42. War of Hogwarts

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Erano passati due mesi, mesi in cui i continui tentativi di attacco ad Hogwarts e fuori da essa diventavano sempre più difficili da contrastare, i mangiamorte tentavano continuamente di rintracciare Harry, il quale faticava persino a dormire pur di tenere Voldemort lontano dai suoi pensieri.

Il trio era finalmente tornato ad Hogwarts, per distruggere il diadema di Priscilla Corvonero, che trovarono nella stanza delle necessità, dopo aver parlato con il suo fantasma.

Mancavano due horcrux, ma i ragazzi non avevano più indizi, non sapevano dove cercare, cosa fossero.
Harry, in realtà, aveva un presentimento, una voce nella sua testa gli diceva che in fondo lui sapeva qual era uno di quegli horcrux, la parte razionale di lui però, non voleva morire, non ancora.

«È troppo tardi» appena Blaise pronunciò quelle parole, un urlo proruppe nel cortile di fronte al ponte, seguito da un'esplosione e altrettante urla.
I mangiamorte erano arrivati.

«Non può essere, no, non possiamo essere arrivati troppo tardi, dev'esserci qualcosa che ci sfugge, che possiamo fare» Hermione cercava il coraggio, cercava di infonderle anche agli altri, ma lei stessa aveva paura, una paura che non aveva mai provato prima, paura di morire, ma soprattutto di veder morire qualcun altro.

«Chiamate tutti, usciamo, proveremo ad affrontarli» Harry iniziò a correre giù per le scale del castello, seguito dagli altri, che bussavano freneticamente a qualsiasi porta si trovasse lungo il loro cammino e urlavano a tutti gli studenti di unirsi a loro, da soli non c'è l'avrebbero fatta.

Giunti al portone principale, la vista raccapricciante di centinaia di mangiamorte, ma soprattutto di Voldemort, fece rabbrividire anche il più coraggioso Grifondoro.

Non passarono molti secondi prima che la battaglia cominciasse, le urla degli studenti e degli insegnanti contrastavano il tuonare delle voci dei mangiamorte che scagliavano contro loro le maledizioni senza perdono.
Raggi di luce verde acceso sfuggivano dalle loro bacchette, mentre i professori tentavano di proteggere i propri alunni.
«Pietrotum Locomotor» urlò la professoressa McGranitt, le statue del corridoio principale iniziarono a muoversi, sguainando le enormi spade e puntando verso i mangiamorte, per lo meno distraendoli.

"Stupeficium" "expelliarmus" e persino qualche "incendio".
Il cortile una volta così tranquillo e familiare si stava trasformando in un arcobaleno di morte e distruzione, il cemento si stava sgretolando sotto gli incantesimi lanciati con la mira sbagliata, il sangue ricopriva le mattonelle.

Harry non perdeva d'occhio Voldemort, il quale lo fissò, sorrise e poi sparì.
Il moro gli corse dietro dapprima, poi tentò di trasfigurarsi all'entrata della foresta proibita, a giudicare dalle ombre informo che sfrecciarono sopra la sua testa e entrarono nel bosco, si trovava nel posto giusto, i mangiamorte stavano raggiungendo il loro signore oscuro.

Hagrid corse dietro al ragazzo, vedendolo addentrarsi nella foresta.

«Harry Potter, il ragazzo che è sopravvissuto, venuto a morire» Voldemort era ora di fronte a lui, gli puntava contro la bacchetta «vieni avanti»

Harry sapeva, ormai aveva capito, fece due passi avanti in direzione del mago oscuro, mentre Hagrid lo pregava di tornare indietro.

Fu un attimo, forse più veloce di un battito di ciglia, non fece nemmeno in tempo a sentire la fine della frase di Voldemort, che la luce verde acceso lo accecò e colpì in pieno.

Era morto? Intorno a se vedeva del bianco, un posto che somigliava alla stazione dei treni, ma completamente lattea.

"Sono morto" pensò, sentendosi per un attimo estremamente triste, pensando a come non avrebbe mai più rivisto i suoi amici, Hogwarts, la famiglia Weasley, "non ho nemmeno detto addio a Draco".

Si sedette su una panchina, affacciata sui candidi binari, era tutto così luminoso che non sapeva più se stesse piangendo perché era morto o perché tutta quella luce gli aveva danneggiato gli occhi.
Esalò un sospiro, "almeno il penultimo horcrux ora è andato distrutto", lui infatti aveva capito di essere un horcrux, uno accidentale, quando Voldemort aveva cercato di ucciderlo per la prima volta aveva accidentalmente riposto un frammento della propria anima in lui, ecco il perché di quella profezia "nessuno dei due può vivere, se l'altro sopravvive".

Sentì un lamento provenire da sotto la panchina, si abbassò per controllare.

Lì sotto, rannicchiato in posizione fetale, c'era il frammento di anima di Voldemort, ricoperto di sangue, morente.

Harry stava per avvicinare la mano e toccarlo, quando il feto smise di muoversi e di lamentarsi, era morto.
Il bianco sparì.

Ora era tutto buio, Harry tentò di aprire gli occhi, ma era difficile, riuscì però dopo qualche secondo a tenerne uno semi aperto.
Davanti a lui, inginocchiata, c'era Narcissa Malfoy.

«È morto?» chiese il signore oscuro.

La donna si avvicinò al ragazzo e sussurrò.

«Tu lo ami? Mio figlio»

Harry pensò a Draco, rendendosi finalmente conto di essere vivo, di essere sopravvissuto, avrebbe potuto rivederlo, non sarebbe stato necessario dirgli addio.

Annuì impercettibilmente.

Narcissa Malfoy si alzò, guardò il signore oscuro negli occhi e con sicurezza affermò «Morto».

Voldemort e i mangiamorte, in preda a una malvagia risata e celebrazione ordinarono ad Hagrid di prendere il corpo, si trasfigurarono poi nuovamente nel cortile, dove la battaglia era ancora in corso.

Alla vista del signore oscuro e del corpo esanime di Harry, tutti si fermarono.

«Harry Potter è morto!» esclamò Voldemort, tutti i mangiamorte a suo seguito iniziarono a ridere.

Potion tutor || DRARRY Où les histoires vivent. Découvrez maintenant