12. I'm so sorry

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«Perché dovresti fidarti di me? Non l'hai capito?»

«L'ho capito che hai il marchio... ma non sei come gli altri, lo sai anche tu, non vuoi fare del male a nessuno»

Draco non parlava, aveva gli occhi chiusi e la testa puntata verso il basso, oltre la balaustra.

«Perché hai preso il marchio?»

«Avrebbe ucciso me e la mia famiglia se non lo avessi fatto» il biondo poteva sembrare impassibile mentre pronunciava quelle parole, ma Harry l'aveva vista, quell'espressione corrugata, di dolore.

«Posso aiutarti, per favore»

«Come pensi di aiutarmi? Sentiamo. Ribellarmi al signore oscuro e far ammazzare mia madre? No grazie» il biondo prese un respiro, prima di continuare, stavolta guardando il moro «Tu sei nato per sconfiggere Voldemort, da quando sei nato qualcuno ha vegliato su di te, nessuno ti ha mai detto che stavi facendo la cosa sbagliata perché hai sempre saputo cosa dovevi fare.
Io no, Potter, io sono cresciuto come te, con qualcuno che mi riempiva la testa di idee, ma quelle sbagliate; tu non devi andare contro tutti i tuoi principi e la tua stessa famiglia per fare la cosa giusta»

«Tu non hai la minima idea della pressione che ho addosso Malfoy, tutti si aspettano che io salvi il mondo, non so nemmeno come cazzo dovrei fare, io volevo solo essere un ragazzo come tutti gli altri»

«Questo lo so, e hai ragione» il biondo fece una breve pausa prima di pronunciare la parola "ragione", non aveva mai pensato che avrebbe detto queste parole al suo peggior nemico un giorno.
«Il punto è che tu hai il sostegno degli altri e sai sempre di star facendo la cosa giusta, nessuno ha paura di te, nessuno ti parla alle spalle, tutti sanno che ti stai impegnando»

Harry rimase fermo, immobile al suo posto, a un metro da Malfoy.
La giornata era fresca, ma nessuno dei due tremava, nessuno dei due aveva freddo; o forse avevano freddo entrambi, ma in confronto a ciò di cui stavano parlando il freddo non aveva alcuna importanza.

I pensieri di Harry arrivavano uno dopo l'altro, violenti, come le parole del Serpeverde, accompagnati dal verso degli uccelli che continuavano a volare indisturbati.

«Mi dispiace» questo fu tutto ciò che riuscì a dire di fronte all'espressione di dolore di Malfoy, che per tutti quegli anni Harry aveva considerato solo uno stronzo viziato qualunque.

Il moro si mosse quasi senza accorgersene in direzione del ragazzo di fronte a lui, con la mano che tremava gli prese il polso, il biondo capì, ma non si mosse.

Harry sollevò la manica di Malfoy, per vedere il marchio.
Al suo tocco il simil-tatuaggio sembrava quasi muoversi, come ad avvisarlo di non toccarlo, di allontanarsi.

«Ha fatto male?» il biondo annuì col capo, guardando a sua volta il proprio braccio, ma con disgusto.

«Non esiste un incantesimo in grado di rimuoverlo?»

«Non credo, ma anche se esistesse di certo non potrei disfarmene e magicamente tornerebbe tutto alla normalità»

Harry alzò lo sguardo al volto di Malfoy, con un sorriso timido, aveva paura di rompere la pace di quel momento, nonostante fosse qualcosa di atroce, entrambi erano quasi tranquilli.

Quindi il moro si ripetè «Lascia che ti aiuti»

Questa volta il biondo, stanco di tutti e di tutto, sapeva cosa rispondere e nell'esatto momento in cui lo fece seppe che tutto sarebbe cambiato irrimediabilmente, ma andava bene così.

«Va bene Potter» il moro sorrise, questa volta davvero.

*******

Harry camminava avanti e indietro nella sala comune di Grifondoro, aspettando i suoi due amici.
Per quanto sarebbe stato un suicidio, soprattutto a causa di Ron, Harry doveva dire loro che Malfoy era diventato parte integrante della distruzione di Voldemort.

Draco aveva accettato di fare da spia, quindi avrebbero ricevuto informazioni di prima qualità dall'interno, l'importante era stare attenti; soprattutto il biondo doveva essere il più cauto e normale possibile per non destare alcun tipo di sospetti. 

«Harry! Dove diavolo eri? Perché non sei venuto a cura delle creature magiche?»

Il ragazzo senza perdere tempo trascinò gli amici da parte, «Ero con Malfoy»

Ron rizzò istantaneamente la schiena «Ti stava di nuovo infastidendo? Dannato furetto, lo faccio fuori» disse con sguardo truce.

Hermione gli mise una mano sul braccio, per tranquillizzarlo e fece cenno ad Harry di continuare.

«No Ron... È dalla nostra parte, ci aiuterà»

Come prevedibile, Ron ebbe un attacco isterico, voleva ammazzare il biondo e continuava ad affermare che li stesse solo prendendo in giro per consegnarli a voi-sapete-chi.

Hermione dovette pietrificarlo.

Con Ron, completamente rigido appoggiato al muro, Harry continuò a spiegare a grandi linee ciò che era successo.
Rimase molto sorpreso e inspiegabilmente felice quando Hermione rispose che ora si fidava abbastanza di Malfoy da dargli una possibilità.
«Alla fine, se piace a te qualcosa di buono il lui dovrà pur esserci»

Ron ovviamente non aveva capito a che tipo di "piace" si riferisse Hermione.

Harry sorrise alla ragazza prima di abbracciarla ringraziandola di esserci sempre per lui, era la migliore amica che si potesse desiderare.

«Chissà se Malfoy ha un patronus» la ragazza aveva pensato ad alta voce.

«Perché non dovrebbe?»

«Sai, quasi nessun mangiamorte ha un patronus»

Harry sorrise «Se ti incuriosisce così tanto posso chiederglielo» si offrì, ma la verità era che era lui quello curioso, voleva sapere tutto di Malfoy, anche se avesse un patronus e, in caso di risposta positiva, quale fosse la sua forma.

Potion tutor || DRARRY Where stories live. Discover now