Capitolo XVIII

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Il tocco caldo della mano sulla guancia cozzava con il freddo che le attanagliava il corpo. Era come se qualcosa la immobilizzasse contro la superficie su cui era distesa, senza darle la possibilità di alzare nemmeno un braccio. Figure nere e bianche dai contorni sfumati si alternavano davanti agli occhi.

Gli spiriti, che sembravano volerle dire qualcosa.

La spalla pulsava, lanciava ondate di dolore in tutto il corpo.

«Vivian?» biascicò Rachel. «Che succede?»

«Va tutto bene, sei al sicuro, tesoro.»

Di nuovo il tocco caldo, stavolta sulla mano. Qualcuno la stava stringendo – il proprietario della voce con pochi dubbi. Era familiare, rassicurante. Il contrario delle figure che continuavano ad agitarsi di fronte a lei.

«Vivi?»

«Spero di sì.»

Eppure non sembrava lei. Era simile, ma non le rimbombava in testa come le altre volte e anche il tocco sulle guance e sulla fronte era diverso, più caldo di quanto Vivian l'avesse mai avuto.

Forse era ciò che cambiava tra la vita e la morte.

«Vivian!»

«Vivian è morta, tesoro. Sono io, Aeve. Tua zia.»

Il ricordo la colpì come un pugno nello stomaco.

Avrebbe voluto aprire gli occhi, ma non ne era in grado: le palpebre non sembravano ricevere l'ordine che voleva impartire.

«Non sforzarti, per favore. Va tutto bene, sei al sicuro. È solo l'effetto del veleno.»

Non era Vivian, ma sua madre. E significava solo che era sfuggita un'altra volta all'eternità.

«Questo non è il momento di combattere.»

«No...» mormorò Rachel.

«Sei al sicuro.»

Rachel ricambiò appena la stretta della mano della zia.

«Sarà bene che vada a chiamare tuo zio, se peggiora...»

«No» gemette Rachel nel tentare di mettersi su un fianco. Una leggera presa sul braccio glielo impedì.

«Non voglio...» Parlare era difficile con la bocca secca. «Stare sola.»

«Torno subito.»

Le sembrò di sprofondare nell'oblio una volta che il contatto con Aeve venne meno.

Quando riuscì ad aprire appena gli occhi non c'era la luce che si aspettava. Forse si era illusa, anche le voci erano un'illusione e Vivian l'aveva detto che l'eternità era buia.

Richiuse gli occhi, cercando invano di stringere i pugni.

Solo una fiamma.

Qualcosa che sarebbe stato abbastanza a vincere il buio.

Ma nessuna parte del corpo sembrava in grado di rispondere al suo volere. Nessuna voce era lì a farle compagnia.

Richiuse le palpebre e si abbandonò di nuovo al buio.

*

Rachel non aveva idea di quanto tempo fosse rimasta vittima del dolore e della spossatezza, ma quel che bruciava di più era l'aver perso l'occasione di aver ucciso Selah.

«Mamma?»

«No, tesoro mio.» La mano di Aeve si spostò ancora, tornando ad accarezzarle la guancia. «Sono tua zia.»

Avrebbe voluto scacciarla, dirle di portare lì sua madre, ma il ricordo della partenza la colpì come un pugno nello stomaco. Non era tornata per quattordici anni, non le importava più di lei.

RequiemWhere stories live. Discover now