Capitolo XXXII

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Mancava una settimana alla festa di Gabes e Rachel non era riuscita a convincere nessuno.

Davano ragione ad Alexander, aveva provato a chiedere in giro, ma nessuno aveva voluto ascoltarla.

Come se fosse un'estranea.

Una spia al servizio di Vexhaben.

Lo vedeva nei loro volti, lo sentita nei sussurri che le arrivavano e l'idea che la festa delle lanterne fosse una trappola era già serpeggiata. Giravano al largo quando la incrociavano nello slargo, aumentavano il passo se si affacciava alla finestra, come se avesse potuto condannare tutti solo per la vicinanza.

Tamburellò con le dita sul tavolo. Non sbagliavano dopotutto: qualsiasi decisione avrebbe preso non sarebbe stata quella giusta.

Doveva solo scegliere se affrontare Alexander o Selah.

Afferrò un altro pezzo di pane dalla cesta intrecciata. Il panno sgualcito ai lati e forato in più punti era pieno di briciole.

Il nervosismo che era salito negli ultimi giorni la portava solo a mangiare. I giorni erano solo trascorsi: di tanto in tanto si era allontanata, con la speranza di ritrovare Selah. Non era mai tornata. Le aveva buttato addosso gli ordini e si aspettava solo una cosa da lei.

La Voragine non voleva prendere una decisione – si sarebbero illusi. Si sarebbero beati nella falsa certezza che la loro esistenza fosse ancora sconosciuta.

Forse avrebbe dovuto dire la verità: Selah li aveva scoperti e l'abisso non li avrebbe salvati un'altra volta.

Fermò le dita quando Alexander comparve sulla soglia.

«Sei qui.»

«Pensavi fossi scappata?»

«Lo speravo. Muoviti. Stiamo aspettando solo te.»

Ingoiò l'ultimo boccone di pane e si alzò dalla sedia, senza curarsi di rimetterla a posto.

Lo slargo davanti alle case si era riempito: non dovevano essere rimasti in più di un centinaio. Un ammasso di corpi secchi e deboli, non avrebbero avuto speranza contro l'esercito.

Guardò in basso: l'abisso avrebbe accolto tutti.

Anche lei, se avesse trovato il coraggio di sottrarsi a quella decisione.

Oltre alla magia, la Voragine non aveva difese.

A Selah sarebbe bastata una frazione dell'esercito che si era portata dietro nella Notte dei Morti per assicurarsi la vittoria.

«Forse dovremmo scappare.»

Il mormorio prese forza, qualche assenso si alzò in qua e là.

«Non se ne parla.» Non era la prima volta che Alexander metteva a tacere proposte che per lui suonavano come codarde.

Avrebbe costretto tutti a fare la propria parte, a combattere se necessario. Ma non avrebbero lasciato la Voragine.

Non c'era nemmeno un posto in cui sarebbero potuti andare.

Rachel incrociò le braccia, spostò il peso da un piede all'altro e abbassò lo sguardo. La fibbia non brillava più, coperta com'era dal fango dell'abisso.

Ci era tornata per altre tre volte e tutte avevano avuto lo stesso risultato della prima: non aveva trovato niente, se non nuovi insulti dallo zio.

Si allontanò dal gruppo, i bisbigli e le occhiate diventate troppo pesanti da reggere e si avvicinò al bordo, stringendo con forza una mano dentro l'altra: lì, sul limitare tra la vita e la morte, le grida si erano fatte più forti. Il buio, però, non le permetteva di vedere niente.

RequiemWhere stories live. Discover now