dovrebbe ringraziare la sua immensa fortuna per essere capitato con me, se fosse stato Percy, Jason, Leo, perfino Will … Penso che l’avrebbero soffocato in piena notte. Nico invece l’avrebbe pugnalato dopo che si fosse presentato.
Hazel sorrise optando per un panino con del salame, poi insieme a Frank cercarono il tavolo dove si erano seduti i loro amici.
Nello stesso momento Will e Percy arrivarono in mensa e, afferrando un vassoio ciascuno, andarono a scegliere cosa mangiare.
Percy si riempì il suo con dei dolci blu, molto probabilmente al mirtillo.
-Non dovresti mangiare solo dolci- commentò Will distrattamente.
-Certo, certo- Percy continuò a riempirsi il vassoio –Ricordami un’altra volta come ha fatto quel nanerottolo ad avere le nostra lenzuola.
Will rispose mentre decideva quale insalata lo ispirasse di più.
-Ci ha minacciato, ricordandoci che ha ucciso una persona quando aveva sei anni.
-Oh giusto, che simpatico come amico, vero?
Era una domanda retorica a cui non si aspettava una risposta. Finì di riempiersi il vassoio e si allontanò.
Will afferrò una ciotola di insalata a caso e lo seguì.
Trovarono il tavolo con i loro amici.
Will si sedette tra Nico e Leo, Percy tra Frank e Annabeth.
Il moro iniziò una conversazione con Frank e stava decisamente più vicino all’amico, ricordava ancora il dolore che gli aveva procurato la bionda.
Will invece scrutò per un po’ Nico, stava mangiando svogliatamente e con lentezza dei chicchi di un melograno, voleva dirgli che doveva fare una cena più consistente, ne aveva assolutamente bisogno visto quanto era magro e pallido, ma si morse la lingua. Cosa importava a lui?
Nico si sentì fissato e lo fissò a sua volta con uno sguardo di fuoco.
Will arrossì leggermente e spostò velocemente lo sguardo puntandolo su Leo.
Lui aveva il vassoio pieno di cibo, ma non aveva toccato nulla, l’aveva messo da parte e stava progettando qualcosa. Aveva un sacco di fogli pieni di linee, disegni e scritte.
Will rinunciò a capire cosa ci fosse scritto sopra e domandò – Che stai combinando?
Leo sembrò non sentirlo, troppo concentrato nel suo lavoro, rispose per lui Calypso.
-Sta cercando una soluzione per attaccare tutte le sue spine nella sua stanza senza avere un carico troppo eccessivo di energia e quindi non fare andare via la corrente, come ha già fatto questo pomeriggio.
-Oh- Pazzi. Tutti i suoi amici erano pazzi.
Poi Calypso notò qualcuno dietro al biondo e fece un sorriso, si alzò e face cenno con la mano.
-Hey Piper! Sei tutta sola, perché non vieni a mangiare con noi?
Metà dei ragazzi al tavolo si girarono a fissare la ragazza appena chiamata, quasi tutti constatarono che era abbastanza bella.
Lei si avvicinò al tavolo con un sorriso, poi notò chi era seduto accanto alla sua compagna di stanza. E no, non era Leo.
-Sei davvero sua amica?
Calypso sbatté le palpebre confusa, Jason cercò di nascondersi e Piper continuò.
-Ha già tentato di uccidermi qualche ora fa, non voglio rischiare di nuovo, ci vediamo dopo in camera.
-O… Okay- Ma quando Calypso rispose la ragazza era già fuggita via.
A quel punto tutti gli occhi si puntarono su Jason.
Lui alzò le mani in segno di resa – E’ stato un incidente! Io dovevo solo andare in bagno.
Annabeth sospirò scuotendo la testa rassegnata, Calypso si sbatté una mano sulla fronte e qualcun altro sghignazzò.
Leo commentò – Però è carina.
 
Hazel si svegliò in piena notte per colpa di un forte dolore più sotto del suo stomaco.
Si fece mentalmente dei calcoli e capì che era arrivato il “problema” mensile che aspettavano puntualmente tutte le ragazze.
Si alzò silenziosamente e al buio cercò tutte le cose che potessero servirle poi, sempre più silenziosamente, uscì dalla stanza mentre Reyna continuava a dormire beatamente nel suo letto.
Si avviò ai bagni, in calzette, tuta e magliette a maniche corte larga e bucata.
I corridoi, così come i bagni, erano completamente deserti. Era davvero molto tardi, inoltre la sveglia sarebbe suonata per tutti poche ore dopo.
Circa quindici minuti dopo stava di nuovo uscendo dal bagno delle ragazze per ritornare in camera con un enorme sbadiglio, quando sentì dei passi.
Se ne accorse non solo perché era stata abituata a captare il minimo rumore, ma anche perché chiunque fosse stava correndo e il suono dei passi rimbombava.
Senza pensarci due volte Hazel si nascose.
Qualche secondo dopo fece il suo ingresso un ragazzo minuto dai capelli corvini che lei conosceva.
Corse nei bagni dei ragazzi lasciandosi la porta aperta alle sue spalle.
Hazel si avvicinò lentamente, facendo più silenzio di prima. Naturalmente anche lui era stato addestrato a captare ogni più piccolo segnale.
Si avvicinò alla porta e lo fissò.
Il moro era aggrappato a un lavandino, lo stringeva così forte da aver fatto diventare le nocche più bianche di quanto fosse normalmente la sua carnagione.
Aveva il capo chino sul lavandino, una smorfia in volto, gli occhi serrati e la fronte corrugata.
Hazel non riuscì a non aprire la bocca incredula quando si accorse di un particolare, forse non aveva visto bene alla poca luce di la dentro ma … stava piangendo?
Poi a un certo punto il ragazzo sbarrò gli occhi di scatto ed Hazel trattenne il respiro per timore di essere stata scoperta.
Ma il moro schizzò verso uno dei bagni gettandosi in ginocchio, tossì e vomitò.
Solo a quel punto Hazel distolse lo sguardo allontanandosi lentamente.
Mentre tornava in camera non poté non domandarsi quanti segreti stesse nascondendo loro Nico Di Angelo.
 
Fu a colazione che Annabeth si ricredette, solo un po’, su Percy Jackson.
Purtroppo era uscita insieme alla sua compagna di stanza e purtroppo non aveva incontrato, nei corridoi per raggiungere la mensa, né Hazel né Calypso. Avrebbe preferito anche la compagnia di Leo, nonostante ci fosse il rischio di morire prima del tempo in sua presenza, ma non trovò neanche uno dei ragazzi.
Per peggiorare ancora di più la situazione incontrarono un’amica di Drew, era rossa e dai brillanti occhi verdi, a prima vista sembrava esattamente l’opposto dell’amica. Ma sicuramente aveva qualcosa in comune.
Annabeth la sentì distrattamente presentarsi con il nome di “Rachel”.
Poi finalmente arrivarono in mensa, la bionda si stava finalmente dividendo da loro quando venne distratta da delle voci.
Un ragazzo enorme, alto e con un ghigno malefico in volto aveva appena urtato un ragazzino che doveva avere circa 17-18 anni, ma che era piccolo e magrolino come Nico, con la faccia dolce di Will e la timidezza di Frank. Aveva i capelli e gli occhi di un color cioccolato e mentre balbettava delle scuse si era inginocchiato per raccogliere la sua colazione.
L’enorme ragazzo stava ridendo divertito e diede un calcio alla mela che il ragazzo stava per afferrare lanciandola più lontano, altri ragazzi iniziarono a ridere con lui e il ragazzino diventò bordeaux.
Annabeth strinse i pugni, quello era un palese atto di bullismo, nel bel mezzo di una mensa affollata e nessuno diceva nulla.
E poi era arrivato Percy.
Si era messo tra il ragazzo moro e quello ancora a terra con quel suo sorriso da far cadere ogni ragazza ai suoi piedi.
Neanche finì il suo pensiero che accanto a lei la rossa amica di Drew sospirò – Mi sono innamorata.
Annabeth strinse ancora di più i pugni chiedendosi perché stesse ancora dividendo l’aria con quelle due.
Percy nel frattempo se n’era uscito con una delle sue solite battute pungenti, ma di quelle che volevano in qualche modo sdrammatizzare la situazione.
Il ragazzo moro lo fissò qualche secondo, poi gli porse la mano –Sono Chris. Sembri un ragazzo sveglio e intelligente, perché non ti unisci a noi? Forse non hai ancora ben capito chi sono le persone giuste con cui schierarti.
-Preferirei stare solo che con un gruppo di vigliacchi come voi, ora smammate, sciò!- Fece anche il gesto con la mano, come a voler scacciare una mosca.
Chris sorrise e si scrocchiò le nocche, Percy fece un ghigno a sua volta, era quello che stava aspettando.
Quando il moro gli diede un pugno Percy riuscì a schivarlo facilmente, si abbassò e gli diede un calcio nel ginocchio, la gamba gli cedette e Chris finì a terra con un mugolio di dolore.
Due secondi dopo altri tre ragazzi erano su di lui.
Per Percy fu abbastanza semplice tenergli testa, diversi minuti dopo ai suoi piedi c’erano cinque ragazzi doloranti.
Tyson, il ragazzino con cui quelli si stavano divertendo, lo stava fissando con uno sguardo adorante e gli saltellava intorno mentre continuava ripetergli quanto fosse stato grande, ripetendo, più o meno, tutte le mosse che gli aveva visto fare.
Non fu l’unico.
Il ragazzo era circondato da un sacco di ragazze, e anche qualche ragazzo.
Si sentiva in imbarazzo, cercava di rispondere a tutti con una mano dietro la testa e un’espressione dolce e innocente, cosa che fece sospirare ancora di più le ragazze che lo circondavano.
Non si accorse che in mensa c’erano anche altri suoi compagni di squadra.
Non si accorse di Annabeth, che aveva visto ogni singola cosa. Di come la ragazza avesse cambiato idea su di lui che lo credeva troppo pieno di se per aiutare un ragazzo indifeso. Di come fosse poi fuggita via dalla mensa, furiosa e con le unghie conficcate nei palmi delle mani quando aveva visto tutte quelle stupide oche.
Non si accorse neanche di Nico. Il ragazzo l’aveva aiutato e lui neanche se n’era reso conto.
Infatti, mentre Percy teneva a bada quei tre ragazzi che si erano gettati su di lui dopo che aveva quasi rotto la gamba a Chris, un quarto ragazzo lo stava per picchiare spuntandogli alle spalle.
Ma il più piccolo era arrivato prima e l’aveva afferrato con quella mossa che gli aveva insegnato Frank il secondo giorno di allenamento buttandolo a terra e sedendosi sopra il suo stomaco.
-Vigliacco. Non si attacca mai alle spalle.
Gli sibilò gelido dandogli poi un pugno nel naso dal quale iniziò subito a uscire un violento fiotto di sangue, non gliel’aveva rotto però, perché non aveva sentito nessun rumore.
Il ragazzo sotto di lui reagì e Nico non fu abbastanza veloce a spostarsi, prendendo di striscio il pugno che gli colpì la bocca, ma non così violentemente da rompergli qualcosa.
Cadde di lato, vide che il ragazzo gli si stava per mettere sopra, ma questa volta Nico fu più veloce e gli tirò un calcio colpendogli il polso.
Il ragazzo urlò di dolore stringendoselo al petto, questa volta non era sicuro se glielo avesse rotto o meno.
A quel punto lui e tutti quelli che Percy aveva buttato a terra si allontanarono silenziosamente.
Nico si rimise in piedi non staccando neanche un secondo gli occhi da Percy.
Era solo a qualche metro da lui e non l’aveva notato.
Poi sentì una mano sotto il suo mento che gli fece ruotare il viso di 90°.
Si ritrovò davanti Will, lo stava scrutando con le sopracciglia corrugate.
Avvicinò anche l’altra mano al suo volto e con il pollice gli asciugò il sangue che gli stava uscendo dal labbro spaccato.
Fu a quel punto che Nico lo respinse scacciando le sue mani con uno schiaffo.
Dopo aver fatto due passi indietro riportò lo sguardo su Percy.
Si sentiva amareggiato.
E non perché nessuno di quei ragazzi si fosse accorto di cosa avesse fatto lui acclamando solo Percy.
Ma perché proprio quest’ultimo non aveva notato neanche di sfuggita Nico, era a pochi passi da lui ed era come se non esistesse.
Andò via dalla mensa velocemente e dalla stessa porta in cui pochi secondi prima era fuggita Annabeth.

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