47. L'inizio della fine

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Annabeth soffiò per togliersi le ciocche ribelle, uscite dalla sua elaborata acconciatura, che le ricadevano davanti agli occhi mentre si piegava per infilarsi gli stivali in pelle nera.
Una volta richiusa la cerniera, si alzò in piedi per avvicinarsi al grande specchio posto sopra la cassettiera.
Afferrò il rossetto rosso sangue e lo riapplicò per sistemare il trucco.
Non appena finì si ricontrollò il vestito, doveva essere impeccabile e bellissima, senza nessun tipo di imperfezione.
Ormai erano davvero alla fine di quella missione durata più del previsto.
Quello avrebbe stabilito tutto, se una vittoria o una sconfitta, non ci sarebbero più state altre possibilità.
Avevano solo quella sera per riuscire a prendere quelle maledette informazioni dal padre di Piper.
Calypso e Nico avevano già fatto la loro parte, ovvero recuperare il codice d’accesso. Mancava solo la chiavetta con le suddette informazioni.
Toccava a loro adesso.
Afferrò la borsa, controllò che le armi fossero al loro posto e uscì dalla stanza.
Nel corridoio incontrò Hazel, la ragazza era messa in tiro esattamente come lei.
Bellissime e letali.
Quando entrarono nella stanza dove le stavano aspettando tutti gli altri scese il silenzio.
Eccetto Percy, Frank e Jason, che erano vestiti eleganti come le due ragazze, tutti gli altri erano vestiti con abiti normali e comodi, adatti alla missione.
Reyna si avvicinò a Percy e, mettendogli una mano sotto il mento, gli chiuse la bocca.
Poi con un ghigno commentò –La bava non sta molto bene con il vestito elegante che indossi.
Nico, che stava giocando seduto a terra con il suo nuovo gatto, sorrise impercettibilmente. Quella ragazza le faceva sempre più simpatia, nonostante tutto quello che era successo.
-Signor Jackson, signor Zhang, riprendetevi!- La voce di Era li riscosse dal loro stordimento.
La donna era entrata velocemente in stanza e li stava incitando a fare presto.
-Ricordate tutti il piano?
Si levò un coro di assenso, mentre i ragazzi finivano di sistemare le ultime cose.
-Bene!- La donna batté le mani una sola volta –Allora andate e portateci quelle informazioni.
Leo finì di montare i suoi ultimi attrezzi elettronici sul retro del furgoncino, aiutato da Calypso e Chris.
Ancora non riuscivano a fidarsi totalmente di quest’ultimo, ma avevano imparato a conviverci. Esattamente come con Reyna.
Nico si alzò da terra dopo aver grattato un’ultima volta Ombra dietro le orecchie, si stava avvicinando a Will per chiedergli se fosse tutto pronto, ma prima che potesse aprire bocca la sua palla di pelo nera la superò con un balzo saltando sul biondo.
Will sussultò e chiuse gli occhi, per ripararsi da quella possibile aggressione.
Ma Ombra si limitò a risalire il suo corpo, ad appollaiarsi sulla sua spalla e a fare le fusa sul suo viso, leccandogli una guancia.
Will strabuzzò gli occhi totalmente incredulo.
Si sarebbe di certo aspettato di tutto, tranne quello.
Fissò Nico non capendo, ma il moro aveva il suo stesso sguardo.
Anche il gatto fissò il suo padrone, poi tornò a fissare il biondo e, con uno sguardo abbastanza eloquente (per quanto potesse essere eloquente lo sguardo di un gatto), fissò di nuovo Nico miagolando.
-Oh…- Will comprese cosa stava cercando di dirgli –Si, ci penso io a lui, te lo riporto sano e salvo.
E gli lasciò una carezza sotto il collo che il gatto accettò soddisfatto. Fu soddisfatto anche della risposta e dopo un’ultima leccata in guancia scese da lui cercandosi un posto per fare un meritato sonnellino.
Nico si avvicinò del tutto a Will con le braccia incrociate al petto –Dovrei iniziare ad essere geloso?
Il biondo si portò una mano al petto con fare tragico –Non potrei mai tradirti con un gatto!
-Ma infatti non mi riferivo a te- sorrise divertito e continuò –E poi, sanno benissimo tutti che sono io quello che riporterà te qui sano e salvo.
Will alzò gli occhi al cielo sospirando, diede un pizzicotto al fianco del moro e lo incitò ad avviarsi verso il furgoncino ormai pronto.
 
Quello era ormai l’inizio della fine.
Era era riuscita a riprendere nelle proprie mani il potere di continuare quella missione.
Reyna e Chris erano stati abbastanza utili e in pochissimi giorni avevano scoperto tutto quello che serviva loro.
Nonostante questo, considerando che era la missione decisiva e non sapevano se potevano fidarsi del tutto, decisero che loro non sarebbero intervenuti.
Infondo, l’avevano iniziato loro nove e loro nove l’avrebbero conclusa. Più Piper, non potevano non portarsela, era pur sempre suo padre e glielo dovevano.
Il signor McLean aveva intenzione di lasciare il paese.
Se solo fosse riuscito a varcare il confine avrebbero perso la loro ultima possibilità per sempre.
Erano due le cose importanti che dovevano recuperare: le informazioni e il codice d’accesso per quest’ultime.
Del codice c’era solo una copia, per nulla digitale, il padre di Piper sospettava delle capacità di Leo e non aveva messo nulla in rete.
L’unica copia era in quel foglietto che doveva attraversa i confini del paese senza problemi il giorno precedente, se solo i ragazzi non si fossero messi in mezzo e lo avessero recuperato incolumi grazie a Nico e Calypso.
Grazie a Piper scoprirono infine che suo padre si sarebbe nascosto al 99% nel loro casinò.
Un’enorme struttura privata che accettava solo delle persone “scelte”.
Da qui sarebbe dovuto scappare, non sapevano di preciso come, ma sapevano benissimo che se fosse riuscito a lasciare il paese non l’avrebbero preso mai più.
Quindi, nel bene o nel male, era l’ultima battaglia di quella missione.
Il piano era far entrare solo Annabeth, Percy, Frank, Jason ed Hazel. Per questo erano gli unici vestiti così eleganti.
Gli altri sarebbero intervenuti in seguito, se e quando ce ne fosse stato bisogno.
Era abbastanza ovvia la scelta delle persone.
I ragazzi erano i migliori nel combattimento e serviva sempre qualcuno pronto all’evenienza.
Hazel serviva per la sua capacità nel riconoscere la verità nelle domande che avevano bisogno di una risposta.
Annabeth per fare in modo che il piano andasse liscio ed esattamente come avevano progettato, per uscire da una qualsiasi situazione spiacevole che si sarebbe potuta creare e per salvare il culo a Percy. Anche se l’ultimo punto non era proprio ufficiale.
 
Mentre Will guidava e cercava di prendere meno buche e curve possibili, sfrecciando comunque lungo la strada, Piper cercava di fare il suo lavoro senza nessuna sbavatura.
La ragazza era infatti sul retro del furgone, insieme a tutti gli altri, con un pennino a china in mano che cercava di disegnare uno strano disegno pieno di linee intricate tra di loro, dentro l’avambraccio dei cinque ragazzi.
Era quello il pass che avevano bisogno per poter entrare nella villa in cui si stavano dirigendo.
Doveva in realtà essere un tatuaggio, ma confidarono nella poca luce notturna e sul fatto che chiunque li avrebbe controllati non ci avrebbe messo poi tanto impegno.
In realtà quello che preoccupava più i ragazzi non era quello, ma il fatto che Piper avesse visto quel disegno soltanto una volta, per puro caso, quindi non era neanche certo che stesse disegnando loro qualcosa di giusto. Ma infondo, che altra scelta avevano?
Will posteggiò in mezzo al bosco che circondava l’enorme villa sperduta nel nulla, non troppo lontano dall’ingresso, in modo che i ragazzi arrivassero incolumi e con i vestiti perfetti, ma anche non troppo vicino nel timore che qualcuno li potesse vedere.
Si salutarono velocemente, tutti loro erano abituati a quel tipo di missioni, non c’era mai bisogno di troppi abbracci.
Tranne per Piper, lei non faceva parte del loro mondo e non appena Jason scese dal furgoncino pronto ad andare, la ragazza gli si gettò tra le braccia abbracciandolo come a non volersi staccare più.
Gli sussurrò di fare attenzione, di non correre rischi inutili e di fare quello che era giusto. Senza tenere in conto che quello che molto probabilmente avrebbero ucciso fosse suo padre.
Il resto dei ragazzi lasciò loro quel minimo di intimità cercando di ignorarli, Annabeth si rivolse a Leo, ma era come se stesse parlando a tutti quelli che sarebbero rimasti indietro con lui.
-Vi terremo aggiornati, vi faremo sapere quando arriveremo a una svolta decisiva o se abbiamo bisogno del vostro intervento. Non fate nulla se non vi arrivano nostre notizie e indicazioni, quando abbiamo idea di dove dirigerci avremo bisogno del tuo aiuto Leo.
Il diretto interessato annuì e controllò ancora una volta che i suoi apparecchi elettronici funzionassero anche in mezzo al bosco.
Circa mezzo minuto dopo i ragazzi si avviarono, ormai pronti anche per quell’ultima parte.
Erano le 22:34.
Per gli altri non restava altro che aspettare.
Nico e Will si allontanarono dal furgone, andandosi a sedere su un masso distante qualche metro, vedevano gli altri ma non riuscivano a sentire i loro discorsi.
Piper era sempre più tesa e sussultava a ogni piccolo rumore.
Calypso si morse un labbro e fissò Leo indecisa sul da farsi, erano ormai passati tre quarti d’ora e non avevano ricevuta nessuna notizia, non sapevano se era un bene o un male, ma non potevano fare comunque nulla. Annabeth aveva dato loro indicazioni ben precise.
All’ennesimo sussultò da parte di Piper, Calypso le si avvicinò e la convinse a sedersi accanto a lei sul retro del furgone, con i piedi penzoloni oltre il bordo.
Poi intraprese una stupida e futile conversazione, parlando del più e del meno, solo per distrarla dalle sue preoccupazioni. Sapeva che se avesse continuato in quel modo sarebbe uscita pazza. Era una delle prime cose che insegnavano loro alla CIA: tenere il cervello sempre occupato.
Leo si distaccò da quella conversazione e, non sapendo che fare, decise di avvicinarsi a Nico e Will.
-No Nico, tocca a me adesso stare sopra quando torniamo.- Stava protestando Will.
-Ma se ci sto sempre io sotto!
-Non è vero, ieri ci sono stato io.
-Comunque io ci sono stato più tempo di te, non è giusto.
Nico lo fissò di traverso, poi sospirò e gli mise un pugno davanti al viso –Va bene, aggiustiamola alla vecchia maniera.
Will non poté che assentire, totalmente d’accordo.
Leo aveva sentito le ultime frasi della conversazione avvicinandosi e, mentre i due ragazzi facevano il primo turno di “carta, forbice, sasso”, domandò ingenuamente –Ma stare sotto dove?
Sia Nico che Will si girarono a fissarlo, non risposero, ma lo sguardo era abbastanza eloquente.
-Oh…- Leo ci arrivò quasi subito –Uhm… Capisco… Io, vado a …
E borbottando qualcos’altro di incomprensibile andò via.
Sbuffò, mentre sentiva dietro di se le risate soffocate dei due ragazzi, diede un calcio a un sassolino, poi sentì la voce di Calypso che lo richiamava.
Il ragazzo si sentì meglio, finalmente poteva rendersi utile, quella calma lo stava uccidendo.
Si collegò con tutti loro attraverso un microcip, poi accese svariati computer, nei quali spuntò in 3D la villa. In trasparenza si vedeva l’interno, con tutti i piani e tutte le stanze.
-Ditemi dove dovete andare e vi guido.
Jason gli spiegò quello che avevano scoperto e Leo iniziò a fare il suo lavoro senza problemi.
Nico e Will si erano di nuovo avvicinati, tutti e quattro i ragazzi stavano alle spalle del riccio, seguendo la missione passo a passo.
Sembrava che stesse andando tutto bene, quando Leo iniziò ad agitarsi e a premere velocemente svariati pulsanti.
-Che è successo?- Chiese subito Piper con il cuore in gola.
-Non lo so, ho perso il segnale- borbottò in risposta Leo, non smetteva di cliccare pulsanti e aprire nuove finestre.
Passarono sette minuti prima che riuscisse di nuovo a collegarsi, anche se il segnale era disturbato.
-Jason! Jason mi senti?
Un borbottio incomprensibile arrivò dall’altro lato.
-Annabeth? Ragazzi non vi sento.
Ma la voce che stava cercando di contattarlo non era né di Jason né di Annabeth, bensì di Percy.
La linea continuava ad essere disturbata, ma il moro riuscì a comprendere due frasi.
“Annabeth sta male. Abbiamo bisogno di Will”.

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